Disintossicarsi dal digitale e vivere consapevolmente, a tu per tu con Federico Bergaminelli
Abbiamo approfondito con il noto avvocato aziendalista il mondo degli smartphone e la dipendenza che può scaturire dal loro utilizzo. Come arrivare a un uso consapevole - nella vita privata e lavorativa - dei telefoni cellulari? Scopriamo tutti i dettagli.

Nel 2017 sono stati persi 488miliardi di dollari a causa di disattenzioni date dal digitale”: le parole di Federico Bergaminelli, in riferimento allo studio condotto dall’Università di Harvard, fanno da apripista alla nostra intervista dedicata al mondo digitale. Ai nostri microfoni, infatti, è intervenuto l’avvocato che opera in attività di studio e consulenza nel settore del diritto Amministrativo (civile) ed è esperto di diritto delle nuove Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT) e della Telecomunicazione (TLC)*. È nel merito della ricerca dell’università statunitense che s’intuisce la criticità – non solo economica, ma anche e soprattutto sociale – riportata da Bergaminelli. In questo ‘processo’ tecnologico, il metaforico imputato è lo strumento tecnologico per antonomasia, quello che è entrato nella vita quotidiana di tutti: lo smartphone. È proprio sui telefoni cellulari di ultima generazione che verte un progetto che l’avvocato sta portando avanti, ovvero ‘Disintossicarsi dal digitale e vivere consapevolmente’. Come si evince dal titolo, l’iniziativa – anche attraverso una panoramica dell’impatto degli smartphone nelle ordinarie dinamiche sociali – vuole offrire degli spunti per far sì che l’uso dei telefoni cellulari non diventi una dipendenza.

Pensiamo – esordisce – all’uso che facciamo di questi dispositivi e all’attenzione che riescono ad attirare. Sono molte le ragioni che portano il fruitore ad esserne continuamente attratto: dai colori vivaci delle app fino alle notifiche. Siamo costantemente indotti a utilizzarlo in maniera non consapevole, ma questo ha portato addirittura a specifiche patologie, come il fabbing”. Questa si riferisce un soggetto che è portato a distrarsi continuamente a causa dello smartphone, non riuscendo a sostenere un dialogo ‘attento’ con il suo interlocutore. In quest’ottica, l’avvocato ha realizzato un filmato che mette in luce alcune sue riflessioni sull’argomento: “Il video ‘Disintossicarsi dal digitale e vivere consapevolmente – spiega – è stato presentato per la prima volta il 21 novembre scorso a Roma, nell’ambito di un premio nazionale. Sono in lista, inoltre, per un intervento al TEDx in programma il 4 maggio, dove esporrò nel dettaglio il mio progetto”.

Su cosa verte nello specifico? “Il filmato – afferma – vuole, tra le altre cose, promuovere attività consulenziale e formativa. Con il mio operato faccio formazione al management delle aziende per far capire come utilizzare al meglio il digitale, dando consigli per non uscire ‘fuori focus’ continuamente. Incentivare a un uso consapevole delle apparecchiature digitali a lavoro può, inoltre, portare anche benefici economici per le aziende. Lo smartphone è uno strumento indispensabile nella vita di tutti i giorni, basta farne un uso corretto. Citando l’accountability, termine calzante per descrivere quanto detto finora, per un utilizzo virtuoso degli strumenti digitali è fondamentale un mix responsabilizzazione, consapevolezza e rendicontazione”.

Bergaminelli prosegue svelando alcune ‘mosse’ per rendere gli smartphone meno attrattivi, nella vita privata come in quella professionale: “Quasi tutti i telefonini di ultima generazione hanno una funzione che cancella i colori delle app. Attivando questa modalità possiamo non essere attratti dall’aspetto cromatico, che è appositamente studiato per tenerci incollati agli schermi. Un altro consiglio per chi lavora in ufficio è quello di utilizzare la modalità aereo per un certo periodo di tempo, tra i 45 e i 60 minuti. Questo porta ad ‘annullare’ le notifiche dal cellulare, che portano a una distrazione continua. A questo proposito, è stato dimostrato che un soggetto, per tornare a concentrarsi dopo l’arrivo di una nuova notifica, impiega 21 minuti. Ne consegue che gli smartphone fanno calare sensibilmente il nostro grado di attenzione”. In quest’ottica, andrebbero evitate le suonerie e anche le notifiche push, che compaiono nella schermata principale dello smartphone dell’utente. Queste possono contenere un messaggio relativo a un’offerta, un saluto o un avviso generale, tutte volte a focalizzare l’attenzione sull’app ‘mittente’.

Le parole chiave, quindi, risultano consapevolezza ed equilibrio: proprio da questi termini associabili al progetto di Bergaminelli si riflettono molti principi del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto. Come nel simbolo trinamico, si lavora alla ricerca di una sintesi armoniosa tra natura e artificio: “Nell’ambito di un incontro al Miur – racconta – ho conosciuto Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte, che mi ha illustrato le peculiarità del segno-simbolo dell’artista biellese. Il Terzo Paradiso mi ha affascinato e mi ha fatto riflettere molto. Credo che il mio progetto abbia parallelismi con questo simbolo”.

Bergaminelli conclude facendo il punto sulle nuove generazioni: “Occorre fare informazione: quanti millennials conoscono il principio di profilazione dei dati? Molti giovani installano app – come quelle di chatting – senza badare a questo aspetto e forniscono con leggerezza informazioni personali. A questo proposito, è importante un processo di divulgazione, che passa da un linguaggio efficace rivolto anche ai soggetti più piccoli”.


*A latere delle attività di consulenza e, con l’entrata in vigore della legge 190 del 6 novembre 2012 (Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione) l’avvocato Bergaminelli ha anche costituito l’Istituto Italiano Anticorruzione (Associazione nazionale di diritto pubblico che gode dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica), che rappresenta e presiede.