I want to break free: inizia così l’omonimo e intramontabile brano dei Queen, un successo globale che rese la canzone una delle icone musicali alla lotta contro l’omofobia. A distanza di quasi 37 anni, la hit di Freddy Mercury è ancora attuale e possiamo ipotizzare – tra sogno e immaginazione – che il celeberrimo artista si sarebbe esibito in Angola per celebrare una recente notizia: nello Stato situato sulla costa occidentale dell’Africa meridionale, dall’11 febbraio, è stata resa legale l’omosessualità. È stato un percorso lungo, considerando che il codice penale che non consentiva le relazioni tra le persone dello stesso sesso era stato introdotto da una derivazione coloniale portoghese nel 1886; addirittura era previsto il carcere per chiunque venisse accusato di essere omosessuale, giudicato come orientamento ‘contro natura’. Il lento processo di depenalizzazione ha avuto una reale svolta solo nel 2019, quando il settimo stato africano per estensione incominciò le procedure per revisionare il precedente codice penale. A novembre 2020 il presidente dell’Angola João Lourenço ha poi messo tutto nero su bianco: da febbraio non è solo depenalizza l’omosessualità e sono vietati atti discriminatori. In quest’ottica, in ambito professionale, chi rifiuterà di assumere una persona sulla base dell’orientamento sessuale rischierà fino a due anni di carcere.
Quanto avvenuto ha avuto eco a livello globale e realtà come Amnesty International hanno posto sotto i riflettori la notizia (per visionare un post dedicato cliccare qui). Anche la prima associazione per la tutela e la promozione dei diritti della comunità Lgbt a essere legalmente riconosciuta in Angola, Associacao Iris, ha esternato la propria soddisfazione in un post a tinte poetiche sulla propria pagina Facebook: “A tutti attivisti – si legge in un estratto del messaggio – che instancabilmente danno visibilità alla nostra lotta, agli anonimi che fanno la nostra luminosità, ai popolari, ai digitale influencer e ai personaggi pubblici, a tutti coloro che rappresentano ogni lettera della nostra abbreviazione Lgbtqia+, l’associazione Iris Angola ringrazia per il contributo. Viva la libertà, viva l’uguaglianza, viva i diritti umani. Vita che genera, vita pura | Amore che genera, più dell’amore | Tutto ciò che il tempo guarisce, tutto ciò che non ci causa ma dolore | Gente che è la mia gente |Perché siamo questa prova d’amore (…) Grazie Paese mio, c’è ancora molto da fare ma è già un passo fatto”.