Una riflessione artistico-sociale sulle barriere e sui limiti dell’interazione umana, elementi e fenomeni acutizzati durante l’emergenza sanitaria da Coronavirus: è questo, in sintesi, uno dei contenuti cardine della mostra Michelangelo Pistoletto, visitabile dal 26 maggio al 2 luglio 2022 alla Simon Lee Gallery di Londra. Come si evince dal titolo dell’esposizione, è protagonista della novità una serie di opere nuove e recenti del fondatore di Cittadellarte: tutti quadri specchianti incentrati sui temi della prigionia, dell’isolamento e della restrizione in riferimento al delicato momento storico in atto. “Pistoletto – spiegano gli organizzatori – è ampiamente riconosciuto come uno degli artisti contemporanei più influenti della sua generazione e una figura centrale all’interno del movimento dell’Arte Povera. Dall’inizio della sua carriera di cinque decenni, la superficie specchiata è stata un elemento strumentale della sua pratica. L’artista ha guadagnato importanza in Italia negli anni ’60 e ’70 in un contesto socio-politico turbolento caratterizzato da leadership instabile, recessione economica e sconvolgimenti sociali. In questa atmosfera politica tesa, ha usato la sua arte per riflettere sulle ideologie radicali che stanno prendendo piede tra le giovani generazioni che lottano per trovare il loro posto in una società distrutta, esplorando argomenti dall’insurrezione studentesca e dall’incarcerazione al sentimento anti-governativo e alla dimostrazione politica”. I suoi quadri specchianti, in quest’ottica, si rivelavano veicolo perfetto per coinvolgere chi osserva la superficie, la cui fugace presenza nell’opera oscilla tra partecipante attivo e spettatore passivo. Iniziati nel 1962, gli specchianti di Pistoletto utilizzano infatti il piano dell’immagine riflettente per attirare sia lo spettatore sia l’ambiente nell’opera, stabilendo così una relazione attiva tra l’opera d’arte e lo spettatore e creando allo stesso tempo uno spazio virtuale in cui arte e vita possono interagire senza soluzione di continuità.
Michelangelo Pistoletto, Uomo che guarda attraverso la gabbia, 2018.
Queste recenti opere del maestro biellese evocano minacce alla libertà di movimento e di comunicazione. L’iconografia della gabbia, ad esempio, è un tema ricorrente nei lavori di Pistoletto: viene realizzata per la prima volta nei primi anni ’60 e raggiungendo il suo apice nel 1974 con Gabbia, una serie di 29 pannelli serigrafati di sezioni identiche di sbarre di ferro che esploravano temi della detenzione e della persecuzione. Proprio come le figure e i soggetti protagonisti delle opere, anche lo spettatore si ritrova, osservando lo specchiante, intrappolato o limitato. “Ciò che non è in discussione, indipendentemente dal punto di vista politico – si legge nella nota stampa – è l’incriminazione dello spettatore nelle lotte della società. Per Pistoletto l’arte è politica e mentre la guerra su larga scala torna in Europa per la prima volta in quasi 80 anni in un clima di disinformazione e propaganda, queste opere assumono un significato nuovo e inquietante”. Come specificato dagli organizzatori, nonostante i contenuti che rappresentano, ognuno dei quadri specchianti è intriso di un profondo senso di speranza e ottimismo per i nuovi inizi. “Mentre emergiamo da un periodo di lungo isolamento e separazione – viene concluso – Pistoletto riflette sulle barriere e sui limiti dell’interazione umana; questo gruppo di opere assume un acuto senso di comunione agognata sulla scia di una pandemia globale. In ‘Atto sodale’, ad esempio, due figure dialogano attraverso un recinto, le mani intrecciate attorno a una sbarra di ferro, ispirando fiducia in nuovi incontri, mentre ‘Cancello sfasciato’ suggerisce nuove strade e opportunità contro ogni previsione”.