2018: religione e scienza si incontrano attraverso la comunicazione
Religione e scienza sono spesso ritenuti due approcci in qualche modo opposti alla realtà, eppure nell'ultimo secolo sempre più spesso si sono incontrate, ora una ricerca di Giuseppe Magnarapa ci propone una nuova analogia, quella tra confessione e psicoterapia. Nuovi intrecci all'orizzonte?

I conflitti che si celano tra la scienza e la religione son noti: la prima si fonda sulle teorie e cerca di dimostrarle attraverso la pratica; la seconda si affida alla fede, ad un credo spirituale che avvicina l’uomo al divino. Due poli opposti che sfruttano lo stesso strumento, quello della parola, per risanare l’animo delle persone.
È stata la religione (il cattolicesimo) la prima a sfruttare la parola attraverso la confessione, una conversazione tra una figura spirituale (il vescovo o il sacerdote) e il confessore, colui che espone i propri peccati. Quest’ultimi potevano essere di diversi tipi e, per ognuno di loro, c’era una punizione ritenuta adeguata (dalla preghiera all’elemosina, dal digiuno all’isolamento momentaneo) che si doveva praticare per ricevere il perdono di Dio e “pulirsi l’anima” (nel tempo, solo la preghiera rimane tra le possibili penitenze).

Ma perché accettare certi castighi ed umiliazioni? Giuseppe Magnarapa, medico specializzato in neuropsichiatria, sostiene (in un’intervista pubblicata da “La Stampa”) che la psiche è spinta dal bisogno di arrecarsi un danno qualora infrange delle regole, così da bilanciare il torto causato.
Un riscatto per alleggerire la coscienza ma, a fine ‘800, nacque una scienza che approfondisce lo studio della mente e cerca di liberare l’individuo dai mali che lo affliggono: la psicologia.
Di quest’ultima, diamo uno sguardo ad una sua branca in particolare: la psicoterapia.
La psicoterapia è una pratica terapeutica che cerca di guarire un paziente dai suoi turbamenti attraverso la comunicazione, la relazione, il confronto.
Moltissime persone, dopo una serie di sedute dallo psicoterapeuta, hanno migliorato il loro stato d’animo, sentendosi più leggere e libere dai malesseri.

I segreti e la ritenzione sono nocivi” affermava Carl Gustav Jung, psicologo, antropologo, e filosofo svizzero. A questo proposito, poter confidare a qualcuno i nostri timori, le nostre paure, i nostri peccati è un atto di sfogo che ci gratifica.
E questo atto lo riconosciamo sia nella confessione sia nella psicoterapia.
Entrambe le parti si concentrano sul voler far sentire il soggetto a proprio agio, a tal punto da confidare i propri segreti ed i propri turbamenti, con lo scopo finale di fargli raggiungere uno stato di benessere a fine incontro. Dal punto di vista religioso, ciò si ottiene spogliandosi dei propri peccati, pregando e ricevendo il perdono divino; da quello psicologico, parlando, analizzando la fonte dei problemi e cercando un percorso adeguato per riconoscerli e superarli.
Il metodo è diverso ma il fine è uguale. L’uomo si mette a nudo di fronte ad un’altra persona e, in quel momento, si riscopre, ascolta più dettagliatamente i suoi pensieri, le sue idee; si osserva, rivede le imperfezioni che lo caratterizzano e, quando accetterà quest’ultime, inizierà un percorso per migliorarsi. Questo sarà l’inizio del suo benessere psicologico, questo è il seme della salute: la relazione tra due individui.