La crescita delle città metropolitane, che negli ultimi anni si è andata sempre più sviluppando, ha messo a dura prova la vivibilità della natura. Lo studio BiodiverCities by 2030: Transforming cities’ relationship with nature pubblicato il 22 gennaio 2021 dal World Economic Forum ha mostrato come tutto questo possa cambiare ed essere inoltre in linea con i 17 obbiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Il rapporto fornisce infatti un’idea sulla città del futuro, definite ‘BiodiverCities’, e degli interventi necessari per poterne costruire di nuove che siano in grado di porre la natura al primo posto del processo decisionale e degli investimenti infrastrutturali. Di conseguenza, si comprende come i leader urbani, sia pubblici sia privati, possano far uso della natura per ridurre l’impatto delle città sulla biodiversità così da garantire anche benefici economici. Proprio come illustra la ricerca riportata in una nota di ASviS, l’ambiente edificato, cioè le strutture che forniscono elettricità ed acqua o le case in cui viviamo, è cresciuto di due terzi dal 2000 al 2012, creando così incertezze e disordini agli ecosistemi locali. Le aree urbane, inoltre, sono responsabili di oltre il 75% delle emissioni globali di carbonio. Si evince perciò come la situazione sia negli ultimi anni peggiorata portando necessariamente ad una ridefinizione degli schemi.
Per rimediare e ovviare al problema il World Economic Forum ha individuato un serie di strategie e, un esempio, sono gli investimenti di ‘natural based solutions’, che applicati alle infrastrutture sono in grado di generare vantaggi economici e sociali. Infatti, con una spesa di 583 miliardi di dollari di interventi è possibile migliorare la qualità della natura, creare città più confortevoli e vivibili in modo da generare 59 milioni di posti di lavoro in tutte le città del mondo entro il 2030. L’investimento, però, non sarebbe solo vantaggioso in termini economici (perché le costruzioni sostenibili sono meno costose), ma anche per la natura; il natural based solutions è infatti capace di alleviare gli effetti delle ondate di calore e delle inondazioni generando così benefici in termini naturali. Lo studio aggiunge inoltre degli step attraverso i quali è possibile realizzare entro il 2030 delle città meno impattanti, però questo richiede dei cambiamenti nei modelli di sviluppo urbano ed il contributo della società. È infatti necessaria una collaborazione fra leader pubblici e privati ed un approccio sistemico alla governance urbana. Le città devono quindi inserire la natura nei processi decisionali, preservando così gli habitat naturali intorno alla metropoli, riqualificando zone e terreni degradati e creando nuove infrastrutture. È perciò chiaro, secondo questo studio, che gli investimenti nelle zone urbane devono rendere la natura appetibile anche agli occhi dei mercati finanziari.