“Come creare comunità di supporto all’agricoltura”: quando la valorizzazione del territorio e dei suoi abitanti avviene tramite pratiche agricole sostenibili
Mercoledì 5 aprile si è tenuto un incontro, promosso da Biella Arcipelago e Accademia Verde di Let Eat Bi in collaborazione con Foodopia, sulle CSA, acronimo dall’inglese di Community Supported Agriculture. Dalle testimonianze dirette alle aspirazioni per la creazione di CSA nel Biellese, dalle curiosità da parte del pubblico alle risposte concrete da parte dei relatori: scopriamo i contenuti dell’iniziativa.

Sono felice di creare incontri che potrebbero diventare progetti nel Biellese, grazie all’unione delle reti del territorio”: queste le parole dell’organizzatrice Armona Pistoletto in apertura del tik talk di mercoledì scorso. La cornice dell’evento, gli spazi di Biella Città Arcipelago, rappresenta uno “sfondo attivo”, poiché include le realtà sostenibili del Biellese. “Cosa sono le CSA? Biella può essere terreno fertile per le CSA?”: si è aperto con questo interrogativo l’incontro, che ha lasciato poi spazio agli interventi dei relatori, moderati da Luca Deias, direttore del Journal di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto.

Federico Chierico, del progetto Foodopia, non solo ha menzionato la permacultura come pratica virtuosa di un sistema agricolo che si autosostiene, ma ha soprattutto rimarcato la necessità di “ragionare su un’azienda agricola biellese che parta dall’orto e dall’educazione alimentare”: secondo il relatore, infatti, a Biella esistono molte realtà che potrebbero lavorare insieme per avviare un progetto di CSA. Il pensiero di Colin Tudge, biologo, giornalista e consulente FAO – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, “unisce gli ingredienti adatti alla creazione di CSA”, rimarca Chierico. Tudge riflette infatti sui sistemi alimentari globali e sottolinea il bisogno di tre principali cambiamenti nel mondo contemporaneo: una svolta antropologica, un’evoluzione delle abitudini alimentari (diminuzione dei consumi di carne o cereali raffinati) e una modifica dei sistemi del mercato, togliendo il cibo dalle dinamiche del profitto. “Occorrono delle reti etiche che inizino a scegliersi, serve sostenere l’agricoltore per la persona che è e per ciò che fa per la comunità”, conclude Federico Chierico.

Roberto Costella di Slow Food Piemonte e Valle d’Aosta ha aperto dei parallelismi tra la realtà da lui rappresentata, promotrice di realtà virtuose del territorio, di filiera corta e sostenibile, e il mondo delle CSA. Ha iniziato ricordando il motto di Slow Food: “Un cibo che sia buono, pulito e giusto per tutti”. Queste parole rimarcano quindi l’attenzione dell’ente per le comunità esistenti: “il consumatore – ha proseguito Costella in richiamo alla visione di Carlo Petriniè co-produttore, deve essere attivo nelle scelte di ciò che acquista, immedesimarsi in chi ha prodotto l’alimento ed entrare nella fatica quotidiana dei produttori”.

Le CSA racchiudono infinite possibilità”: ha esordito con queste parole Lorenzo Barra, dell’azienda CRESCO e testimonial del modello CSA Val Varaita, attiva da tre anni. Durante il suo intervento ha spiegato al pubblico gli aspetti pratici di una comunità di supporto all’agricoltura. “L’idea di profitto non esiste, così come non esiste un utile”, ha specificato Barra: tutto ciò che viene prodotto nella sua azienda agricola è destinato alla CSA e il rapporto economico è legato unicamente alla copertura delle spese. “A inizio anno – ha sottolineato l’agricoltore – si fa un bilancio con tutte le spese dell’azienda e viene presentato a tutti i soci; il bilancio va poi suddiviso nelle singole quote soci”. In un’organizzazione di questo tipo ci si assumono i rischi e i benefici e vige il principio di equità: “Ti senti sostenuto in modo reale dalle persone che ti stanno intorno – ha raccontato Barra –, che sono invitate a far parte del progetto, investendone tempo e denaro”. La CSA Val Varaita, infatti, conta oggi 96 famiglie e circa 300 persone.

Mauro Ronzani, presidente e portavoce di GASB – Gruppo di acquisto solidale Biella, ha sottolineato il percorso del gruppo nel campo dell’acquisto consapevole: il consumatore compra, dove possibile, dalla piccola produzione territoriale, oppure da circuiti ecosolidali, per contrastare la grande distribuzione. “I principi del GASB – ha rimarcato Ronzani – sono il rispetto dell’essere umano e della natura, mentre gli obiettivi sono la promozione del consumo critico, della solidarietà e dei progetti di scopo umano e sociale”. I GAS, secondo il relatore, non possono essere CSA, possono però operare come tali, “cercando di riappropriarsi della sovranità alimentare, quindi assicurando a ognuno il diritto di avere cibo sano, accessibile e coltivato in modo naturale”. È inoltre necessario staccarsi dal mercato dove prevalgono il profitto e lo sfruttamento.

Davide Biolghini, co-presidente di CO-energia, si occupa di economie alternative. CO-energia, ha spiegato il presidente, è un’associazione di reti di acquisto solidale, al cui interno esistono più gruppi di lavoro: le parole chiave sono “sovranità alimentare” e “sovranità energetica”. La proposta dell’ente è la creazione di relazioni tra CSA e GAS distribuite a livello nazionale, partendo dal concetto di co-produzione, fil rouge che ha percorso l’intera conferenza. Durante il suo intervento ha inoltre espresso il bisogno di analizzare la cornice generale intorno alla realtà contemporanea, caratterizzata dalla cosiddetta “policrisi”, concetto sviluppato da Edgar Morin. Biolghini ha specificato che “esistono più crisi contemporanee – crisi energetica, crisi del potere di acquisto, crisi dell’agricoltura, crisi economico-sociale, crisi climatica –, i cui effetti ricadono sulle attività”.

Nazarena Lanza, di Slow Food Travel Montagne Biellesi, ha specificato quanto il progetto, legato a Slow Food, sia uno strumento di supporto alla piccola agricoltura locale e di riscoperta dell’identità dei luoghi. “È uno strumento – ha sottolineato Lanza – che mette in relazione produttori, ristoratori e strutture ricettive che si impegnano a rispettare delle linee guida, essendo solidali tra loro”. La relatrice ha denominato queste figure “ambasciatori delle produzioni locali”, perché presentano l’idea di un territorio che appartiene a una comunità. “È necessario – secondo Nazarena Lanza – riattivare un’economia che contrasti quella dei grandi numeri e sviluppare una dimensione educativa di conoscenza e di rispetto verso un ambiente, supportandolo con delicatezza”.
La relatrice ha inoltre raccontato di essere stata folgorata nel 2019 da una CSA a Ramallah, in Palestina: un agricoltore e due soci avevano a disposizione quasi 2000mq di terreno per produrre cibo per le 30 famiglie della società, riuscendo anche a organizzare mercati periodici nella città
C’è il bisogno per tutti – conclude Lanza – di avere alimenti sani, freschi, naturali, ma anche bisogno di comunità, in un mondo spinto alla solitudine e all’individualizzazione”.

Pietro Liotta, coordinatore della CSA CioCheMangio, ha raccontato l’esperienza di comunità di supporto all’agricoltura di Chieri, progetto partito a gennaio 2022 dopo un lungo lavoro di preparazione precedente. Il primo passo per la CSA è l’assemblea tra soci fruitori e soci produttori, dove viene esposto il regolamento e viene definito il piano colturale, per poi decidere la quota che ogni socio deve versare per garantire il servizio e la corretta remunerazione dei soci produttori. “A unire i membri della CSA sono le numerose iniziative comunitarie e didattiche – ha specificato Liotta –, tra cui eventi presso le cascine dove vengono prodotti gli ortaggi e i prodotti”. In particolare, De Tommasi BigMat, azienda del territorio chierese, ha deciso di effettuare la donazione di un paniere al mese ai propri dipendenti, da gennaio a luglio.

Alberto Guggino è intervenuto come seconda voce per la CSA CioCheMangio ma, soprattutto, in veste di ambasciatore Rebirth/Terzo Paradiso. Dopo un breve resoconto degli argomenti toccati durante l’incontro, dalla permacultura alle relazioni, dal rispetto uomo-natura alla transizione, ha riflettuto, ispirato dal contesto di Cittadellarte, contenitore della filosofia di Pistoletto: “Possiamo creare un Terzo Paradiso, dove a un estremo si pone il benessere, all’altro estremo il costo e al centro la comunità, intesa come un insieme”. Il simbolo trinamico porta dunque alla responsabilità di questa comunità, che deve essere attiva e propositiva: “Occorre favorire una coltura delle idee che possano generare soluzioni a problematiche esistenti – ha precisato Guggino –: si concretizza così il necessario equilibrio tra pensiero e azione”.