Nel 2015 i Paesi membri dell’ONU hanno sottoscritto l’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile, programma che ingloba 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile che le nazioni aderenti si impegnano a raggiungere entro il 2030, rendendo partecipi nel cambiamento non solo enti pubblici, ma anche cittadini privati. Il dodicesimo obiettivo è, come riportato nel sito delle Nazioni Unite dedicato agli SDGs, “garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo”: in particolare, il punto 3 dedicato al cibo descrive uno scenario preoccupante. “Mentre un impatto ambientale significativo nel settore alimentare – viene sottolineato – si verifica a partire dalle fasi di produzione (agricoltura e settore agro-alimentare), le famiglie influenzano tale impatto attraverso scelte e abitudini alimentari”. Di conseguenza, l’ambiente ne risente per via dell’impatto causato dall’energia per la produzione di cibo e dalla conseguente generazione di rifiuti: “il settore alimentare rappresenta il 30% del consumo totale di energia, ed è responsabile del 22% delle emissioni di gas serra”, rimarca l’ONU. Lo spreco di risorse alimentari è notevole ed evidenzia una grande contraddizione: “1,3 miliardi di tonnellate di cibo vanno sprecate ogni anno, mentre quasi 1 miliardo di persone soffre di denutrizione e un altro miliardo soffre le fame”. Per questo il traguardo 12.3 mira non solo al dimezzamento dello spreco alimentare globale pro-capite, sia a livello di vendita sia dei consumatori stessi, ma anche alla riduzione delle perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, diminuendo così anche le perdite post-raccolto.
Domenica 5 febbraio 2023 è stata la decima Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, ideata da Andrea Segrè, agronomo, economista, professore presso l’Università di Bologna e coordinatore di PINPAS – Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. In sinergia con la Campagna di sensibilizzazione Spreco Zero, l’Università di Bologna e il Ministero dell’Ambiente, la ricorrenza mira alla sensibilizzazione dei cittadini sulla quantità di cibo sprecata e sulle azioni concrete che possano diminuire lo spreco di risorse alimentari. In occasione della decima giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare è stato pubblicato il report Il caso Italia del 2023, stilato dell’Osservatorio Waste Watcher, che indaga le abitudini alimentari, i consumi degli italiani e gli sprechi in filiera. La buona notizia è che lo spreco alimentare è calato: gli ultimi dati di gennaio 2023 dimostrano che buttiamo via 524,1 grammi pro capite a settimana, circa il 12% in meno rispetto al 2022, quando la media era di 295,3 grammi. Oltre allo spreco domestico, però, degno di nota è lo spreco di filiera che, secondo Luca Falasconi (coordinatore del rapporto Il caso Italia del 2023), raggiunge i 4 miliardi di tonnellate di cibo. La FAO – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura ha semplificato il monitoraggio degli sprechi creando due indici di misurazione: il “food loss index”, ovvero indice di perdita, che riguarda le perdite di cibo a livello di produzione di prodotti agricoli o di allevamento che vengono scartati ancora prima di arrivare al consumatore e il “food waste index”, proposta di indice che possa misurare lo spreco alimentare della vendita al dettaglio e dei consumi, ad esempio lo scarto dei negozi o dei ristoranti (che varia a seconda della domanda), oppure lo spreco nelle case (spesso causato da una sbagliata organizzazione dei pasti).
Altroconsumo ha stilato una lista utile per evitare lo spreco alimentare nelle case proponendo dieci accorgimenti: controllare frigorifero e dispensa prima di fare la spesa, in modo da non acquistare prodotti che si hanno in casa; cercare di pianificare i pasti settimanali eviterà al consumatore di comprare alimenti in quantità eccessive; seguire la lista della spesa; al supermercato, non lasciarsi attrarre dalle offerte, perché si rischierebbe di acquistare prodotti in quantità eccessive oppure porzioni più grandi del necessario; informarsi per conservare i prodotti in maniera corretta in frigorifero e in dispensa; organizzare i prodotti in frigorifero e dispensa in modo da avere davanti i prodotti più vecchi e quindi da consumare prima; congelare il cibo in eccesso; congelare gli avanzi; gli alimenti scongelati e cotti possono essere successivamente ricongelati; utilizzare la fantasia in cucina, inventando nuove ricette per riutilizzare gli avanzi.
eHabitat in un articolo aggiunge alcuni accorgimenti alla lista, come la collaborazione con associazioni che raccolgono cibo per i bisognosi, oppure la richiesta della “doggy bag”: se non si finisce il proprio pasto al ristorante, è possibile portare a casa gli avanzi per poi consumarli in un secondo momento. Anche in cucina gli scarti e le bucce delle verdure si trasformano in ricette semplici e gustose, come burger o dadi vegetali, zuppe, marmellate, salse e pesti. Se, invece, gli scarti di cucina non sono più commestibili, si possono utilizzare per la creazione di compost per orti e giardini. Altroconsumo differenzia anche le diciture che completano le informazioni di scadenza del prodotto: “da consumarsi entro” indica che l’alimento ha una data di scadenza più rigida perché più deperibile; vi è tuttavia una tolleranza purché sia stato conservato in maniera corretta. Quando viene aggiunto “preferibilmente”, il sapore e l’aroma del prodotto rimangono inalterati entro la data indicata e successivamente l’alimento rimane commestibile e sicuro, ma le sue caratteristiche di gusto potrebbero essere compromesse: il test più semplice implica annusare e osservare il prodotto per valutarne lo stato.
Sono state inoltre sviluppate applicazioni contro lo spreco del cibo, come Too Good to Go, che permette l’acquisto scontato di generi alimentari in ristoranti, panetterie, pasticcerie, alimentari e supermercati che altrimenti andrebbero buttati perché invendibili il giorno successivo.Come riporta Corriere della Sera nella rubrica “Pianeta 20230”, anche l’Osservatorio internazionale Waste Watcher, in collaborazione con l’Università di Bologna e Last Minute Market, ha sviluppato lo Sprecometro, un’app gratuita in grado di misurare lo spreco alimentare individuale o di gruppo (ad esempio la famiglia). Oltre a registrare i miglioramenti in merito allo spreco di cibo, l’applicazione permette di tracciare i progressi in merito ai risparmi e all’impatto ambientale e offre ricette, quiz, schede che permettono all’utente di modificare i comportamenti alimentari e a evitare così gli sprechi. Il test dell’applicazione, svolto negli ultimi mesi, ha coinvolto più di 500 studenti dei licei di Transizione Ecologica e Digitale e ha rilevato che il cibo sprecato è pari a 196,5 kg.
Impegnarsi nella lotta contro lo spreco alimentare è fondamentale per la salvaguardia del pianeta e le numerose soluzioni atte a modificare, ma soprattutto a migliorare, le proprie azioni rendono questo percorso verso la consapevolezza e il cambiamento più semplice e coinvolgente.