Dietro ad ogni costruzione, a partire dalle prime capanne realizzate con rami, argilla e paglia, durante l’era paleolitica, fino al Burj Khalifa di Dubai, il grattacielo più alto del mondo, vi è sempre stata, almeno, una figura che possedesse delle competenze tecniche ed artistiche, ovvero, la figura dell’architetto. A seconda delle diverse epoche storiche, il ruolo dell’architetto è variato così come le strutture da realizzare, gli strumenti disponibili per le costruzioni, la manodopera e le commissioni ricevute. Tutto ciò, poiché, il lavoro di tale figura non si limita alle planimetrie e ai disegni tecnici, bensì, ad una serie di “elementi esterni” imprescindibili dal proprio elaborato.
Per questo motivo, nel 1997, non casualmente, a Vicenza, la città del Palladio, uno dei più grandi architetti italiani del Rinascimento, un gruppo di architetti decise di concepire il premio “Dedalo Minosse – Premio Internazionale alla Committenza di Architettura” e di consegnarlo alla figura del committente poiché, solamente partendo da questa figura, l’architetto può dare libero sfogo alla propria creatività. Tale riconoscimento viene attribuito con una cadenza biennale e, quest’anno, è giunto alla dodicesima edizione e al 25esimo anniversario dalla sua istituzione. Fin dagli inizi, attraverso questo premio, l’intento era quello di promuovere la qualità dell’architettura ed evidenziare il processo di progettazione e di costruzione di una struttura, andando, inoltre, a mettere in evidenza tutte le figure coinvolte quali, oltre ai committenti, gli architetti, le pubbliche amministrazioni e gli esecutori.
I riconoscimenti sono divisi tra i premi istituzionali, elargiti dall’organizzazione nazionale “ALA – Assoarchitetti” e dalla Regione Veneto, i premi speciali, assegnati da istituzioni e partner e le diverse segnalazioni da parte della giuria interdisciplinare. Inoltre, da quattro anni, in seguito alla premiazione viene inaugurata la “Mostra di Arte e Architettura”, all’interno della quale vengono esposte le opere oggetto di premiazione e altri artisti scelti dal curatore. Quest’anno, il giorno dedicato alle celebrazioni è stato venerdì 16 settembre con un’organizzazione che ha permesso di svolgere sia il momento della premiazione, sia quello di apertura della mostra all’interno di due edifici Cinquecenteschi progettati dal Palladio, rispettivamente, il Teatro Olimpico di Vicenza e la Basilica Palladiana.
Fotografia di un’area della mostra “Arte e Architettura tra Natura e Artificio”
Per quanto riguarda la mostra, intitolata “Arte e Architettura tra Natura e Artificio” e aperta dal 16 settembre fino al 2 ottobre 2022, è stata curata dal critico d’arte Fortunato D’Amico, il quale, ai nostri microfoni, ha potuto spiegare come “oggigiorno, molti architetti si sono dimenticati che, la loro, costituisce l’arte massima e questa mostra ha come obiettivo quello di ricordarglielo. Ogni struttura architettonica, infatti, ha un valore simbolico, si inserisce nell’ambiente e, se si compiono degli errori, tutto il valore dell’area circostante ne risente”. Ecco quindi che, all’interno della Basilica Palladiana, hanno esposto dodici artisti che, attraverso tavole grafiche, video e modelli delle proprie opere architettoniche, hanno dimostrato di possedere grandi competenze tecniche e, per di più, si sono distinti per l’impegno nel sociale, nella salvaguardia dell’ambiente e nelle relazioni con il territorio e con i suoi abitanti. Tali aspetti coincidono anche con quelli che hanno decretato il vincitore del Premio Speciale Cittadellarte – Fondazione Pistoletto che, da tre edizioni, conferisce il suo patrocinio al Premio Internazionale e premia una committenza in linea con quelli che sono principi che il maestro biellese sostiene attraverso la realtà del Terzo Paradiso. L’edizione 2021-2022 di questo premio speciale è stata assegnata alla CoGeS con il progetto “Nuovi Spazi Terapeutici. Centro Sorzano”. Si tratta di una cooperativa che, dal 2013 al 2019, grazie al lavoro dello studio architettonico “Arbau”, ha realizzato una struttura per la cura residenziale delle dipendenze all’interno del sito militare dismesso di Forte Rossarol, a Tessera, in provincia di Venezia. Tale progetto ha dato vita alla riqualificazione di un’area abbandonata rendendola adatta ad un centro riabilitativo, in mezzo alla natura e con la disponibilità di numerosi spazi collettivi, per questo motivo, Fortunato D’Amico, il quale ha fatto le veci di Michelangelo Pistoletto all’interno del comitato scientifico per la scelta de vincitore, ha aggiunto che “un progetto come questo potrebbe diventare un modello per la realizzazione di altre architetture destinate all’ambito sociale”.
Terminata la permanenza della mostra, all’interno della Basilica Palladiana, il Premio Dedalo Minosse inizierà due tour, uno in Italia e uno all’estero, per mostrare le opere premiate nell’edizione 2021-2022.
Fotografia di una delle strutture del progetto “Nuovi Spazi Terapeutici. Centro Sorzano”
Ecco, quindi, l’importanza di un premio che, dopo tre anni di stop forzato a causa del COVID-19, torna in Italia e nel mondo per sostenere l’intera catena dell’ambito architettonico partendo dai committenti, le scintille iniziali, la burocrazia, che determina la velocità di concretizzazione delle idee, gli architetti, i cuori pulsanti dei progetti, la manodopera, il cosiddetto “braccio” all’interno del processo e tutti i fattori e gli elementi esterni alla costruzione come le relazioni con il territorio su cui si costruisce.