I dati spesso annoiano, ma in questo caso non si possono non riportare: ebbene sì, nel 2021 il cibo tricolore diventa la prima ricchezza dell’Italia per un valore di 575 miliardi di euro con un aumento del 7% rispetto all’anno precedente, occupa un quarto del Pil nazionale e dà impiego a 4 milioni di lavoratori in 740 mila aziende agricole, 70 mila industrie alimentari, oltre 330 mila realtà della ristorazione e 230 mila punti vendita al dettaglio. È record anche per le esportazioni che vedono come principali clienti Stai Uniti, Germania e Francia. Sono questi i dati oggetto dei confronti della due giorni del XIX forum internazionale dell’agroalimentare della Coldiretti, tenutasi il 18 e 19 novembre 2021 a Roma.
Nonostante la pandemia e il difficile periodo storico ed economico, l’Italia, passo dopo passo, riesce a ripartire in tutti i settori, come è stato per sport, musica ed ecologia. Infatti, “l’emergenza sanitaria Covid – sottolinea Ettore Prandini, presidente di Coldiretti – ha provocato una svolta salutista nei consumatori a livello globale, che hanno privilegiato la scelta nel carrello di prodotti alleati del benessere come quelli della dieta mediterranea”. Alla base del successo del Made in Italy c’è un’agricoltura che è diventata la più ecologica d’Europa e il rapporto rivela che la pandemia ha spinto il 79% degli italiani ad instaurare un rapporto di fiducia con gli agricoltori, così da avere sempre in tavolo cibi a km 0. Il valore di vendite degli addetti ai lavori è infatti è aumentato a 6,5 miliardi di euro anche perché l’88% degli italiani è disposto a pagare di più per cibo sostenibile. Coldiretti spiega infatti che gli italiani, come in tempo di pandemia, continuino a prediligere il cibo sostenibile, soprattutto italiano.
Purtroppo, però, al rapporto Coldiretti/Censis sulle abitudini alimentari degli italiani nel post Covid, si aggiungono anche note negative perché sono almeno 4,8 milioni gli italiani a rischio di povertà alimentare nei prossimi mesi. A causa del rialzo dei prezzi sui beni alimentari per una larga fascia della popolazione è infatti difficile garantirsi i pasti. A questi si aggiungono, inoltre, un 17,4% di italiani già consapevoli che dovranno limitarsi alle spese basic, tra casa e alimentazione, alla luce delle criticità economiche emerse nel post pandemia.