Giornata internazionale della visibilità transgender: un focus sul rapporto Istat-UNAR 2020-2021 sulle discriminazioni per le persone LGBT+
I risultati del rapporto evidenziano i disagi e gli ostacoli che la comunità LGBT+ affronta quotidianamente nella propria vita professionale e personale. Affinché la situazione possa far riflette, il 31 marzo di ogni anno si mira alla sensibilizzazione contro ogni tipi di violenza, discriminazione, fobia e sessismo nei confronti delle persone transgender.

Oggi, 31 marzo 2022, è la Giornata internazionale della visibilità transgender, fondata nel 2009 dalla propagandista transgender statunitense Rachel Crandall e adottata dal 2014 dagli attivisti LGBT a livello internazionale. Questa ricorrenza è dedicata alla sensibilizzazione contro le discriminazioni verso le persone transgender in tutto il mondo. Il rapporto Istat-UNAR del biennio 2020-2021 mette in luce gli ostacoli che la comunità LGBT+ deve affrontare in Italia nel proprio ambiente lavorativo e nella vita di tutti i giorni. Sono oltre 20mila le persone in unione civile coinvolte nello studio, con un orientamento omosessuale o bisessuale che vivono in Italia e il 20% di quest’ultime ha dichiarato che il proprio orientamento sessuale ha rappresentato uno svantaggio nel corso della propria vita lavorativa; il 40,3%, ha infatti, preferito tenerlo nascosto, evitando, per esempio, come si legge nello studio, di vedere i colleghi nel tempo libero. Viene spontaneo chiedersi perché tutto questo: perché la vita privata di una persona debba influenzare sulle scelte lavorative, e di conseguenza personali, di un essere umano.

Secondo il rapporto, il 69,7% delle persone LGBT+ temono rimostranze per effusioni in pubblico e preferiscono, ad esempio, non tenersi per mano per strada così da evitare possibili aggressioni. Circa il 60% degli intervistati, infatti, ha sperimentato almeno una micro-aggressione: interscambi ripetuti di messaggi denigratori, insulti sottili come “frocio – così gli intervistati –  o usare in modo dispregiativo le espressioni lesbica, è da gay o simili”. Nel luogo lavorativo, invece, una persona su cinque ha dichiarato di aver vissuto almeno un evento di clima ostile e complesso nel proprio ambiente lavorativo. Leggendo questi dati è quindi evidente quanto sia necessario portare la popolazione italiana e mondiale alla conoscenza del tema attraverso pratiche di sensibilizzazione contro le discriminazioni verso le persone LGBT+. Dallo studio dell’Istat e UNAR emerge inoltre che quasi la metà degli intervistati ha affermato di aver subito eventi di discriminazione nella propria carriera scolastica. È quindi comprensibile, viste le statistiche, che il 52,7% delle persone transgender intervistate ha dichiarato di non esprimere il proprio orientamento sessuale per paura di essere aggredito, minacciato o molestato.