Fin dall’antichità l’essere umano ha realizzato il suo bisogno di espressione attraverso forme artistiche: dalle pitture rupestri in caverne, alle sculture in metallo e pietra fino alla realizzazione diimmagini e suoni generati al computer. Negli ultimi anni si è tentato di digitalizzare l’arte, uno sforzo per preservarla per le future generazioni e per farla diventare accessibile a un target di pubblico più ampio. Molti artisti contemporanei hanno dato vita a lavori creativi usando gli strumenti digitali, in modo da sperimentare le opere completamente online. Nonostante tutto, alcune pitture rupestri sono durate anche 20mila anni, ma non è chiaro se le immagini digitalizzate – così come le opere d’arte digitali – saranno capaci di ‘resistere’ almeno vent’anni.Questo è dovuto al fatto che i sistemi operativi cambiano e si aggiornano e quindi diventa molto più difficile preservarli, soprattutto quando si lavora con hardware o software obsoleti. “Per gli artisti e per gli specialisti di preservazione diventa molto laborioso ricreare costantemente un software o un sito internet per mantenere le opere d’arte intatte” ha spiegato Vint Cerf, Chief Internet Evangelist di Google, in un’intervista rilasciata a Google Arts & Culture. La restaurazione, infatti, può sembrare un termine distante dall’arte digitale, ma il processo di conservazione di essa è molto simile all’arte ‘tradizionale’.
In quest’ottica, Google Arts & Culture sta collaborando – da maggio di 2017 – con Rhizome, un’impresa non-profit con base a New York. Insieme hanno sviluppato dei dispositivi unici, capaci di preservare i lavori digitali e permettendo alle opere di durare anche in caso di software non recenti o obsoleti. “Rhizome è una delle poche istituzioni che sono state create negli anni 90 da una comunità di artisti. Questi si sono dedicati a creare dispositivi che possano permettere agli artisti di preservare ciò che loro ritengono sia importante su internet” ha affermato Dragan Espenchied, preservation director di Rhizome, a proposito della nascita di questa collaborazione. Grazie all’innovativa strumentazione di Rhizome si stanno preservando sempre più opere nate nel digitale, che, così, diventano anche accessibili online. Riuscirà questa novità a ‘immortalare’ l’arte digitale?