Era il 5 dicembre 1952 quando il drammatico episodio passato alla storia come il Great Smog of London colpì la capitale inglese seminando morte e malattia. Dalla concomitanza di un tempo stabile anticiclonico e freddo, si crearono le condizioni ideali per un grande accumulo di smog che avvolse la città per alcuni giorni rendendo impossibile la circolazione. La nebbia fu talmente violenta e penetrante che entrò addirittura all’interno degli edifici, causando oltre 12.000 decessi, a cui quali bisogna aggiungere circa 100.000 malati in condizioni gravi. Il Grande smog è passato alla storia come il peggior evento di inquinamento atmosferico del Regno Unito che ha portato a numerose scoperte utili a fronteggiare altre situazioni simili; recenti studi hanno infatti rilevato che in presenza di determinate condizioni atmosferiche, un evento simile ha un’alta probabilità di verificarsi nuovamente, in particolare nelle grandi metropoli.
Nel 2016 un gruppo formato da diversi ricercatori internazionali ha rilevato come, a causa dell’interazione chimica tra il biossido di zolfo e il biossido di azoto, il solfato si sia legato alle gocce d’acqua di cui era composta la nebbia, finendo così per essere respirato da migliaia di persone. Nonostante si conoscano le motivazioni di questo fenomeno accaduto ormai 65 anni fa, la pericolosità dello smog per gli effetti che provoca al clima e alla nostra salute è ancora troppo spesso sottovalutata. Infatti, sebbene oggi l’utilizzo di carbone sia molto meno diffuso, il biossido di azoto viene largamente prodotto dal settore dei trasporti che, oltre all’impatto sulla qualità dell’aria, è anche responsabile di una buona parte delle emissioni di gas serra. In particolare, l’Italia si conferma tra i Paesi Ue dove sono più alti i rischi per la salute, in termini di morti e anni di vita persi, per l’esposizione allo smog. Secondo il rapporto 2021 dell’Agenzia europea dell’ambiente intitolato Impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico in Europa, con i dati riferiti al 2019, l’Italia ha rilevato un alto numero di morti causate dall’inquinamento atmosferico. A questo proposito, sono state stimate 10.640 morti premature per biossido di azoto – il valore più alto in Europa -, 49.900 morti da esposizione a PM2.5 (polveri sottili) – al secondo posto dietro la Germania – e 3170 per l’O3 (Ozono). Secondo l’agenzia, almeno il 58%, 178mila, di questi decessi si sarebbe potuto evitare se tutti gli Stati membri dell’Ue avessero raggiunto il nuovo livello delle linee guida per la qualità dell’aria dell’Oms.
Al fine di ridurre l’inquinamento atmosferico, abbassare il livello di agenti inquinanti e proteggere l’ambiente è fondamentale diminuire il traffico ed accrescere la disponibilità di spazi verdi nelle città. “Con l’Italia che dispone – si legge sul sito web di Coldiretti in una sezione del portale – di appena 32,8 metri quadrati di verde urbano per abitante è strategico puntare su un grande piano di riqualificazione urbana di parchi e giardini che migliori la qualità dell’aria e della vita della popolazione dando una spinta all’economia e all’occupazione. L’inquinamento dell’aria è considerato dal 47% degli italiani la prima emergenza ambientale e bisogna quindi intervenire in modo strutturale ripensando lo sviluppo delle città e favorendo la diffusione del verde pubblico e privato con le essenze più adatte alle condizioni climatiche e ambientali dei singoli territori. L’obiettivo è quello di creare vere e proprie oasi mangia smog nelle città dove respirare area pulita grazie alla scelta degli alberi più efficaci nel catturare i gas ad effetto serra e bloccare le pericolose polveri sottili“.