Una ricerca tra passato e presente, una mappa di suoni, di memorie e sensazioni. Profumi, eventi e testimonianze diventano storia. Il tema del “noi”, della collettività. Il progetto ‘INCONTROLUCE RESIdENCY’* cammina in queste direzioni, cercando di costruire un mondo più equo attraverso il lavoro collettivo. L’iniziativa artistica nasce nel 2019, grazie al contatto di Lucia Andergassen, protagonista del docufilm, e Manuel Canelles da cui prende vita un laboratorio di creazione permanente sul tema dell’identità e delle autobiografie, promosso da Spazio5, ambasciata Rebirth/Terzo Paradiso. “Il documentario – esordisce ai nostri microfoni Manuel Canelles – partendo dalla storia personale di Lucia è riuscito ad arrivare a temi più universali. Dopo aver montato lo short documentary ho deciso di fare un ulteriore passo in avanti, cercando di capire come alcuni elementi di questa storia potessero essere riconosciuti come universali: i temi delle origini, della mancanza, della lontananza, della nostalgia, dell’immigrazione, del ricongiungimento con i parenti, istanze emotive in cui tutti in qualche modo potessero riconoscersi”. È infatti proprio questo uno dei principali intenti dell’artista: guidare i partecipanti, attraverso un lavoro sull’ascolto del sé, a ritrovare suoni e oggetti della memoria, provando a ricrearli e a condividerli nello spazio scenico. ‘Incontroluce’ è quindi partito da una storia personale diventando poi un progetto filmico fino ad arrivare ad essere una residenza artistica, promossa da Spazio5 arte contemporanea, in cui Mamadou Dioume, storico attore della compagnia di Peter Brook, era il coach. Da questa residenza è nato un progetto cinematografico che verte sui temi dell’antenato, dei sogni e della memoria, che si è poi allacciato ed unito alla storia di Lucia.
Luigi Arcangelo Recla ed Emma Depretis, parte del racconto sulla storia di Lucia Andergassen.
Mamadou Dioume insieme ad un partecipante della residenza.
INCONTROLCUE RESIdENCY 2021
Quest’anno il progetto, presentato al pubblico dal 15 al 17 ottobre negli spazi interni della Funicolare della Val di Non, ha affrontato il tema del dialogo tra generazioni future e passate indagando il confine geografico tra l’Alto Adige di Caldaro e l’Alta Val di Non attraverso memorie di geografie esistenziali, permettendo anche ad anziani e a giovani di lavorare insieme sul tema della memoria, dei propri ricordi, delle proprie infanzie. “Sono quindi nati dei lavori molto dispotici – evidenzia l’artista – dove non si andava a lavorare solo sui ricordi, ma era un lavoro molto intimo, molto personale, emergevano infatti elementi importanti, i profumi della nonna, ricordi intimi che sono diventati protagonisti. È interessante come le foto ed i video possano intercettare quei ricordi così intimi, profondi e segreti. Il confine che c’è fra la Val di Non ed il Trentino Alto Adige, inoltre, è molto sentito perché parla di cultura, lingue ed etnie diverse. Abbiamo fatto sentire le storie degli abitanti della Val di Non e del Trentino che hanno raccontato come hanno vissuto questo confine e quali sono state le esperienze anche dei proprio genitori”.
Lucia Andergassen sotto il melo
Il Terzo Paradiso
Il contatto di ‘INCONTROLCUE RESIdENCY’ con il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto emerge nella dimensione collettiva, infatti, “quando Pistoletto spiega il simbolo trinamico – afferma l’artista – evidenziando il tema del ‘io, tu, noi’, mette in luce una tematica cara alla mia arte e a ‘INCONTROLCUE RESIdENCY’. Questo progetto rappresenta la dimensione di una memoria collettiva, non più quindi concentrata solo e unicamente sulle memorie individuali. I laboratori del 2020 a tal proposito sono andati in questa direzione: non solo una storia individuale, quella di Lucia, ma un lavoro più allargato dove tutti si potessero riconoscere. Per noi è stato molto importante lavorare sulla condivisione della memoria, il Terzo Paradiso parla del noi, abbiamo quindi messo al centro il ‘noi’ talvolta lavorando anche su temi tesi, perché il tema della memoria e del confine qui in Alto Adige è un tema che ha ancora delle ferite aperte molto forti”. L’obbiettivo è quindi provare a costruire un mondo più equo attraverso la memoria condivisa, ma anche riuscire a ricucire una ferita ed una visione comune attraverso il confronto e “lo scopo del progetto è provare – conclude Manuel Canelles – a ricucire la mela, una specie di operazione chirurgica, ma attraverso l’incontro, una visione comune. Riuscire a trovare dei momenti in cui il simbolo trinamico si svela non tanto e solo come segno fisico, ma il nostro intento è mettere in pratica i suoi valori. Lavorare con ragazzi giovani su questi temi, inoltre, potrà magari permettere loro di essere maggiormente aperti al confronto in un futuro”.