In Italia un consumatore su tre taglierà sullo spreco del cibo: ecco come il carovita rende più consapevoli negli acquisti alimentari
Secondo un’analisi della Coldiretti, pubblicata in occasione della Giornata Internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari, l’aumento del costo della vita, dettato anche dal conflitto in Ucraina, rende gli italiani più sensibili al tema dello spreco alimentare. La frutta è il cibo maggiormente buttato e il contesto domestico è quello in cui lo spreco è più alto.

Nei prossimi 6-12 mesi il 35% degli italiani taglierà gli sprechi alimentari: è quanto emerge dall’ultima analisi diffusa da Coldiretti, sulla base delle ricerche Coop. L’aumento del costo dell’energia e di alcuni prodotti, a causa della guerra in Ucraina, sta spingendo i cittadini a cercare soluzioni per utilizzare e recuperare gli alimenti evitando, quindi, che vengano buttati. Questa tendenza green è positiva, a detta degli esperti del settore, se si calcola che nella nostra penisola ogni anno si gettano circa 67 kg di cibo per abitante. Dal report dell’Osservatorio Waste Watcher si evince che l’alimento più sprecato nel mondo sia la frutta, che in Italia è seguita da insalata e pane. Il motivo principale che porta le famiglie a buttare il cibo è che se ne acquista troppo e, nel frattempo, questo scade e si deteriora; oppure i prodotti freschi che risultano alterati dal punto di vista della forma, della dimensione o del colore vengono esclusi durante le operazioni di smistamento.

Il tema è stato, inoltre, recentemente messo in luce in occasione della Giornata Internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari (29 settembre) istituita dalle Nazioni Unite nel 2020; l’importanza della lotta allo spreco è dimostrata anche dal fatto che questa rientri tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030. Il punto numero 12 recita, infatti: “Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo “e la voce 12.3 specifica: “Entro il 2030, dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto”.

Oltre ai vantaggi economici, i tagli sulle perdite alimentari avrebbero effetti positivi anche sull’ambiente. Lo spreco alimentare, infatti, ha un impatto rilevante sulle emissioni: smaltimento dei rifiuti e dispendio energetico ad esso collegati rappresentano l’8-10% del totale dei gas serra, secondo le stime. Le risorse energetiche sono usate invano per la raccolta, la lavorazione, lo stoccaggio e il trasporto di alimenti; altri danni provocati sono correlati all’occupazione del suolo, all’utilizzo di fertilizzanti, di imballaggi e di risorse idriche per la coltivazione.

Il contesto in cui si spreca maggiormente è quello casalingo, dove circa l’11% del cibo acquistato viene buttato; mense e rivenditori, invece, ne gettano rispettivamente il 5% e il 2%. La lotta allo spreco alimentare inizia, quindi, dalla spesa domestica: modelli di acquisto e di consumo più responsabili e consapevoli possono ridurre il nostro impatto ambientale. I Gas – Gruppi d’Acquisto Solidale – ad esempio, si inseriscono sulla scia di questa attenzione alla spesa sostenibile ed etica. Sono associazioni di famiglie o gruppi spontanei nati per sostenere i piccoli produttori locali e acquistare direttamente da loro, senza intermediari. I Gas creano una rete d’acquisto sul territorio, proponendo prodotti selezionati secondo criteri ecologici, di rispetto dell’ambiente e dell’uomo e sulla base dei metodi di coltivazione, produzione e allevamento. Le distanze e i tempi di trasporto sono ridotti, garantendo così, oltre alla riduzione dell’inquinamento, maggior freschezza e tempi più lunghi di conservazione del cibo. Gli spazi di Cittadellarte, ad esempio, ospitano il GasBGruppo di Acquisto Solidale di Biella – che propone non solo la vendita di prodotti, ma anche visite in azienda, incontri di riflessione sui consumi e momenti di scambio, condivisione e formazione sui temi del biologico, del chilometro zero e dell’acquisto etico e sostenibile.


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