La battaglia di Helsinki contro le emissioni di carbonio: stop alla carne nei ricevimenti
La Finlandia punta a diventare il primo Paese nel mondo a emissioni zero entro il 2035. Tra le iniziative in linea con questo obiettivo, la scelta di evitare il consumo di carne durante gli eventi ufficiali, oltre all'uso più razionale di altri alimenti.

Helsinki ha preso una decisione importante a favore dell’ambiente e della sostenibilità: nella capitale finlandese non saranno più serviti piatti a base di carne nel corso di seminari, congressi o altre iniziative pubbliche. Lo ha annunciato alla Associated Press, Liisa Kivela, direttrice della comunicazione della città, spiegando che l’obiettivo della misura introdotta è quello di ridurre sempre di più la ‘carbon footprint’, ovvero le emissioni di gas serra provocate – in particolar modo – dagli allevamenti. In questo modo, il governo locale mira a ridurre l’impatto climatico del cibo e a diminuire la quantità di risorse naturali utilizzate dalla città, in un periodo storico in cui è necessaria una grande sensibilità verso queste tematiche.

L’obiettivo
La misura introdotta dalla Finlandia rappresenta un grande passo avanti verso la sostenibilità, infatti la nazione nordeuropea punta alla riduzione di emissioni necessaria per raggiungere l’ambizioso obiettivo di diventare il primo Paese carbon neutral entro il 2035. Gli allevamenti intensivi e gli impianti di produzione di cibi derivati da animali, infatti, costituiscono una delle principali cause della crisi climatica in quanto sono responsabili di una ingente quantità di emissioni di gas serra e di un enorme dispendio di risorse idriche e del suolo.

Stop alla carne
Il municipio di Helsinki ha annunciato sul suo sito ufficiale l’avvio della misura a partire dal 1 gennaio 2022. Da quel momento, durante le occasioni pubbliche saranno proposti esclusivamente cibi a base vegetale preparati con ingredienti di stagione, fatta salva l’offerta di pesce pescato localmente e in modo sostenibile. La misura prende parte al più ampio tentativo destinato a ridurre l’impatto climatico dei consumi alimentari e rappresenta un segnale significativo in nome della sostenibilità che, tuttavia, contempla alcune eccezioni in caso di visite particolarmente importanti: “Se il re di Svezia dovesse arrivare da noi in visita –  ha commentato il sindaco conservatore Juhana Vartiainen, del partito di Coalizione nazionale, ai microfoni del giornale finlandese Iltalehti -, potremmo servire la selvaggina locale. Quando si tratta di gruppi per i quali sarebbe naturale servire carne bisogna usare discrezione e buonsenso”. Durante questi eventi, dunque, il menu potrà contenere ancora i piatti di carne tipici finlandesi.

Altre restrizioni
Le misure introdotte ad Helsinki non riguarderanno solo la carne. Per soddisfare i target fissati, infatti, i provvedimenti prevedono un uso più responsabile di caffè, tè, banane e altri alimenti dovranno provenire da commerci equosolidali. Inoltre, il latte d’avena verrà sostituito a quello vaccino, mentre gli snack e le bibite non potranno più essere serviti in contenitori usa e getta. Una vera e propria rivoluzione che riguarderà l’ambiente e le abitudini alimentari dei cittadini di Helsinki.

Le critiche
L’annuncio delle nuove linee guida è stato al centro di un acceso dibattito in Finlandia. In primo luogo, non sono mancate le critiche per la scelta di continuare a servire il pesce, in quanto è stato sottolineato come l’eliminazione della carne – sebbene rappresenti un passo avanti per l’ambiente – risolve solo metà del problema, mentre la pesca continua a distruggere i mari e gli ecosistemi marini. D’altro canto, la misura ha incontrato l’opposizione di diversi rappresentati delle aree rurali del paese, dove la caccia è ancora molto diffusa e gli animali selvatici vengono consumati come fonte di sostentamento. Tuttavia, in Finlandia, sono sempre di più le persone che scelgono di non mettere in tavola cibi a base animale, infatti, secondo l’Istituto risorse naturali finlandese, il consumo di carne nel Paese è calato per due anni consecutivi: tra il 2018 e il 2020 è passato gradualmente da una media di 81,3 chili pro capite a 79,2.