“La formula della creazione”, parola ai lettori: intervista alla psicologa e psicoterapeuta Alessia Antonini
Il 21 dicembre scorso è uscito il nuovo libro di Michelangelo Pistoletto edito da Cittadellarte, che ripercorre, passo dopo passo, La Formula della Creazione, la sua storia e contestualmente il cammino che l’essere umano ha attraversato creando la religione, la politica, la scienza e le culture della società grazie al fermento germinale dell’arte. Nell'ottica di dar voce anche ai lettori, vi proponiamo un'intervista ad Alessia Antonini, che è stata la prima ad acquistare il volume del maestro sul sito dello store della Fondazione Pistoletto.

21 dicembre 2012 e 21 dicembre 2023: da una parte l’inizio del Rebirth Day, la ricorrenza promossa da Cittadellarte che si pone come festa ispirata al Terzo Paradiso e dedicata alla giornata della rinascita, nella quale ogni individuo è inviato ad assumersi l’impegno a collaborare ad una trasformazione in senso responsabile della società; dall’altra, a 11 anni di distanza, in concomitanza con l’evento mondiale proposto sulla scia dei principi del simbolo trinamico, l’uscita ufficiale del nuovo libro di Michelangelo Pistoletto, intitolato La formula della creazione. In questa data evocativa, il volume è stato reso disponibile per l’acquisto direttamente alla Fondazione Pistoletto o sul sito dello store. Tra i numerosi utenti che hanno comprato l’opera letteraria del maestro, mettiamo simbolicamente in luce chi ha effettuato l’ordine per primo: Alessia Antonini, psicologa e psicoterapeuta, “appassionata di arte e del Lago Maggiore – si è così presentata – che fa da cornice alla mia vita. L’arte, soprattutto contemporanea, è per me curiosità, è forza, è scoperta continua di visioni nuove, è emozioni che esplodono nella pancia, è commozione e riflessioni”. A pochi minuti dall’inserimento online aveva già acquistato il libro, come se lo attendesse con grande desiderio; quindi, nell’ottica di dare voce anche ai lettori de La formula della creazione, vi proponiamo un’intervista alla ‘prima lettrice’.

Il libro
Nel volume, edito da Cittadellarte e curato da Chiara Belliti e Ruggero Poi, Michelangelo Pistoletto racconta in 31 passi il percorso umano e artistico che lo ha portato a definire la Formula della creazione. Da lui stesso chiamata anche Formula della vita. Il libro ripercorre, passo dopo passo, il cammino che l’essere umano ha attraversato creando la religione, la politica, la scienza e le culture della società grazie al fermento germinale dell’arte. “In queste pagine – si legge nella sinossi – si comprende come affrontare il passaggio epocale che l’umanità sta vivendo, fagocitata dalla generale crisi dei sistemi che essa stessa ha creato.
Con la Formula della creazione, Michelangelo Pistoletto ci offre l’opportunità di riconsiderare i cardini della nostra esistenza e ci chiama a una nuova responsabilità verso noi stessi, verso l’altro, verso la natura di cui facciamo parte. È il libro che volta pagina”. La regola universale, identificata nella Formula della creazione, diviene, attraverso il percorso del libro, applicabile in ogni momento della vita quotidiana. È una chiamata a usare la Formula della creazione per divenire coautori di una nuova società.


Alessia Antonini al Castello di Rivoli con lo specchiante Tre persone che spingono la “Sfera di giornali”
QR – Code – Buongiorno Michelangelo – di Ugo Nespolo 1967 – 1968, Torino
2021, serigrafia su acciaio inox supermirror, 250 x 150 cm
“Vedermi nell’opera, farne parte, esserne parte
– così Antonini – e crearne altra attraverso la mia fotografia… è una sensazione potente, di completezza”

Alessia, innanzitutto, perché hai deciso di acquistare il libro? E perché con particolare tempestività?
È ormai da tempo che ho una passione per l’arte, in particolare quella contemporanea, perché vi ci ritrovo emotività personale. Anni fa, però, non volevo immergermi in questo mondo, perché lo reputavo troppo grande. Mi ero costruita un tetto di cristallo. Finché, un giorno, sono andata oltre i limiti che mi ero posta e ho compreso che non c’è un freno a ciò che posso amare. È così che l’arte di Pistoletto è entrata nella mia vita. Ho quindi voluto conoscere nel profondo la sua pratica artistica, mi incuriosiva molto. Quando ho saputo dai social network dell’uscita del libro ho deciso di acquistarlo. Mi ero addirittura messa – sorride, ndr – una nota sul calendario per comprarlo non appena fosse disponibile. Desideravo, infatti, comprendere tutto il macro-mondo del maestro, a partire del titolo del volume. La formula della creazione, inoltre, mi dava l’idea di uno scritto che potesse racchiudere e sintetizzare in un singolo libro il pensiero di Pistoletto. La lettura si è poi rivelata molto più di questo…

Cosa ti ha colpito maggiormente del libro e cosa ti ha lasciato?
Mi ha sorpreso il fatto che sia un testo non solo scorrevole e coinvolgente, ma anche completo nei contenuti, tra storia, storia dell’arte, scienza, comunicazione, filosofia e persino, per certi versi, psicologia. Mi ha impressionato, inoltre, che tutti questi argomenti – sempre incarnati nel quotidiano – siano stati toccati con immediatezza, semplicità e leggerezza. Mi ha colpito, in particolare, il rapporto tra l’io, il tu e il noi del Terzo Paradiso, simbolo che ritengo rivoluzionario nella sua semplicità. Nel libro e nella pratica artistica del maestro trovo di particolare rilievo anche il passaggio dell’utopia alla realtà. Nella mia professione c’è una commistione tra astratto e concreto: nella psicoterapia ricorre un continuo passaggio tra l’astratto della seduta e il concreto del quotidiano del paziente. Pistoletto, con Cittadellarte, ha dato prova che è possibile passare dalla possibilità alla realtà; questo per me è stato motivo di stimolo personale e professionale e, non a caso, ho fatto leggere alcune parti del libro anche a una mia collega impegnata in un progetto delicato. 

A questo proposito, a chi consiglieresti la lettura?
A tutti! Chiunque, a mio avviso, può trovare nel libro parti di suo interesse perché quanto trattato nel volume ha ricadute nella vita quotidiana e perché nei contenuti il maestro spazia moltissimo, toccando ogni ambito del tessuto sociale. Il mio compagno, ad esempio, pur essendo un informatico con competenze e passioni meno umanistiche della sottoscritta, è rimasto piacevolmente sorpreso di molti passi del libro, come, ad esempio, la parte sul multiverso.

Pistoletto a 14 anni disegnò il suo primo autoritratto sotto la guida del padre e, fin da allora, per dar forma a questo processo creativo si è avvalso dello specchio, per lui strumento che “si è reso indispensabile entrando nell’età della mia personale ricerca totalmente tesa al riconoscimento della mia identità”. Da psicologa, nell’ottica di una consapevolezza introspettiva, quanto conta il riconoscimento della propria identità?
È fondamentale. Si tratta di un percorso lungo che si inizia da piccoli: con i bambini si può lavorare utilizzando lo specchio nel processo di riconoscimento di sé, così possono vedere meglio chi sono e chi vogliono diventare da più grandi, riconoscendo le proprie unicità e diversità e comprendendo che ciò che vedono riflesso possono essere loro stessi nella realtà. Anche coi miei pazienti affetti da varie patologie sono importantissimi i percorsi di conoscenza individuali, perché sono la base per rapportarsi con le altre persone e con il nostro pianeta. La terapia ha bisogno di una pratica concreta che arriva nella realtà: in questo processo uno strumento come lo specchio, che ha un riverbero nella vita, può rivelarsi fondamentale. Alla luce di tutto ciò credo che il lavoro di Pistoletto sullo specchio, sullo spazio e sul tempo sia fondante.

Sei già stata a Cittadellarte? A quale opera di Pistoletto ti senti maggiormente legata?
Non ancora, ma mi sono promessa di visitarla presto. Per quanto concerne l’opera, sicuramente i quadri specchianti sono i lavori che mi hanno colpito di più… sento un’attrazione emotiva, quasi fisica. Comunque, quando potrò immergermi negli spazi della Fondazione Pistoletto, camminando tra i capolavori di Pistoletto e osservandoli di persona, potrò rispondere in maniera più approfondita.

Nel 1994, in riferimento al suo Progetto Arte, Michelangelo Pistoletto affermava che “è tempo che l’artista prenda su di sé la responsabilità di porre in comunicazione ogni altra attività umana, dall’economia alla politica, dalla scienza alla religione, dall’educazione al comportamento, in breve tutte le istanze del tessuto sociale”. Come psicologa, invece, che responsabilità senti di avere?
La parola ‘responsabilità’ è importante nel mio mestiere, così come l’iter terapeutico che si segue coi pazienti, ma dietro a questo lavoro c’è un percorso di formazione che riguarda anche la sfera personale, non solo gli studi. Per concentrarci sui pazienti dobbiamo infatti avere in primis consapevolezza di noi stessi. Sento molta responsabilità nei percorsi che intraprendo con le persone in cura: con loro condivido una bolla, dove la psicoterapia, mirando al loro benessere, riveste il ruolo di stampella di vita, che, nel tempo, può tornare a farli camminare solo con le proprie gambe.
Per quanto concerne Pistoletto, trovo interessante il suo tipo di responsabilità, perché è senza giudizio e veicola messaggi di primaria importanza con uno sguardo al futuro. In quest’ottica, nonostante le prospettive sul fronte climatico assumano toni cupi, il maestro offre sempre un’apertura alla luce e alla possibilità di fare: è giusto che tutti sentano una responsabilità sociale per co-costruire un futuro responsabile.