La Libreria Vittorio Giovannacci ha festeggiato il suo 120° compleanno con un incontro su “La formula della creazione”
Sono state numerosissime le persone a raccogliersi tra gli scaffali gremiti di volumi della storica libreria indipendente di Biella venerdì 23 giugno per il dialogo tra Michelangelo Pistoletto, Chiara Belliti e Ruggero Poi. I tre protagonisti hanno conversato guidati dai passi dell’ultimo libro dell’artista, per esplorare tematiche disparate, dalla memoria alla creazione, dalla scuola alla città arcipelago.

90 anni di Michelangelo Pistoletto, 120 anni della Libreria Vittorio Giovannacci: due anniversari festeggiati venerdì scorso, a Biella, in occasione del dialogo sul suo ultimo libro La formula della creazione, accompagnato dalle domande dei curatori Chiara Belliti e Ruggero Poi. Il pubblico per circa due ore ha ripercorso alcune tappe, nel libro “passi”, che l’essere umano ha attraversato per giungere alla creazione di religione, politica, scienza e altri aspetti della società, sempre grazie al motore dell’arte.
“‘La formula della creazione’ – ha esordito l’editor Chiara Belliti – è un libro che non termina mai: ogni volta che si sfogliano le sue pagine nascono idee e concetti nuovi. Abbiamo ancora molte domande da fare a Michelangelo Pistoletto”. Ruggero Poi, autore e direttore dell’Ufficio Ambienti di Apprendimento di Cittadellarte, ha spiegato di voler procedere lungo l’incontro seguendo delle parole chiave, chiedendo al maestro di esplorarle e connetterle.

 

La memoria
In un passo del volume viene approfondito il concetto di memoria: “Perché questo libro? Cosa vedi nel futuro attraverso la memoria?”, viene domandato a Michelangelo Pistoletto.
Memoria – ha risposto l’artista –, per me, prima di essere questo libro, è parte dei miei Quadri specchianti, attraverso i quali combino due elementi: lo specchio, riflesso veritiero di tutto l’esistente, e l’immagine fissata, ricordo di un momento”. La scrittura, allo stesso modo, crea memoria: “Nel libro traduco l’immagine, quindi il mio lavoro dei Quadri specchianti, e l’accoppio con la parola. Immagine e scrittura diventano memoria”.

L’arte
L’arte non può mai essere un anestetico; dà pace, ma non addormenta le coscienze, le tiene sveglie”: queste sono le parole che Papa Francesco ha dedicato all’arte e che hanno ispirato Chiara Belliti e Ruggero Poi; la seconda domanda rivolta a Michelangelo Pistoletto è, infatti, dedicata alla pratica che ha contraddistinto la carriera e, più in generale, la vita del maestro. “L’arte, per te, che motore è?”.
L’arte è l’impronta della mano sulla caverna – ha precisato l’artista–: la fisicità di quella persona non c’è più, ma la sua mano oggi è ancora visibile”: secondo Michelangelo Pistoletto, quindi, la mano porta con sé il concetto di immortalità, la stessa immortalità che è il principio dell’arte. “La mano artificiale identifica la corporeità dell’esistente, che agisce producendo fenomeni che danno forma alla società umana”: la mano, infatti, non è isolata, ma circondata da molte altre che conservano la memoria di altri individui. L’arte, in questo senso, permette di creare un rapporto tra immagine virtuale (le mani sulla parete della caverna) e realtà.
La rappresentazione del reale non si traduce unicamente con l’opera visiva, ma anche con l’opera tecnologica che contraddistingue i nostri tempi, condivisa da tutti”: a questo proposito, l’artista ha sottolineato quanto la capacità dell’essere umano di creare, attraverso l’artificio, quindi lo strumento tecnologico, abbia raggiunto un risvolto negativo con la progressiva distruzione della natura.
È necessario – ha rimarcato Pistoletto – utilizzare artificio e natura per produrre qualcosa che non esiste. Il mio libro ripensa in maniera sostenibile il nostro futuro”.
Io per l’arte uso la parola ‘metafisica’, che identifica l’azione di ‘andare oltre’: cosa c’è oltre al tangibile, oltre alla vita, oltre al potere immenso della natura? – si è chiesto Pistoletto – Cosa fa sorgere tutto questo?”. La riflessione del maestro ha raggiunto così la stessa formula della creazione, simbolo che nasce da quello matematico dell’infinito: “Io ho incrociato due volte la linea, sdoppiando il punto centrale – ha spiegato l’artista aiutandosi con un disegno –, creando in questo modo il finito nell’infinito. Dividendo l’elemento iniziale, lo zero, ovvero la possibilità, comincia l’azione”. Lo zero diviso a metà fa 1 e 1, così l’insegnamento di Pistoletto, che rimarca che i due elementi non sono inerti, ma si incontrano nel cerchio centrale prodotto.

L’importanza di credere e la scuola
Michelangelo Pistoletto ha ricordato lo slogan che ha accompagnato la sua gioventù: “Credere, obbedire, combattere. In questo caso credere in Dio e credere in Mussolini”. L’artista ha rimarcato quanto credere per lui sia fondamentale e quanto questo sia legato alla scuola: “Con quale procedimento si arriva a credere? Per me è stato un susseguirsi di passi. Ogni passo in avanti mi aiutava a conoscere e la conoscenza è fondamentale. La scuola – ha affermato – è conoscere; anche Cittadellarte è una scuola che insegna a conoscere”.

L’esperienza all’Accademia di Vienna
Come nasce l’idea di Cittadellarte e come è collegata alla tua esperienza all’Accademia di Belle Arti di Vienna?”, hanno domandato i relatori all’artista. “Ho pensato – ha esordito il maestro – che l’arte dovesse rispecchiare una dinamica di libertà continua, che potesse rappresentare non un unico marchio ma una serie di lavori, uno differente dall’altro”. Pistoletto, con la mostra Oggetti in meno al Palazzo della Secessione di Vienna, ha stregato Edelbert Kob, che sarebbe presto divenuto il prorettore dell’Accademia: egli lo invitò a tenere delle lezioni e l’artista accettò, spinto dall’opportunità di portare la propria “secessione” anche nel sistema accademico. “Con carta bianca sono andato a insegnare – ha raccontato Pistoletto – e ho detto agli studenti che nelle gallerie e nelle collezioni non ci sarebbe stato posto per tutti loro, ma che la loro capacità di creare sarebbe stata utile in tutti gli ambiti della vita sociale, non solo nei musei”. L’artista stesso ha concretizzato questa aspirazione a Biella, nel 1991, acquistando un ex edificio industriale dismesso: “L’arte, a Cittadellarte, lavora insieme alla società per creare una nuova dimensione del vivere”.

Biella Città Arcipelago
Il libro termina con un invito: ‘Adesso Biella è… lascio a voi concludere la frase dopo aver letto questo libro’. Cosa intendi con la tua nuova idea di città, la città arcipelago?”.
Biella Città Arcipelago è profondamente legata al Terzo Paradiso, che professa la necessità di raggiungere uno stadio di equilibrio dinamico e relazione armoniosa tra la natura e il mondo artificiale. È stato utilizzato proprio questo simbolo per rappresentare Biella Città Creativa UNESCO: “È un segno che non parla di crisi ma di un comune desiderio di sviluppare nuove proposte. Biella è la città creativa di domani”, ha sottolineato il maestro. “Biella è un arcipelago in cui il mare è sostituito dal verde dei prati e dei boschi e le isole dai centri abitati: qui è possibile creare una nuova vita dove natura e artificio sono parte di tutto e di tutti”.


Pistoletto M., La formula della creazione, Biella, Cittadellarte Edizioni, 2022, p. 337.

Il tuo libro non è definitivo: le visioni, infatti stanno cambiando. Tu intendi continuare a seguirle?” hanno domandato, da ultimo, i relatori. “Il libro – ha concluso Michelangelo Pistoletto – è definitivo, cioè ‘definisce’, quindi non chiude l’argomento della ricerca. Partendo dall’immagine, indago su cosa sia la verità delle cose: so che nell’immagine esiste e ho la possibilità di rappresentarla”.


Crediti fotografici: A. Loro.