“L’Italia è, per antonomasia, il Paese della bellezza, delle arti, della cultura. Così nel resto del mondo guardano, fondatamente, verso di noi. La cultura non è il superfluo: è un elemento costitutivo dell’identità italiana. Facciamo in modo che questo patrimonio di ingegno e di realizzazioni – da preservare e sostenere – divenga ancor più una risorsa capace di generare conoscenza, accrescimento morale e un fattore di sviluppo economico”. Ha dichiarato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 29 gennaio 2022. Questi però non sono concetti e temi di dibattito destinati ad essere menzionati sporadicamente dalla classe politica, ma argomenti centrali e ricorrenti dei discorsi pubblici. La cultura deve essere fulcro e fuoco ardente nel processo di modernizzazione del nostro Paese poiché essa è il legante della Nazione, elemento identificativo e fondamento capace di generare prodotti e idee che accrescono la nostra proiezione internazionale e ricchezza. Cultura, bellezza e qualità made in Italy sono tratti identitari radicati nella società e nell’economia italiana e da sempre fanno parte del Dna italiano. A questo proposito il 15 settembre 2022 Fondazione Symbola e Unioncamere hanno presentato il rapporto “Io Sono Cultura” (XII edizione), realizzato in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, Regione Marche e l’Istituto per il Credito Sportivo. “Io Sono Cultura” è un progetto di ricerca annuale che vuole raccontare il valore socio-economico delle imprese che operano nel settore culturale e creativo¹; e nasce dall’esigenza di mostrare come la cultura sia un settore trainante dell’economia italiana.
Le finalità
L’obbiettivo di questo lavoro è quello di evidenziare come i fenomeni culturali e creativi generino, direttamente e indirettamente, ricchezza e posti di lavoro in Italia. Le industrie culturali e creative sono i settori su cui puntare per la ripresa economica e sociale del Paese, anche perché agiscono come attivatori per la crescita di molti altri settori.
Il commento del presidente della Fondazione Symbola
“Cultura, creatività e bellezza sono la chiave di volta di molti settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia e consolidano la missione del nostro Paese – ha affermato Ermete Realacci – orientata alla qualità e all’innovazione: un soft power che attraversa prodotti e territori e rappresenta un prezioso biglietto da visita. Un’infrastruttura necessaria per affrontare le sfide che abbiamo davanti”.
Un settore che punta sempre più sulla sostenibilità
Il Rapporto, come riportato in una nota di Asvis, indirizza l’attenzione su come la cultura può essere portatrice e fautrice degli obbiettivi per lo sviluppo sostenibile (SDGs). Ad esempio la cultura può contribuire alla crescita della sostenibilità ambientale (riciclabilità, sperimentazioni di ecodesign e riedizione di prodotti iconici con materiali e processi sostenibili) e rafforzamento del binomio cultura-benessere (sperimentazioni di programmi artistici e culturali per la promozione della salute).
Verso l’innovazione
Le conseguenze della pandemia hanno contribuito a mettere in luce alcune debolezze strutturali del settore, ma allo stesso tempo hanno dato una spinta trasformativa che ha dato vita ad una fioritura di pratiche nuove straordinarie. Si pensa ora a fare leva sulla multicanalità di edizione e comunicazione (ibridazione di generi e formati dei prodotti culturali: audiolibri, visual radio, podcast, streaming, ecc.) e alla condivisione simultanea e immersiva dei contenuti attraverso le condivisioni social.
Tra innovazione sociale, digitalizzazione e prospettive
Non si deve inoltre dimenticare il crescente fenomeno di innovazione sociale che rende sempre più necessaria una formazione interdisciplinare con professionisti attenti al dialogo, alla cooperazione, alla solidarietà, in un mondo che via via è sempre più interconnesso, globale e interdipendente. Infatti, per i motivi sopracitati, il settore culturale sta registrando una trasformazione massiccia sempre più digitale: crescita del settore dei videogiochi, dimensione phygital dei servizi (servizi culturali a favore della dimensione digitale) concentrazione sulla realtà virtuale, blockchain e metaverso. In conclusione l’idea di cultura e bellezza che si evince da questo rapporto richiama più che mai alla celebre convinzione dostoevskijana: “la bellezza salverà il mondo” o, in questo caso, almeno potrebbe salvare l’Italia.