L’arte riflessa nello spazio e lo spazio riflesso nell’arte: il dialogo tra Pistoletto e Nespoli al carnevale di Fano
Nell’ambito del Carnevale di Fano, sabato 11 febbraio arte e spazio hanno dimostrato di essere parte dello stesso universo: durante l'incontro, il maestro biellese e l'astronauta hanno ripercorso alcune delle loro tappe biografiche e hanno messo in luce come sia nata e come si stia sviluppando la loro collaborazione. Per l'occasione, i due relatori si sono confrontati su temi differenti, dalla fotografia allo specchio, dalla demopraxia alla volontà di cambiamento fino alla ricerca di se stessi.

L’artista e l’astronauta, Michelangelo Pistoletto e Paolo Nespoli, sono stati i protagonisti di un dialogo a tinte intime che ha permesso agli spettatori di conoscere due realtà all’apparenza lontane, che si sono dimostrate però simili e affini, come rimarca il sindaco Massimo Seri nelle parole di benvenuto: “Un incontro tra artista e astronauta potrebbe sembrare improbabile; in realtà, i mondi rappresentati dagli ospiti sono più vicini di quanto possiamo pensare”. Nel contesto del Carnevale di Fano, antica ricorrenza che si festeggia dal 1347, presso la Sala di Rappresentanza della Fondazione Carifano del comune marchigiano è stata data voce alla collaborazione tra il maestro Pistoletto e l’astronauta Nespoli, lasciando spazio a parte della cronistoria dei due ospiti fino ad arrivare alla genesi della loro cooperazione.

Michelangelo Pistoletto ricorda la partecipazione nel 2016 all’incontro “La Terra e la sua Rovina”, in occasione del ciclo di conferenze al Teatro Argentina di Roma “Conversazioni sulle rovine”, come momento chiave dell’incontro tra la sua arte e lo spazio. Insieme al maestro sono intervenuti l’astronomo Giuseppe Bianco e il direttore di National Geographic Marco Cattaneo: “È stato interessante – esordisce Pistoletto – perché loro hanno parlato di disastri, mostrando la distruzione della Terra; io, invece, sono arrivato con un messaggio di speranza, parlando del rapporto tra natura e artificio”, riferendosi al Terzo Paradiso. “In questo simbolo metto da una parte il mondo naturale e dall’altra il mondo artificiale: il cerchio centrale rappresenta la necessità di trovare un nuovo mondo di equilibrio e armonia”. Precisamente in questa occasione è nata l’idea dell’Agenzia Spaziale Europea – ESA e dell’Agenzia Spaziale Italiana – ASI di “portare il simbolo trinamico – così Pistoletto – fuori dalla Terra“, durante la missione Vita del 2017. “Il Terzo Paradiso portato sulla Stazione Spaziale Internazionale significa guardare il nostro mondo”, aggiunge Michelangelo Pistoletto.

La formula della creazione – che ha dato il titolo all’ultimo libro dell’artista ed è legata indissolubilmente al Terzo Paradiso – avviene mettendo da una parte spazio-tempo, dall’altra massa-energia: insieme hanno casualmente creato l’universo, il Big Bang che si dilata pian piano – prosegue Pistoletto –. La fenomenologia in questione è stata dichiarata perfettamente coerente dalla scienza, che l’ha approvata”. Paolo Nespoli conferma che proprio per questo motivo le agenzie spaziali cercano di unirsi all’arte: “Gli artisti vanno a toccare questioni che ancora non vediamo”. L’astronauta illustra poi i dettagli del logo della Missione Vita (acronimo di Vitalità, Innovazione, Tecnologia e Abilità): i cerchi esterni del Terzo Paradiso incorniciano un’immagine del DNA, che rappresenta la scienza, e l’immagine di un libro, ovvero la conoscenza, mentre nel cerchio centrale è raffigurato il nostro pianeta.


Logo della missione Vita

Fotografia e riflessi: dai Quadri specchianti alle immagini dallo spazio
Se oggi sono astronauta – esordisce Nespoli – in parte lo devo anche alla fotografia, una delle mie passioni”: è proprio la fotografia il centro dell’applicazione SPAC3, sviluppata da ESA con RAM Radioartemobile in collaborazione con ASI e Cittadellarte-Fondazione Pistoletto. “Siccome si voleva cercare di coinvolgere la ‘gente a Terra’, è stato pensato un sistema perché tutti potessero partecipare: le persone avevano la possibilità di caricare le proprie immagini sovraimposte al logo, per poi unire a queste anche le foto scattate da me dallo spazio”, racconta l’astronauta.

L’immagine fotografata rappresenta la memoria di un momento”, prosegue Michelangelo Pistoletto in riferimento all’opera della serie dei Quadri specchianti che rappresenta in scala 1:1 Paolo Nespoli, donata all’ASI. “La fotografia – prosegue – coglie un attimo che nello specchio invece passa: dentro al quadro, la parte specchiante cambia continuamente”: lo specchio riflette dunque tutto l’esistente, che muta nel tempo e nello spazio, mentre l’immagine fotografata è la memoria di un istante che rimane fissa per sempre. Esistenza istantanea, memoria e spazio-tempo: ecco le componenti principali dei Quadri specchianti di Michelangelo Pistoletto.
Lo specchio è un fenomeno che nasce da una ricerca di materia”, specifica l’artista. Il primo specchio concepito da Pistoletto è stata una pittura di vernice nera che ha portato alla prima riflessione: “Lo specchio è nato dalla materia della pittura, non è nato da uno specchio”. Lo specchio, precisa Pistoletto, non ha immagine propria e raccoglie le immagini esistenti: “È il nulla immagine che raccoglie il tutto immagine”.
Se lo specchio si rompe?La materia, spaccandosi, crea una moltiplicazione del fenomeno specchiante, non è più uno solo”, spiega il maestro, paragonando il momento di rottura alla società, composta da elementi fisici e pensanti che possono specchiarsi tra loro. “Ogni frammento è un individuo che si specchia negli altri: è la società”, conclude Pistoletto.


Quadro specchiante raffigurante Nespoli in scala 1:1.
Crediti immagine: ESA

Autoritratto: l’astronauta e l’artista alla ricerca di sé
Parallelamente alle tre missioni spaziali, Paolo Nespoli si è inoltre dedicato alla scrittura di alcuni libri: il più recente, pubblicato nel 2022, si intitola “L’unico giorno giusto per arrendersi”, romanzo dalle sfumature autobiografiche che racconta la storia di Stella, un’adolescente poco fiduciosa in se stessa che, aiutata da Manilo Santachiara, astronauta in pensione, cerca il coraggio di mettersi in gioco. “Da adolescente ero spaventato dalla vita ­ – confessa Nespoli – e questa paura la vedo nei ragazzi con cui parlo”. In questo frangente l’astronauta ricorda Oriana Fallaci e le sue parole, che, all’età di 27 anni, gli hanno dato forza per intraprendere un sogno che portava con sé da quando era bambino. “Quando Oriana Fallaci mi ha chiesto ‘cosa vuoi fare da grande?’, io le ho risposto che da piccolo avrei voluto fare l’astronauta, ma che era impossibile”; Nespoli spiega che per partecipare ai bandi di concorso era necessaria una laurea tecnica, un livello avanzato di inglese e un fisico adatto: a lui mancavano le prime due condizioni. La risposta della giornalista riassume ciò che Nespoli tuttora si impegna perché diventi un mantra delle nuove generazioni: “Sai qual è il modo migliore per non realizzare un sogno? È quello di non provarci”.

Vedo una consonanza nel nostro percorso”, continua Michelangelo Pistoletto, per poi raccontare al pubblico il suo primo approccio con l’arte e il conseguente percorso di scoperta della propria individualità. Il padre del maestro era pittore e restauratore di quadri antichi: “Ho imparato la storia dell’arte toccando la materia artistica del passato, iniziando a lavorare a 14 anni nel suo studio“. Successivamente si è iscritto alla scuola grafica e pubblicitaria diretta da Armando Testa: “Testa diceva che per fare pubblicità dovevamo conoscere l’arte moderna, perché portava alla novità. Io ho capito che l’arte moderna offriva autonomia e individualità all’artista. Gli artisti di avanguardia degli anni ’40 e ’50 realizzavano opere senza paragone… era l’autonomia assoluta dell’individuo”. Pistoletto ricorda quanto gli spettatori fossero scandalizzati davanti alle tele bucate di Lucio Fontana: “Non ero in grado di capire, però sicuramente una ragione ha spinto l’artista alla creazione di tali opere. Io dovevo riconoscere quale fosse la mia ragione per diventare un artista”.
Chi sono? Cosa sono? Perché esisto? Queste le domande che hanno accompagnato Michelangelo Pistoletto lungo il percorso artistico di scoperta di se stesso. “L’unica risposta che avevo – rimarca – era il fatto che non potessi negare di esistere, perché guardando nello specchio mi vedevo”: così nasce l’idea dell’autoritratto, tecnica attraverso cui la maggior parte degli artisti cerca la propria identità. “Lo specchio è oggettivo, tutto ciò che è riflesso è verità. Insieme a me nello specchio c’era lo spettatore: non ero più solo io l’attore di quest’opera, ero io quanto chiunque altro. L’artista è diventato l’autoritratto del mondo”. Secondo Pistoletto, questa è la società: “Io sono noi, noi siamo io”. L’arte, secondo il maestro, unisce i mestieri e crea la società: è democrazia ma, soprattutto, demopraxia, concetto secondo cui, attraverso pratiche quotidiane, civiche e civili, il popolo arriva al potere.

L’artista e l’astronauta sono stati uniti dal progetto Vita del 2017, ma la collaborazione non è terminata: è in programma, infatti, un libro a quattro mani che documenta e storicizza la virtuosa unione tra Pistoletto e Nespoli, grazie al contributo di ASI ed ESA, promotori del connubio tra arte e scienza. “La memoria deve accompagnare la storia che va avanti; anche ciò che stiamo dicendo durante questo dialogo saranno parte del progetto”, conclude Michelangelo Pistoletto.

La Venere degli stracci e Cittadellarte: le curiosità del pubblico
Il dialogo ha lasciato spazio alle domande del pubblico, che hanno riguardato una tra le opere più conosciute del maestro, la Venere degli stracci, e la nascita di Cittadellarte.
Com’è nata la Venere degli stracci?Passando davanti a un negozio in cui vendevano statue per giardini, ne ho presa una, senza sapere esattamente cosa farne. Una volta arrivato nello studio, il mio occhio è caduto sul mucchio di stracci di vestiti che utilizzavo per pulire i residui di vernici sui quadri specchianti. Così – prosegue il maestro – ho utilizzato la statua per tenere gli stracci ammucchiati al muro”. A comporre l’opera vi era quindi una dualità di elementi: lo straccio è lo specchio, elemento che cambia sempre, mentre la Venere è l’immagine che rimane fissa, come una fotografia nel Quadro specchiante. “La Venere ha la funzione di dare vita agli stracci, così come la fotografia dà vita allo specchio”, conclude Pistoletto.


Venere degli stracci, 1967-1974
Copia in marmo di statua di Venere, stracci, cm 212 x 340 x 110
Tate Modern, London

Come nasce Cittadellarte?Nasce dalla necessità di unire tutte le arti agli ambiti che costituiscono la società, come politica, economia, religione, scienza; questi ultimi si devono integrare all’arte” risponde Pistoletto: “Cittadellarte diventa un’istituzione fuori dalle istituzioni”. Proprio a Cittadellarte nasce il Rebirth Day: “Noi sapevamo che il 21 dicembre 2012, data coincidente con la fine del calendario Maya, non sarebbe finito il mondo, ma come umanità ci stiamo impegnando per distruggere la natura”. Così, la fine del mondo si è trasformata nel il giorno della rinascita, che ha portato successivamente alla creazione delle ambasciate Rebirth/Terzo Paradiso: “Sono 232 e ognuna di loro ha come principio la vocazione verso il cambiamento”.


Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Biella

Il dialogo tra Paolo Nespoli e Michelangelo Pistoletto, rappresentanti del mondo della scienza e dell’arte e del loro inscindibile legame, ha diffuso un forte messaggio di speranza. “Bisogna avere fiducia in se stessi, immaginare qualcosa e provare a farla, anche se sembra impossibile”: con queste parole Nespoli invita a non arrendersi e a perseguire il proprio sogno, poiché cambiare se stessi per raggiungere una versione che più si avvicina alle proprie aspirazioni è possibile, con un pizzico di coraggio. Anche migliorare il pianeta in cui viviamo è un obiettivo realizzabile e Michelangelo Pistoletto ne è un esempio: “Mi hanno posto la domanda: ‘Ma tu, che vuoi cambiare il mondo con l’arte, sei felice?Sì, sono felice. Non so se riusciremo a cambiare il mondo con l’arte, però, mentre ci sto lavorando, già mi sento meglio. Non è il traguardo che conta, è la strada”.


Per ascoltare il dialogo, cliccare qui (RAM Radioartemobile).
Crediti immagine di copertina: ESA