Alcune aree del Medio Oriente, in diversi momenti storici passati e attuali, sono state al centro della cronaca per tensioni interne o esterne causate da questioni politiche, economiche o territoriali, situazioni che hanno, dunque, portato ad una minore attenzione verso l’ambito culturale di tali regioni. Ciononostante, per orientarsi verso un cambiamento ed un riscatto, negli ultimi decenni, sono stati numerosi i musei e, più in generale, gli spazi culturali che hanno aperto ed ottenuto un riconoscimento a livello globale, quali il “Louvre” di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, la “Jordan National Gallery of Fine Arts“, in Giordania o il “National Museum” del Qatar. Tuttavia, non sempre, la popolazione locale ha accolto con positività questi investimenti culturali in quanto considerati inadeguati, ed in contrasto, rispetto alle situazioni di difficoltà presenti e alle limitazioni imposte in certe aree. Non a caso, infatti, André Fermigier, critico d’arte di “Le Monde”, nel 1977, sottolineò la distanza tra un bambino iraniano ed un Pollock in un articolo intitolato “Un museo per chi e per cosa?” riferendosi all’apertura del “Museo d’Arte Contemporanea di Teheran“, in Iran, da parte di Farah Pahlavi, allora imperatrice. Ciò che aveva portato all’inaugurazione di questo museo iraniano era stato il desiderio di dare origine ad un luogo che mostrasse i lavori di artisti locali contemporanei e moderni, assieme ad altri maestri internazionali.
Negli anni, la collezione si è ingrandita tanto da diventare la più preziosa di arte moderna occidentale al di fuori dell’Europa e degli Stati Uniti. Nonostante questa grande ricchezza artistica, a causa della successiva rivoluzione islamica iraniana del 1979 e le conseguenti tensioni politiche, la collezione formata da oltre 3000 dipinti, stampe, disegni e sculture è stata conservata nel caveau del museo fino al 1999, quando, all’interno della struttura tipicamente persiana del museo, vennero presentati artisti quali Lichtenstein, Warhol e Rauschenberg. Le esposizioni, negli anni a venire, sono aumentate, anche se, alcune opere hanno continuato ad essere sottoposte alla censura a causa delle limitazioni imposte della Repubblica islamica dell’Iran. Ciononostante, qualche settimana fa, è stata inaugurata una mostra, curata da Behrang Samadzadehgan, formata da 132 opere d’arte contemporanea occidentale realizzate da 34 artisti. Tra i nomi che appaiono nella brochure di tale esposizione, oltre a Duchamp, Judd e Smithson, vi è Michelangelo Pistoletto con una sua opera realizzata con la tecnica del collage.
Questo evento culturale, dunque, costituisce un episodio importante per il territorio iraniano poiché l’esposizione di opere d’arte contemporanea occidentale e la curiosità da parte dei visitatori locali e non, fino ad ora 20 mila, secondo le dichiarazione del direttore del museo Ebadreza Eslami, evidenziano l’avvicinamento del paese verso alcuni cambiamenti.