Erano 301 i candidati, ma è Abiy Ahmed Ali ad essersi aggiudicato il Premio Nobel per la pace 2019. A capo del governo etiope da poco più di un anno, il premier è riuscito a ristabilire la pace tra Etiopia ed Eritrea. La situazione era quella di uno stallo militare al confine tra i due paesi, durato 20 anni, risultato di un conflitto alla frontiera tra il 1998 e il 2000. Il Primo Ministro, in circa 4 mesi di governo, ha garantito l’amnistia dei prigionieri politici, interrotto la censura mediatica, legalizzato gruppi di opposizioni che precedentemente erano stati dichiarati fuori legge, allontanato leader militari e politici sospettati di corruzione e migliorato il significato e l’influenza delle donne nella vita politica e sociale. La messa in atto di queste importanti riforme ha dato la speranza ai cittadini di poter credere in un futuro migliore. Abiy Ahmed Ali ha definito questo Nobel “un premio assegnato all’Africa”, poiché il raggiungimento della pace innesta effetti positivi in tutta la parte orientale del continente.
Tra gli altri possibili vincitori figuravano i seguenti ‘candidati’: Greta Thunberg, conosciuta in tutto mondo soprattutto per la sua determinazione nel voler generare un cambiamento in termini ambientali; Raoni Metuktire, leader indigeno e figura significativa contro la deforestazione in Amazzonia; Jacinda Ardern, a capo dell’esecutivo neozelandese, che è salita alla ribalta mondiale per aver lottato strenuamente contro la diffusione delle armi in seguito ad un episodio in cui un supremazista bianco uccise dei musulmani in una moschea a Christchurch.
È comprensibile leggere determinati nomi tra i possibili vincitori di un premio per la pace, si tratta di figure le cui azioni sono volte a riportare ordine in tutti gli ambiti nei quali ognuno è specificatamente interessato; un ordine che diventa sinonimo di pace nei confronti di quella che può essere definita una guerra, il cui attacco è finalizzato al clima, all’ambiente e alle differenze sociali. È vero, però, che il premier etiope ha condotto una vera e propria mediazione dei conflitti riuscendo a recuperare delle situazioni che si presentavano come tragiche ed è riuscito, con le riforme messe in atto, a dare fiducia a un paese che aveva perso le speranze. Alfred Nobel, fondatore del premo per la pace, riteneva comunque che il riconoscimento che ha preso il suo nome debba dar merito a coloro che contribuiscono “al gemellaggio dei popoli e all’eliminazione o alla riduzione delle armi, nonché formare e promuovere congressi di pace”.