“Il Numinoso”: una mostra tra l’arte ed il sacro
Attraverso le parole di Giorgio Verzotti, curatore della mostra “Il Numinoso” che si sta tenendo all’interno degli spazi milanesi della Galleria “Building” e della Basilica di San Celso, è possibile entrare all’interno del vivo del lavoro di un curatore e delle sue scelte. Inoltre, il critico d’arte ha spiegato come Michelangelo Pistoletto, oltre ad essere uno dei ventisei artisti esposti, è colui che, con una sua opera, ha dato origine all’intera mostra basata sul rapporto tra l’arte ed il sacro.

L’arte è intrisa in ogni sfera della vita quotidiana, molto spesso non ce ne si rende conto ma, ponendo maggiore attenzione su tale aspetto, ci si può accorgere di come essa sia legata ad ulteriori ambiti. Ecco, una dimostrazione di tale concetto la si può trovare nella mostra intitolata “Il Numinoso” in quanto va ad indagare su quello che è il legame tra il senso del sacro e l’arte contemporanea. Tale progetto si sviluppa lungo i piani espositivi della galleria milanese “Buildingdal 27 ottobre 2022 al 28 gennaio 2023, e presso la Basilica di San Celso, appartenente al territorio meneghino, dal 9 novembre 2022 al 22 dicembre 2022. Questa mostra presenta una selezione di opere realizzate dagli anni Sessanta ad oggi e, nella lista dei ventisei artisti italiani esposti, vi è anche quello di Michelangelo Pistoletto. La curatela di questa esposizione è stata affidata a Giorgio Verzotti che, ai nostri microfoni, ha fornito maggiori dettagli sulla mostra.

Buongiorno Giorgio, lei si è laureato in Storia della Critica d’Arte e, ad oggi, può vantare numerose mostre da lei curate, ma, concretamente, cosa significa essere il curatore di un progetto espositivo?
Innanzitutto, bisogna specificare che il ruolo del curatore dipende dal tipo di mostra che si realizza, per esempio, se si tratta di una collaborazione con ulteriori personalità, il curatore ha il compito finale di unire gli artisti scelti, però, da altre persone. È diverso, invece, il caso in cui l’obiettivo è quello di dare concretezza ad una mostra individuale, dedicata ad un solo artista, perché, in questo specifico caso, il curatore ha il compito di realizzare una sorta di biografia della personalità artistica attraverso le immagini. Gli obiettivi sono differenti nel caso in cui si organizza una mostra collettiva, in quanto, il ruolo del curatore diventa più importante ed impegnativo ma, allo stesso tempo, gratificante. Infatti, in quest’ultima possibilità, l’intera mostra parte dall’idea del curatore su cui vuole concentrare l’esposizione, ed è dal filone selezionato che egli sceglie sia gli artisti, sia le opere da presentare. Ecco, quindi, che la visione ed il ruolo del curatore possono essere più o meno limitati, nella creazione dell’esposizione, a seconda della mostra che si vuole organizzare.

Il 26 ottobre 2022, all’interno della galleria milanese “Building”, è stata inaugurata la mostra “Il Numinoso”, cosa ci può dire su quest’ultima?
L’idea alla base della mostra “Il Numinoso” è nata da una delle numerose conversazioni tra me e l’artista Michelangelo Pistoletto. In quell’occasione, si iniziò a parlare della religione, o meglio, dell’arte al posto della religione e, quindi, fu inevitabile il collegamento con il manifesto di Michelangelo (Pistoletto n.d.r), realizzato anni prima e costituito dalla domanda “C’è Dio? Si ci sono” su un muro. Tale opera è quella che, fin dall’inizio, volevo esporre e da cui sono partito per, conseguentemente, costruire attorno il resto della mostra con il coinvolgimento di ulteriori artisti.

Perché ha ritenuto così fondamentale quest’opera di Pistoletto tanto da farla diventare l’origine dell’intera mostra?
“C’è Dio? Si ci sono”. Si tratta di una domanda breve con una risposta che può sembrare ironica, in realtà, ciò che Pistoletto vuole intendere è che Dio si trova in tutti noi. Michelangelo, per chiarire questo suo pensiero, diceva che se sua figlia gli avesse chiesto se Dio fosse esistito lui avrebbe risposto: “Sì, perché tu esisti”, sostenendo, quindi, che ognuno è il progetto di vita di sé stesso e che tutto nasce dal proprio essere. Quest’ultimo è il concetto che ho voluto analizzare e da cui sono voluto partire. Per quanto riguarda l’installazione di tale opera, la prima ipotesi era stata quella di tornare a scrivere sia la domanda, sia la risposta, sul muro. Successivamente, io proposi di utilizzare la lastra di granito su cui era incisa la scritta che avevo visto a Biella ma il maestro Michelangelo non era d’accordo poiché quell’opera era stata realizzata per quello spazio specifico. Fu così che venne deciso di utilizzare un light box, costituito dall’incrocio di due triangoli e dalla scritta che era stata realizzata qualche tempo prima.

In quanto curatore della mostra, quale sarebbe il filone tematico a cui riassumerebbe l’intera esposizione?
Il
sacro. Sono consapevole del fatto che parlare di sacro sia molto generico, tuttavia, lo considero ugualmente un termine adeguato poiché, al suo interno, rientrano numerosi concetti quali il divino, lo spirituale, l’infinito e la trascendenza. La mostra si basa sul confronto tra quella che era la religione di un tempo e quella che è la religione oggi. Nel passato, soprattutto, la religione, per gli esseri umani, significava una visione del mondo, una vera e propria filosofia di vita. Oggi, invece, la questione che ci si può porre è se l’arte visiva e, più in generale, la cultura abbiano preso questo ruolo. Ecco che, la mostra “Il Numinoso”, si impegna a cercare di dare una risposta a questa domanda, conferendo punti di vista differenti attraverso le diverse opere.

Con il termine “numinoso” cosa si intende?
Il numinoso è l’attributo del nume cioè del Dio. Si tratta di una citazione derivante dal libro “Il Sacro” del tedesco Rudolf Otto, scritto negli anni Venti. Con il termine numinoso si intende qualcosa di divino, di trascendente e di salvifico ma, allo stesso tempo, qualcosa anche che spaventa. Ecco, sia la religione che l’arte sono delle elaborazioni di difesa che l’essere umano produce proprio per paura di questo concetto dal duplice significato. Il numinoso è, dunque, contemporaneamente la soluzione ai problemi ma anche il problema stesso.

In totale sono ventisei gli artisti esposti. Oltre a Pistoletto, qual è il legame degli altri espositori con il sacro? Si può dire che, in alcuni casi, essi si trovino in opposizione a questo tema?
Di questi ventisei artisti credo che solamente due siano credenti, tutti gli altri sono laici, se non atei. Tuttavia, essi non si trovano in opposizione, bensì, estranei all’idea del sacro e questo poiché il ruolo del curatore, in una mostra come questa, è quello di mettere in primo piano la propria interpretazione dell’opera. Non sempre l’interpretazione dell’artista coincide con quella del curatore ma, sempre, le opere, dopo essere state realizzate, vengono successivamente interpretate da persone esterne. Nei casi in cui ho contattato direttamente gli artisti, proponendo il mio punto di vista sull’opera e la possibilità di partecipare a questa mostra, le risposte che ho ottenuto non sono mai state negative, bensì, gli artisti, alcuni, pur non essendo credenti, hanno accettato questa visione e abbracciato un confronto nuovo.


Francesca Banchelli, Father & Son, 2022, olio e acrilico su cotone, 140 x 170 cm (Courtesy BUILDING. Ph. Lorenzo Palmieri)

Lucio Fontana, Concetto spaziale, Attese, 1960, pittura ad acqua su tela, 81,5 x 100 cm (Courtesy BUILDING. Ph. Lorenzo Palmieri)

Michelangelo Pistoletto, Libro d’oro del terzo paradiso, 2006, ceramica e smalto a fuoco, 50 x 42 x 4 cm, courtesy Fondazione Pistoletto, Cittadellarte (Courtesy BUILDING. Ph. Lorenzo Palmieri)

Immagine di Copertina: Courtesy BUILDING. Ph. Lorenzo Palmieri
Gli artisti esposti sono: Vincenzo Agnetti, Stefano Arienti, Ferruccio Ascari, Francesca Banchelli, Bizhan Bassiri, Alighiero Boetti, Gianni Caravaggio, Gino De Dominicis, Amalia Del Ponte, Chiara Dynys, Lucio Fontana, Gaspare, Francesco Gennari, Arianna Giorgi, Alberto Guidato, Jannis Kounellis, Maria Lai, Sergio Limonta, Marco Andrea Magni, Piero Manzoni, Simone Pellegrini, Michelangelo Pistoletto, Remo Salvadori, Nicola Samorì, Ettore Spalletti e Grazia Toderi.