Esiste una correlazione tra l’inquinamento ambientale e la salute dei cittadini: recenti studi, condotti, ad esempio, dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), hanno ulteriormente sottolineato e messo in risalto quanto gli interventi tesi a ottimizzare la qualità dell’aria possano prevenire casi di cancro o altre malattie e migliorare la qualità della vita della popolazione. Tuttavia, ciò non è ancora sufficiente: ogni anno circa 300mila persone perdono la vita nell’UE per malattie legate all’inquinamento e più della metà dei decessi potrebbe essere evitata se gli Stati membri seguissero le linee guida dell’OMS. Un altro tema sottolineato dalla ricerca dell’AEA riguarda l’importanza della prevenzione: se si adottassero soluzioni più efficaci in un’ottica di precauzione, la diffusione malattie e tumori, che colpiscono in particolare i soggetti più fragili e vulnerabili come bambini o anziani, potrebbe diminuire. La questione non si limita alle persone direttamente interessate, ma è più ampia e riguarda tutta la società: questi problemi di salute, infatti, hanno inevitabilmente ripercussioni su familiari e amici dei malati e operatori sanitari che se ne prendono cura; a ciò si aggiungono i costi della sanità pubblica e conseguenze negative sull’ambiente, tra cui la perdita di biodiversità.
L’attività dell’AEA di studio sulla responsabilità dei fattori ambientali sui problemi sanitari in Europa è in linea con l’obiettivo “inquinamento zero” per il 2050, fissato dal piano d’azione omonimo e adottato dalla Commissione europea. Il piano rappresenta una delle finalità del Green Deal europeo e si prefigge di prevenire il problema all’origine, in particolare per l’aria, l’acqua e il suolo. Uno dei settori più inquinanti, secondo quanto emerge dalle analisi dell’AEA, è quello dei trasporti, responsabile di circa un quarto delle emissioni di gas serra dell’Unione. Il rapporto TERM (acronimo di Transport and Environment Reporting Mechanism, Meccanismo di comunicazione in materia di trasporti e ambiente) del 2021 ha messo inoltre in luce il peso che ricopre il trasporto su strada nell’inquinamento, anche a causa dell’aumento della domanda negli ultimi anni. Grazie alle misure esistenti gli esperti del settore prevedono che le emissioni diminuiranno, ma non in maniera adeguata per raggiungere l’obiettivo zero fissato per il 2050. La transizione verso l’elettrico sarà determinante, così come gli investimenti nelle energie rinnovabili e in modalità di trasporto più sostenibili, tra cui l’alta velocità; infine politiche di ripianificazione urbanistica potrebbero garantire, ad esempio, più piste ciclabili e collocare servizi, attività commerciali e aree residenziali a poca distanza tra loro. In conclusione e sulla stessa linea, un recente articolo di Greenpeace suggerisce che il divieto dei voli a corto raggio, l’implementazione dello smart working e l’aumento degli investimenti nella mobilità condivisa possano essere soluzioni efficaci per riprogettare le città del futuro in chiave sostenibile, facendo inoltre in modo che i centri urbani diventino finalmente luoghi sicuri in cui vivere.