Durante l’estate la più grande casa di animazione, la Disney Animation, è stata accusata di colourism, una forma di discriminazione razziale legata al colore della pelle.
La questione è nata dopo la pubblicazione in rete di un trailer del nuovo cartone “Ralph spaccatutto 2”, in uscita il prossimo 22 novembre nei cinema italiani. In una scena, che vede la riunione di tutte le principesse degli ultimi venticinque anni, non è passata inosservata l’eroina Tiana di “La principessa e il ranocchio”, uscito nel 2009.
La protagonista, al tempo, era una ragazza afroamericana dagli scuri capelli crespi, la bocca carnosa e il naso schiacciato, tutti tratti distintivi della popolazione afro.
Non era la prima volta che la multinazionale statunitense “dava vita” ad una principessa non occidentale, come ad esempio Mulan o Pocahontas. I film di animazione sono guardati, oramai, in tutto il mondo ed è fondamentale che ogni bambino si senta “rappresentato etnicamente” in un personaggio d’animazione.
Questa volta, però, la principessa Tiana non assomiglia per nulla alla sua versione precedente: la carnagione è stata schiarita, il naso rimpiccolito e le labbra sono meno piene.
I cambiamenti sono evidenti e hanno scatenato una bufera mediatica contro la Disney, rimproverata di whitewashing. Quest’ultima è una pratica cinematografica che consiste nell’utilizzo di attori bianchi per rappresentare ruoli scritti per personaggi di colore o tratti orientali.
Non è tardata una petizione in merito al tema promossa da Brandi Collins-Dexter, direttrice di Color of Change (COC), un’associazione non profit a difesa della comunità nera a Hollywood, e corredata dall’hashtag #dontwhitewashtiana, ovvero “non sbiancate Tiana”.
“La Disney – scrivono sul sito dell’iniziativa – sembra concentrarsi sullo sbiancamento dei suoi personaggi di colore. Nel farlo, però, alienano alcuni dei loro fan più devoti.
Sin dalla sua creazione, la principessa Tiana è stata una rappresentazione straordinariamente potente di una donna di colore, trionfatrice sui numerosi ostacoli che ha dovuto superare per la realizzazione del suo sogno”.
(crediti fotografici: petizione “don’t whitewash Tiana”)
Qualche giorno fa è stato pubblicato un nuovo trailer del cartone. La principessa afro è mostrata nuovamente con le sue forme originarie, segno che la casa di animazione ha recepito il messaggio. Mark Hann, animatore della Disney, ha modificato in corso d’opera le scene che ritraggono Tiana, trovando l’approvazione sia dell’associazione sia della doppiatrice afroamericana Anika Noni Rose.
“Grazie all’incontro – commenta Rashad Robinson, presidente dell’associazione COC, su twitter – dei nostri membri con la Disney Animation, la principessa Tiana è stata riportata alle sue forme originali. Ora, quando le donne nere guarderanno ‘Ralph spaccatutto 2’ vedranno sullo schermo Tiana e le altre principesse di colore che assomigliano davvero a loro”.
Sembra che la casa di animazione sia riuscita a prevenire un problema che si sarebbe ingigantito ancora di più se non si fosse trovata una soluzione. Questo avvenimento, però, deve far riflettere.
In un periodo in cui le lotte razziali sono ancora molto sentite in ogni parte del mondo, un insegnamento positivo per la generazione del domani potrebbe consistere nel mostrare un film d’animazione dove personaggi di varie etnie si ritrovano a condividere un’esperienza.
Insegnare ai bambini a non avere paura del diverso aiuterebbe ad abbattere quelle barriere culturali, etniche e sociali di cui il mondo è pieno.
Crediti fotografici: “Ralph Breaks the Internet” – sneak peek, Walt Disney Animation Studios (frame video)