The poetry of the earth is never dead (La poesia della terra non muore mai) scrisse il poeta John Keats nel 1817 come verso d’apertura de On the grasshopper and Cricket (La cavalletta e il grillo). In poche e semplici parole lo scrittore delineò un concetto che ancora oggigiorno non dobbiamo dimenticare: l’importanza della Terra in cui abitiamo. In armonia con tale affermazione è nato nel 2005 a Firenze il movimento RiArtEco, con lo scopo di dare nuova vita ai materiali inutilizzati, garantendone longevità e continuità. In un’intervista rilasciata dall’ambasciatrice Rebirth/Terzo Paradiso Silvia Filippi, racconta la storia del progetto e le diverse iniziative localizzate nel nostro Paese.
“Attraverso l’arte – spiega Filippi – si possono trasmettere le ragioni di una società sostenibile. Nel 2013 abbiamo deciso di allargare i nostri orizzonti coinvolgendo i territori liguri. Dal 2016, invece, abbracciamo le zone vicine alla capitale. Grazie all’impegno e al coinvolgimento di enti e cittadini quest’anno il movimento ha cambiato la propria veste divenendo Accademia di Ecologia di Arte RiArtEco A.P.S. Il movimento pone le proprie basi sull’importanza del riciclo: gli oggetti ormai dimenticati per strada o sulle spiagge trovano nuova vita grazie agli artisti coinvolti i quali, modellandoli secondo la personale fantasia, creano oggetti d’arte e di eco-design”.
In linea con i principi da voi promossi, quando è nata la prima gara espositiva?
La prima gara espositiva – spiega l’ambasciatrice – è stata organizzata per la prima volta a Firenze nel 2005 con opere d’arte realizzate attraverso il riuso di rifiuti e scarti. Dal 2013 i nostri orizzonti si sono allargati e abbiamo avuto la possibilità di portare in esposizione un numero sempre più considerevole di artisti. Questi ultimi grazie al personale estro creativo hanno dato vita a oggetti artistici realizzati con vari materiali tra cui plastiche, cocci di vetro, stoffe e quant’altro. In tal modo le opere d’arte sono portatrici di concetti e valori che aprono gli sguardi delle persone, abbattendo differenze e pregiudizi. RiArtEco è di tuti perché il pianeta Terra è di tutti.
Quali sono gli obiettivi di RiArtEco?
Sicuramente la riduzione dei consumi da parte della società. L’aspetto su cui ricade l’attenzione è il riciclaggio dell’oggetto connesso a una valorizzazione e, successivamente, il recupero della memoria, strettamente connesso all’identità locale, attento dunque all’importanza degli antichi mestieri. Non a caso, il tour espositivo di quest’anno è strettamente connesso alle diversità.
Ultimamente avete partecipato ad alcuni eventi?
Abbiamo preso parte come membri di giuria alla sfilata di moda Frasso Moda e riciclo: l’aspetto interessante è che gli abiti indossati erano realizzati con materiale di riuso e tessuti riciclati. Inoltre, durante l’evento abbiamo avuto modo di conoscere il fashion designer Erasmo Fiorentino: con lui abbiamo dialogato sulle tematiche legate al fast fashion. RiArtEco nel suo insieme lavora per associazione di idee e di collaborazione, pertanto posso affermare che sia uno spazio di condivisione con le altre realtà: è un simbolo trinamico. Oltre alla mostra lavoriamo anche su mostre e progetti realizzati con la città: un esempio è la scultura intitolata Poseidone Disperato, realizzata nel luglio scorso dall’artista Martina Troiano di Artalo e promossa dal Consigliere Delegato alla Transizione Ecologica, Ambiente, Aree Protette, Tutela Animali della Città metropolitana di Roma Capitale Rocco Ferraro. L’opera, raffigurante il Dio dei mari, evidenza il grande paradosso che intercorre sul nostro pianeta: nemmeno l’onnipotenza della divinità riesce a fermare i danni causati dall’uomo all’habitat naturale. L’invito ovviamente è sensibilizzare i cittadini verso il recupero dei materiali, prestando attenzione a gesti e consumi.
RiArtEco è uno spazio di condivisione connesso al Terzo Paradiso. Quando è nato l’incontro con la Fondazione Pistoletto?
Ci siamo avvicinati alla Fondazione nel 2016 attraverso un progetto dedicato ai rifiuti marini. Partecipando a un convegno presso il Teatro Argentina di Roma, incontrammo Michelangelo Pistoletto, il quale articolava un discorso dedicato all’ archeologia dello scarto, in unione con le tematiche del Terzo Paradiso. Al termine dell’incontro, io insieme ad altri membri, abbiamo avuto l’idea di contattarlo. Unendo le forze nacque tutto ciò.
Quali sono stati gli eventi promossi?
Recentemente si è conclusa la mostra di opere d’arte presso Villa Lazzaroni e presso il centro commerciale EUROMA 2, insieme a ContestEco e Fai la Differenza c’è il Festival della Sostenibilità. Durante le giornate abbiamo avuto modo di dialogare con le persone presenti sui temi della sostenibilità e dell’Agenda 2030. Mercoledì 11 settembre, invece, il pubblico ha avuto modo di partecipare al laboratorio di riuso creativo con l’artista precedentemente citata Martina Troiano di Artalo, dal titolo ‘Dal rifiuto al manufatto artistico’. Con lei grandi e piccini hanno avuto modo di realizzare dei manufatti artistici mediante l’uso di plastiche e lattine. Vorrei, inoltre, specificare che Artalo è un progetto di economia circolare nato dall’esigenza di ridurre la quantità di rifiuti non riciclabili.
Nel corso degli anni avete pensato di coinvolgere altre realtà?
Dal 2016 la manifestazione ha sempre coinvolto ricercatori ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Quest’anno il movimento aderisce al progetto Plastic Crime Scene Investigation (PCSI). Insieme all’ambasciatrice Rebirth/Terzo Raffaella Bullo dell’Università Politecnica delle Marche e della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, abbiamo unito le nostre energie per far crescere il nostro movimento, coinvolgendo diverse persone esterne dall’ambito di ricerca.
Il progetto, nello specifico, si occupa del monitoraggio della quantità delle microplastiche presenti nei fondali marini e sulle nostre spiagge. Oltre alla salvaguardia del territorio, PCSI punta all’inclusione della società nel monitoraggio scientifico secondo l’approccio della CitizenScience, una metodologia in cui grandi e piccini uniscono le proprie forze per prelevare il materiale dalle spiagge e consegnarlo a scienziati e studiosi. Tutto ciò ha come fine ultimo la conoscenza e il riconoscimento delle microplastiche.
“Grazie al loro sostegno – prosegue Filippi – riusciamo ad ottenere innumerevoli quantità di rifiuti raccolti dai cittadini sul litorale romano. In questo modo consegniamo direttamente agli artisti il materiale per realizzare le loro opere. Tutto ciò per noi ha un valore aggiunto: è come se all’unisono facessimo un grande salto di qualità nella diffusione delle idee e degli ideali, coinvolgendo il maggior numero possibile di individui con un messaggio positivo, di speranza ma anche e soprattutto di impegno verso l’ambiente, il territorio, le risorse ed il rispetto verso tutti gli esseri che popolano il pianeta”.
Attraverso il movimento RiArtEco si vuole creare una rete di referenti per l’organizzazione generale della rassegna e diffusione delle idee. Estendere la rete grazie ad associazioni che vogliono portare RiArtEco nella propria città é un punto cardine nel programma del movimento. “RiArtEco – sottolinea l’ambasciatrice Silvia Filippi – è la consapevolezza di realizzare delle opere con l’intenzione di guidare la nostra società verso un obiettivo di sostenibilità. In un’osmosi comune arte e riciclo danno vita al fascino della rigenerazione”. Forse, se tutti noi avessimo maggiore cura e responsabilità nei confronti del pianeta Terra, l’armonia tra flora e fauna brillerebbe ogni giorno di più. All’interno dell’equilibrio compositivo, le parole intonate dal cantautore genovese Fabrizio De André nella ballata Via del campo: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, incarnano perfettamente gli ideali promossi da RiArtEco.