“Sustainable views”, quando si racconta la sostenibilità con un filmato
Sono stati proclamati i vincitori della open call dedicata al tema della sostenibilità, organizzata dal Collettivo If insieme a realtà presenti sul territorio torinese e biellese (tra cui Cittadellarte). Tra i premi degli autori delle opere selezionate - di Riccardo Grando con Giacomo Graziano e Marta Ciolkoswka - figura anche una residenza a Cittadellarte curata da Unidee Residency Programs. Per ripercorre le tappe e i contenuti del premio abbiamo intervistato Alessia Gervasone e Noemi Givone Toro del Collettivo If: ecco quanto emerso dal nostro confronto.

Valorizzare la produzione artistica dedicata all’immagine in movimento, che si serve delle nuove tecnologie come nuove possibilità creative e di sensibilizzazione verso il tema della sostenibilità: è stato questo, in sintesi, l’obiettivo di Sustainable views – punti di vista differenziati, call che si è rivolta ad artisti internazionali attivi nel campo della video arte. La finalità dell’iniziativa è stata infatti fornire spunti di vita sostenibili attraverso documentazioni video di soluzioni e interventi già in atto, oppure affrontare con sguardo propositivo, positivo o utopico le tematiche della sostenibilità ambientale, del riciclo e dello smaltimento dei rifiuti, proponendo così una riflessione sul cambiamento climatico. Il processo creativo dei candidati doveva quindi orientarsi a fornire documentazioni o contributi emozionali con filmati ad hoc ispirandosi al tema del premio. I partecipanti – molti dei quali under 30 – sono stati una sessantina, con candidature provenienti da tutto il mondo: oltre all’Italia, sono arrivate agli organizzatori opere da Palestina, India, Brasile, Germania, Nigeria e Francia. I filmati inviati hanno tutti raccontato la sostenibilità sotto punti di vista differenti, con uno sguardo particolare a quello sociale.

Le realtà coinvolte nell’organizzazione
L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra più realtà presenti sul territorio torinese e biellese. In prima linea figura il Collettivo If, un team multidisciplinare di creative legate dalla passione verso la sostenibilità ambientale, la società, i diritti umani e la sperimentazione digitale. Come riportato nel sito, il gruppo si dedica all’ideazione e all’organizzazione di mostre d’arte e di eventi artistico-culturali e fra i loro obiettivi figura la promozione di artisti emergenti e la sensibilizzazione su tematiche contemporanee di rilievo, attraverso la progettazione di allestimenti immersivi, percorsi laboratoriali e team building innovativi. Le altre realtà* coinvolte sono le seguenti: Cittadellarte – Fondazione Pistoletto; Ok Bio, un brand che propone una linea alternativa di prodotti monouso compostabili per la ristorazione in sintonia con le nuove normative europee; PAV – Parco Arte Vivente, un Centro sperimentale d’arte contemporanea, un luogo d’incontro e di esperienze di laboratorio rivolte al dialogo tra arte e natura, biotecnologie ed ecologia, tra pubblico e artisti; Accademia Albertina, storica Accademia di Belle Arti di Torino, che offre corsi didattici nel campo delle Belle Arti, nuove tecnologie e valorizzazione del patrimonio artistico; Espronceda – Institute for Art&Culture, un innovativo centro di produzione artistica contemporanea fondato nel 2013 a Barcellona, che offre una piattaforma internazionale e un ambiente multidisciplinare per artisti, curatori e coloro che credono nell’importanza dell’arte, della cultura e dell’educazione.

I premiati – Against the Tide
La giuria, a febbraio, ha proclamato due vincitori e una menzione speciale. Uno dei due filmati selezionati è Against the Tide di Riccardo Grando e Giacomo Graziano, che mettono in luce la storia dell’EFA – Environmental Foundation for Africa, un’associazione nata in Sierra Leone in opposizione ai drammatici eventi sociali e climatici che si sono verificati nel Paese. “Nonostante la guerra civile, durata quasi dieci anni, e una più recente epidemia d’Ebola che ha colpito migliaia di persone – si legge nell’abstract del video – l’EFA ha sempre cercato di essere a disposizione della comunità introducendo programmi ecosostenibili. Attraverso le parole del fondatore Tommy Garnett, il documentario racconta le sfide e gli eventi che si sono susseguiti a partire dal 1992 fino ad oggi”.


Un fotogramma di Against the Tide.

I premiati – Bottlefield
L’altra opera vincitrice è Bottlefield di Marta Ciolkoswka“L’essere umano – si legge nella premessa che anticipa le tematiche dell’opera – utilizza già da troppo tempo le armi per neutralizzare i suoi stessi simili, senza rendersi conto dei danni che, così facendo, provoca al pianeta e a se stesso. Negli ultimi anni, inoltre, un’invenzione nata per aiutare l’uomo nella sua vita quotidiana, sembra essere diventata, a causa dell’uso improprio e sproporzionato che se ne fa, un’arma, molto più potente di bombe e fucili, che colpisce lentamente e inesorabilmente l’intera umanità: la plastica”. Nel video l’inquadratura è sott’acqua, come se chi filma e chi vede il filmato stesse nuotando e guardando verso il cielo; ad un tratto, si iniziano ad intravedere dei tappi di bottiglia, che sempre più energicamente si poggiano sulla superficie dell’acqua. Come delle vere e proprie bombe di plastica, la scena si riempie di tappi, limitando sempre più la visuale e facendo oltrepassare sempre meno i raggi del sole. Si sente poi un frenetico frastuono, causato dalle decine di tappi che si sovrappongono gli uni agli altri e, contemporaneamente, si riesce a percepire un leggero respiro affannoso, dovuto a una sofferenza claustrofobica che sembra non lasciare nessuno scampo. Un forte boato, come se fosse un ultimo attacco finale, fa smuovere l’imponente massa di plastica verso i fondali, quando subito dopo si scorge una mano rovistare tra il cumulo di tappi, per poi scendere sempre più nel fondale per aiutarci a risalire in superficie. Con il video si sollevano quindi importanti quesiti “a cui l’essere umano – si legge nella presentazione – deve necessariamente rispondere per trovare, con solerte e tempestiva cura, soluzioni valide che possano evitare la sua definitiva estinzione”.


Un fotogramma di Bottlefield.

I premiati – Overlayed Symbiosis (menzione d’onore)
Overlayed Symbiosis di Giovanni Chiamenti riflette sul ruolo e l’agire dell’uomo all’interno del suo ecosistema, come entità definita da un complesso sistema di relazioni e interdipendenze, partendo dal concetto di ‘simpoiesi’ analizzato da Donna Haraway. “Gli esseri umani in quanto compost (concime) – viene specificato nella descrizione del video – devono coabitare e coesistere con le altre creature viventi generando parentele (making kin), ossia instaurando legami simbiotici utili a rigenerare la frattura da loro provocata con la natura. Compost è il farsi comune del mondo (worlding). Non tutti apportano lo stesso peso al suo interno, c’è chi è più ‘respons-abile’ di altri in questo incessante lavoro di composizione decomposizione. Per ‘con-vivere’ sul nostro pianeta non abbiamo bisogno di antagonismo ma di armonia; non di una visione limitata ma di multi-focalità; non di alienazione ma di simbiosi. Non c’è più alcuna differenza tra ospite e parassita”.

I premi
All’autrice di Bottlefield verrà assegnato il Premio residenza, promosso da Cittadellarte, ossia una residenza d’arte della durata di una settimana all’interno di un modulo UNIDEE; agli autori di Against The Tide, invece, andrà il Premio workshop, promosso da Parco Arte Vivente, che prevede la partecipazione a un workshop condotto dagli artisti presenti nell’art program del PAV, con la presentazione della loro opera al Parco Arte Vivente. Le due opere vincitrici insieme alla menzione d’onore Overlayed Symbiosis di Giovanni Chiamenti, verranno poi presentate in una mostra collettiva presso il centro d’arte Espronceda, Institute of Art & Culture di Barcellona e a Cittadellarte Fondazione Pistoletto durante l’evento futuro di Arte al Centro. Verranno proposti, inoltre, dei webinar (da stabilire se online o in presenza in base alla situazione Covid-19) incentrati sul tema dell’arte come motore per un futuro responsabile, che vedranno come relatori alcune figure delle realtà partner del premio. “Con i webinar – hanno affermato le creative del Collettivo If ai nostri microfoni – vogliamo indagare su quale ruolo possono avere l’arte e la cultura per determinare soluzioni orientate a un futuro più sostenibile dal punto di vista sociale ed ecologico”.


Le componenti del Colletivo If.

Il commento del Collettivo If sui vincitori
Con Alessia Gervasone (founder, progettazione e curatela), Noemi Givone Toro (founder, grafica e allestimento) e Roberta Petrone (membro dal 2018, artista e allestimento) abbiamo ripercorso le tappe del concorso. Alessia ha esordito con un’analisi delle opere vincitrici: “Against the Tide ci ha colpite molto. Propone una narrazione che mostra la storia dell’associazione EFA, spiegando come nasce, i suoi scopi sociali e facendo emergere le complessità della vita quotidiana in Sierra Leone”. Uno spaccato sociale che lascia intendere le fragilità del Paese e dei suoi abitanti. Ostacoli di varia natura, che spesso minano ai beni essenziali. Risulta quindi lapalissiano che, a fronte di certe situazioni, la sostenibilità passi in secondo piano: “Il suo video – ha continuato Noemi – ci ha colpito nel profondo. L’autore è riuscito a mostrare la vita in Sierra Leone, mostrando non solo l’emergenza sanitaria in atto, tra Coronavirus e HIV, ma facendo emergere l’impatto che le nazioni occidentali hanno in quei Paesi”. Noemi si è poi soffermata sull’altra opera vincitrice: “Mentre l’opera precedente è più didascalica, questa è più scenografica e gioca sull’emozione. I tappi colorati sull’acqua mostrati nel filmato sembrano rappresentare il nostro consumismo sfrenato. Alla fine del video ci ritroviamo sommersi sotto questo mare, colmi di tappi. Il video fa capire che se non verrà fatto nulla di concreto noi potremo metaforicamente affogare”. Alessia Gervasone ha poi illustrato le peculiarità del video che ha ricevuto la menzione: “L’opera è una serie di immagini di framework che si sovrappongono e che raccontano momenti differenti dell’espropriazione della natura dal mondo, mettendo in luce da un lato l’antropocentrismo sfrenato dell’essere umano nei confronti della natura, dall’altra la necessità urgente di creare legami zoegalitari che permettano l’instaurarsi di un equilibrio armonioso futuro di coesistenza.”.

Le relazione col Terzo Paradiso e il post concorso
Il concorso, nei suoi contenuti, ha avuto numerose affinità con l’arte di Michelangelo Pistoletto, in relazione al rapporto tra arte e sostenibilità. “Mi sento molto vicina – così Alessia – alle idee del maestro biellese. Trovo molto significativo il simbolo del Terzo Paradiso, che mette in luce la connessione armoniosa tra natura e artificio. È l’essere umano a dover mettere in dialogo questi due ambiti per creare un equilibrio. Penso che Pistoletto sia un grande pioniere e il suo pensiero si avvicina sotto alcuni aspetti a quella che è la teoria del post-umano”. Per Noemi, il simbolo trinamico ricorda la maternità: “Il Terzo Paradiso mi fa venire in mente il grembo materno. La mia impressione, anche in quest’ottica, è che vadano promossi gli atti generativi, non più distruttivi. Questa può essere la chiave di volta per il nostro pianeta”. Cosa è rimasto alle organizzatrici dell’iniziativa? “È stato interessate – ha risposto Noemi – vedere tante interpretazioni della stessa tematica. C’erano anche altri video molto interessanti, con potenziali immensi. Ero quasi dispiaciuta che ci fossero solo due vincitori”. Alle sue parole fanno eco quelle di Alessia: “Noi, come collettivo, vogliamo lavorare – ha concluso – sui temi di arte e ecologia anche attraverso open call come questa. Collaborare con fondazioni importanti che sono impegnate su questa tematica è stato molto positivo e d’ispirazione per noi”.


*Il comitato di direzione del premio era composto da due figure di ogni realtà coinvolta.