“Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”: sono parole toccanti, tratte da una poesia dell’artista e attivista peruviana Cristina Torre Cáceres, quelle che riecheggiano nelle manifestazioni organizzate per la giornata internazionale che mira all’abolizione definitiva della violenza di genere. In particolare, gli ultimi versi della poesia sono un chiaro riferimento al femminicidio, culmine delle violenze fisiche e psicologiche che quotidianamente sono praticate su donne in quanto tali, riflesso di misoginia e di sovrastrutture ideologiche patriarcali. In Italia la cronaca delle ultime settimane si è tinta di amarezza di fronte all’ennesimo omicidio, quello di Giulia Cecchettin, perpetrato dall’ex fidanzato Filippo Turetta. L’Italia intera, insieme a numerosi Paesi oltre confine, si sono stretti in un abbraccio collettivo intorno alla famiglia di Giulia, laureanda colma di sogni che non ha potuto realizzare per mano di un assassino che faceva finta di amarla, esprimendo la rabbia e l’indignazione verso un sistema che sembra non essere in grado di garantire a tutte le donne libertà e sicurezza.
È in questo clima che si sono situate numerose iniziative per amplificare la propria voce in cori contro le violenze di ogni tipo: tra queste, l’opera d’arte partecipata degli studenti del progetto ScopriAMOlaPuglia e delle classi terze del Liceo Scientifico e delle Scienze Applicate Ribezzo, di Francavilla Fontana (Brindisi), organizzata proprio sabato 25 novembre, data simbolica che marca la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Il flashmob è stato programmato con la collaborazione di Cittadellarte, nella figura del coordinatore degli ambasciatori Rebirth/Terzo Paradiso Francesco Saverio Teruzzi, che ha seguito le azioni di docenti e studenti. “Da anni la Fondazione Pistoletto è impegnata nella creazione di interventi di land art in tutto il mondo. A Michelangelo Pistoletto – si legge sul sito di ScopriAMOlaPuglia – dobbiamo il merito di aver introdotto un nuovo modello di istituzione artistica e culturale”. Teruzzi ha infatti condiviso le esperienze delle pregresse azioni, la cui icona è sempre stata il Terzo Paradiso, in grado di simboleggiare numerose questioni di attualità, soffermandosi in questa occasione sul tema della violenza di genere e sul “signal for help”, importante gesto che permette, pur restando in silenzio, di comunicare una situazione di pericolo.
Le studentesse e gli studenti hanno così coordinato e composto coreografie indossando magliette stampate artigianalmente nel laboratorio di serigrafia della scuola (peculiari perché recano simboli frutto della ricerca grafica condotta su beni culturali e archeologici del territorio). Accanto alla promozione dello slogan “no more”, che afferma la volontà che nessun’altra subisca alcun tipo di violenza, i liceali con i loro corpi hanno anche formato un Terzo Paradiso, simbolo trinamico ideato da Michelangelo Pistoletto, che rappresenta una riconfigurazione del segno matematico dell’infinito. I due cerchi esterni rappresentano le diversità e le antinomie, “il cerchio centrale – come ha illustrato il maestro – è la compenetrazione fra i due cerchi opposti e rappresenta il grembo generativo della nuova umanità”. Tra tutte le antinomie, la più significativa è quella tra “io” e “tu”, al cui centro sorge il “noi”: il pronome personale incarna amore, collaborazione, partecipazione, qualità che si declinano nella responsabilità. È proprio quest’ultima a essere stata sollecitata nelle nuove generazioni grazie all’opera d’arte collettiva e partecipata in nome del rispetto e della solidarietà: un’azione concreta nel ricordo delle vittime di violenza e nell’impegno per la sua abolizione.
“L’‘Opera d’Arte Partecipata’ – racconta ai nostri microfoni la professoressa Francesca Speranza – si doveva svolgere all’aperto, nella Piazza della cupola più alta del Salento, invece ha piovuto e tutti ci siamo ritrovati nella palestra della scuola. Trenta ragazzi avevano già conosciuto Saverio, realizzato le grafiche, le magliette, il blog, molti altri sapevano cosa stavamo facendo. Abbiamo trascorso due, tre ore nel rimbombo della palestra e, con grande fluidità e consapevolezza rispetto all’azione, i ragazzi hanno partecipato all’opera, l’hanno vissuta nel gesto e nel significato, rimarcando il concetto che la forza dell’unione potrebbe modificare il mondo”. Il progetto, facente inoltre parte del percorso di PCTO e delle attività di educazione civica contro la violenza di genere, ha significato “un’esperienza unica – conclude la docente –, che sottolinea che i ragazzi hanno bisogno di esperienze concrete, di confronto e di condivisione; l’arte, del passato e del presente, è fondamentale per la vita di ognuno di noi anche nella relazione e nel rispetto dell’altro”.