Mercoledì 27 novembre la Sala Cervo della Fondazione Pistoletto ha accolto il pubblico di Banca Generali per assistere al talk e alla proiezione del documentario Time To Change: un’opera filmica che riassume il viaggio tra le latitudini del mondo realizzato dal fotografo Stefano Guindani, a fianco dell’antropologo Alberto Salza, con l’obbiettivo di raccontare la sostenibilità e conoscere lo stato di avanzamento dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Calano le luci e a introdurre gli spettatori al talk Time To Change è Alessandro Mauri, Sales Manager Italia Nord Ovest di Banca Generali Private, che ha saputo raccontare la visione che l’ente promotore dell’evento mantiene ogni giorno sul legame tra finanza e sostenibilità.
Perché la finanza si interessa di sostenibilità a 360 gradi sul territorio?
Con questo primo interrogativo il direttore del Journal di Fondazione Pistoletto, Luca Deias, si è rivolto al dott. Enzo Ruini, dando il via alla tavola rotonda Time To Change, composta da quattro relatori capaci di unire il mondo della finanza, della natura e della responsabilità sociale, intrecciando urgenze e visioni comuni: Enzo Ruini, Sales Manager Strategico per la Sostenibilità di Banca Generali; Alberto Salza, antropologo; Armona Pistoletto, Presidente Let Eat Bi; Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte.
“Ci sono tre termini che tra di loro hanno un filo rosso che li unisce – ha esordito Ruini – la storia, la cronaca e la finanza, e ciò che li accomuna è il tempo. La storia ci parla del passato, la cronaca del presente e la finanza del futuro. Per questo tra la finanza e l’arte ci sono delle armonie: l’attività di tutti i giorni dei nostri consulenti è anche quella di fare azioni di Education”. Il Sales Manager Strategico per la Sostenibilità di Banca Generali, ente promotore dell’evento, ha argomentato il perché oggi è necessario diffondere la consapevolezza del bisogno di realizzare un passaggio epocale come quello della transizione ecologica, sottolineando come questa abbia necessità di importanti investimenti e affermando come gli investimenti pubblici assunti non siano più sufficienti. “Ecco dunque la necessità – ha espresso Ruini – di portare capitali privati verso gli investimenti sostenibili, sviluppando sempre più il passaggio alla transizione ecologica e soprattutto portando risultati ai clienti risparmiatori di Banca Generali”.
Rivolgendosi all’antropologo Alberto Salza, Luca Deias ha chiesto di raccontare la sua esperienza con Time To Change: “Come mai ha deciso di sposare questo progetto e quale messaggio ha desiderato trasmettere?”
“Mi occupo ‘non sviluppo’– ha affermato l’antropologo – dal 1968 attraverso i 5 continenti con un grande focus sui luoghi meno sviluppati, come l’Africa e l’Asia. Time To Change nasce da un cambiamento radicale del mio lavoro, influenzato dalla proposta dal fotografo Stefano Guindani.” Il pubblico ha così potuto ascoltare i racconti dell’antropologo legati alle sue esperienze, in particolare quella in cui la protagonista fu una signora indiana di una piccola cittadina sul Brahmaputra, e di come l’incontro con il fotografo abbia portato un’inversione di rotta della sua professione. “Il mio lavoro era entrare nei conflitti, – aggiunge – nelle miserie della terra, portando consapevolezza tramite immagini. Ciò che è cambiato con ‘Time To Change’ è che lo abbiamo fatto portando anche fotografie candide. Non a caso – conclude – la protagonista è diventata quella bianca volpetta, su una riva delle isole Svalbard”.
È il turno del direttore Naldini: “Come affronta Cittadellarte – domanda Luca Deias – anche l’investimento finanziario sul fronte sostenibilità?”
Il direttore Naldini dà il benvenuto agli spettatori in sala sottolineando come, in quel preciso momento, tutto il pubblico si trovi all’interno di uno spazio ristrutturato secondo i dettagli dell’architettura sostenibile. In particolare già nel 2010 il modello di ristrutturazione di questo spazio della Fondazione Pistoletto, in cui è inclusa la Sala Cervo (sede dell’evento), fu presentato alla Biennale di Architettura di Venezia come uno dei primi esempi di ristrutturazione sostenibile.
Per rispondere alla domanda, Paolo Naldini riporta in luce una mostra di circa vent’anni fa, realizzata con i suoi famigliari e collaboratori di Cittadellarte, che portava il titolo Critique is not enough. L’esposizione presentava una serie di progetti artistici che non limitavano a rappresentare i problemi, ma bensì a sensibilizzare le persone e gli artisti stessi a mettersi in gioco nella società per affrontare e risolvere le complessità. Esemplare la storia e il progetto artistico di Rick Lowe raccontato da Naldini: “Negli Ottanta, l’artista Rick Lowe è passato dal rappresentare nei suoi murales i senzatetto in un quartiere della periferia di Houston, a far costruire più di 40 case per quelle stesse persone che non se la potevano permettere”. Questo passaggio, dalla rappresentazione alla risoluzione, è stato emblematico per un ulteriore cambiamento di paradigma riguardante l’arte e il suo ruolo e applicazione nella società, di cui Cittadellarte si fa portavoce.
A seguito il direttore di Fondazione Pistoletto ha accompagnato il pubblico in una sintetica analisi storica per comprendere l’evoluzione e l’attuale rapporto tra arte e ricchezza, tra arte e capitale, arte e potere. In conclusione ha aggiunto: “Oggi, dopo aver dichiarato guerra al pianeta, perché questo l’abbiamo fatto per almeno due secoli, abbiamo la possibilità di generare un cambiamento totale. Prima abbiamo guadagnato con la distruzione, adesso i grandi guadagni saranno nella ricostruzione, nella cura e nella rigenerazione. Non è una cosa immediata, c’è bisogno di tecnologia, di innovazione, di invenzioni, c’è bisogno di coraggio e di imprese, di capitali di industria che investano in questo”.
Alla domanda “Cittadellarte come si impegna in relazione al goal 12 dell’Agenda 2030, ossia Consumo e poduzione responsabili?“, è Armona Pistoletto, presidente di Let Eat Bi, a rispondere.
“Noi ci impegniamo su questo obbiettivo da vari anni con il progetto di Let Eat Bi – il Terzo Paradiso in terra biellese, che si realizza anche attraverso un mercatino di prodotti locali e stagionali, con appuntamento ogni mercoledì presso il cortile di Cittadellarte”. La presidente ha raccontato come il progetto, nato nel 2012 come idea e diventato concreto nel 2014, stia per compiere 10 anni di esistenza, e come per Let Eat Bi il Time To Change è ogni giorno. In conclusione, Armona Pistoletto ha aggiunto: “Con le nostre abitudini quotidiane possiamo cambiare le cose in senso molto pratico: attraverso una spesa locale, scegliendo responsabilmente gli alimenti con cui nutrirci tutti i giorni”.
“Dottor Ruini, una seconda domanda sorge spontanea“ – interviene il moderatore Luca Deias – dopo aver parlato del legame tra finanza e sostenibilità: quale ruolo può giocare la professione del consulente finanziario in questa grande transizione?“
“Come accennavo prima – ha risposto il Sales Manager di Banca Generali – il consulente fiannziario svolge un ruolo fondamentale perché il punto di contatto tra finanza e risparmiatore, e come in ogni professione si devono adeguare i termini di contenuto e di competenza, ma anche il modo di ragionare”. Ruini ha argomentato spiegando come Banca Generali abbia sviluppato un progetto con una specifica formazione sull’aspetto della sostenibilità, soffermandosi sull’aspetto dell’educazione finanziaria: “Non si può raccontare la nuova economia con le competenza della vecchia economia. Questo significa cambiare le lenti per osservare la nuova realtà“. In conclusione, ha aggiunto: “Il cambiamento esiste da quando esiste la storia dell’uomo. Nel corso del tempo cambiano l’intensità e la frequenza, ma l’uomo si porta nel cuore una grande dote, il seme della speranza e questo seme ce lo certificherà ‘Time To Change'”.
A seguito del lungo viaggio intorno al mondo a fianco di Stefano Guindani, riassunto nel docufilm Time To Change, il direttore del Journal, si rivolge all’antropologo Alberto Salza: “Che legame c’è tra antropologia, arte e finanza?”
L’antropologo Salza, uno tra i primi diffusori della parola “ecologia” negli anni ’70, ha preso parola precisando: “Lo ‘sviluppo sostenibile‘ è una frase priva di senso, perchè se non è sostenibile non è sviluppo”. Gli spettatori in sala hanno potuto assistere a un parallelismo tra l’opera Porte-Uffizi di Michelangelo Pistoletto, visitata precedentemente a Cittadellarte dall’antropologo, e la concezione sistemica dell’antropologia e della finanza. “L‘opera di Pistoletto – ha spiegato l’antropologo –, ci insegna che anche ogni azione finanziaria deve tenere conto dei molteplici collegamenti che essa ha nella società. Senza questa concezione sistemica rischiamo di fare tanti piccoli interventi che poi non riescono a interagire e interferire uno con l’altro. Sono sicuro – ha concluso – che gli artisti arrivino molto prima degli antropologi e degli scienziati in generale, perché la visione unitaria che dà un artista sul mondo prevale su qualsiasi altra concezione”.
“Focalizziamoci su Biella Città Arcipelago – interviene il moderatore passando il microfono a Paolo Naldini -, un laboratorio collaborativo di pianificazione e sviluppo territoriale orientato alla prosperità e alla creatività sostenibili del territorio biellese. Un riferimento chiave alle fondamenta di questo progetto è proprio l’Agenda 2030: in che modo connette ai 17 sdgs?”
Il direttore Naldini in merito ha raccontato come nel 2015 Cittadellarte stesse realizzando a Ginevra un’installazione monumentale del Terzo Paradiso presso il palazzo delle Nazioni Unite. “Il Terzo Paradiso è sembrato quasi un rito propiziatorio – ha asserito – in occasione della promulgazione dei 17 obbiettivi ONU che sarebbe avvenuta poco dopo”. Ma tornando a Biella, il fulcro della risposta si è concentrato sull’evoluzione di un gruppo di lavoro e di ricerca che, attraverso la mappatura e l’unione di aziende e di storie orientate agli obbiettivi dell’Agenda 2030, si è unito creando una vera e propria organizzazione che, basandosi sull’idea della città arcipelago, attualmente continua a operare seguendo la direzione degli obbiettivi ONU. “Questa è l’ispirazione di un programma che da anni procede continuando a sperimentare questo modello di azione nelle diverse parti del mondo in cui ci invitano a raccontarlo e ad applicarlo”, ha concluso il direttore di Cittadellarte.
Dopo aver affrontato la dimensione sostenibile, Luca Deias, a conclusione del talk si è rivolto ad Armona Pistoletto domandando l’apporto di Let Eat Bi sul fronte della solidarietà.
Al centro della risposta, Armona Pistoletto ha portato l’esempio di un progetto rilevante dal punto di vista territoriale quanto da quello dell’inclusione sociale: Terre AbbanDonate. “È una piattaforma che permette l’incontro di chi ha terreni che non riesce a gestire, dunque in disuso, e chi, invece, per mille motivi, non ne ha – ha raccontato Armona Pistoletto -. Creando questo incontro si permette di coltivare un terreno contribuendo al benessere ambientale e sociale. Tant’è che a seguito – ha aggiunto – , si sono sviluppati altri due progetti: ‘Permacultura’, una microcomunità che intorno all’idea della permacultura coltiva insieme e condivide i frutti del lavoro, e l’‘Orto del Piazzo‘, in cui ognuno coltiva il proprio pezzo di terra condividendo il tempo insieme a contatto con la natura“.