Viticoltura, quando la sostenibilità è nel bicchiere
Attualmente si vive in un periodo storico in cui la crisi ambientale è tra le problematiche principali che il mondo deve affrontare. Per questo motivo, il settore enologico ha deciso di fronteggiare quest’avversità attuando esso stesso un comportamento responsabile. Infatti, negli ultimi tre anni è stato rilevato un aumento del 60% di produzioni vitivinicole sostenibili che hanno come obiettivo un impatto ambientale e sociale minimo. Un investimento che richiede maggiori ricerche e studi ma che, allo stesso tempo, ha trovato un sostegno anche da parte dei consumatori, il cui 59% dichiara che i vini a tutela della natura possiedano una maggiore qualità.

Andare a cena ed ordinarsi un bicchiere di vino rosso, regalare uno spumante per festeggiare un momento significativo o essere assieme ai propri amici accompagnando i numerosi racconti ad un alternarsi di brindisi di gioia e di incoraggiamento.
Il vino è socialità, convivialità e condivisione, oltre che essere cultura e storia.
Fin dagli antichi greci, infatti, a partire dall’uva si otteneva quella che era considerata la bevanda sacra degli Dei. Sarà poi con il passare dei secoli che verranno esaltate anche le proprietà curative, simboliche e religiose del “Nettare di Bacco”, fino poi a diventare uno dei tre elementi chiave nella dieta mediterranea tutelata dall’UNESCO.
Adesso, invece, si pensi all’aumento delle emissioni di CO2 nell’aria, alla degradazione del suolo in seguito a coltivazioni irrispettose o al cambiamento climatico e a tutto ciò che ne consegue.
La prima impressione che si ha è quella di due argomenti distinti e scollegati l’un l’altro. Ciononostante, un punto in comune esiste e lo si trova non andando a considerare solamente il prodotto finale ma la produzione vinicola nella sua interezza. Il settore enologico si concentra principalmente nei luoghi in cui le condizioni climatiche sono idonee alla viticoltura. In particolare, i paesi considerati tra i maggiori produttori di vino sono l’Italia, la Francia e la Spagna. Facendo riferimento alle ultime statistiche dell’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) la quantità di vino prodotto a livello mondiale, nel 2021, si aggirava intorno ai 250 milioni di ettolitri, una quantità notevole, nonostante l’abbassamento del 6% in seguito all’avvento della pandemia. Per ottenere una tale entità di vino vi devono essere delle fasi di lavorazione industriale che vanno inevitabilmente ad avere un impatto sull’ambiente circostante.

Oggi, è ormai chiaro che le attività esercitate dall’uomo stiano sovrastando la natura portando ad un disequilibrio e alla “crisi ambientale” che il pianeta Terra sta affrontando. L’arresto di questo processo non è immediato, tuttavia, per cercare di ricreare un bilanciamento tra la natura e l’artificio, raggiungendo quello che, Michelangelo Pistoletto chiama il “Terzo Paradiso”, è necessario che ogni individuo si impegni ad assumere un comportamento responsabile. Pertanto, al fine di salvaguardare l’ambiente e la sopravvivenza umana, le scelte sostenibili devono essere attuate anche da realtà più grandi come aziende, industrie ed interi settori lavorativi.

Nel mondo dell’agricoltura, l’ambito vitivinicolo è quello maggiormente attento alla sostenibilità ambientale. Infatti, per la stagione del vino, l’attenzione verso questo tema è diventato uno dei principali obiettivi da perseguire nel presente e negli anni a venire.
Anche la 54esima edizione di Vinitaly, il Salone Internazionale del vino e dei distillati che si è tenuto a Verona dal 10 al 23 aprile 2022, ne è stata una dimostrazione. Questo evento d’importanza internazionale, che permette ai diversi produttori di confrontarsi tra di loro e di far degustare i propri prodotti, per il settimo anno consecutivo, ha deciso di inserire all’interno della fiera, un padiglione dedicato al vino biologico certificato prodotto in Italia e all’estero. In particolare, quest’anno, tramite conferenze presiedute da associazioni ambientaliste come Legambiente, il salone del vino ha voluto sollecitare le istituzioni a rendere concreta la legge sull’agricoltura biologica approvata a marzo 2022 dal Senato Italiano. L’intento principale era quindi quello di sollecitare la transizione agroecologica dei sistemi agricoli, specialmente nel settore enologico.
Attualmente, né a livello italiano, né a livello europeo esistono delle caratteristiche standardizzate che un vino deve possedere per essere definito sostenibile, poiché si parla di un concetto che presenta numerose e diverse sfaccettature. Si possono comunque definire dei requisiti fondamentali: avere un impatto sociale e ambientale minimo lavorando contemporaneamente ad un prodotto di alta qualità.
Sulla base di questi elementi distintivi, negli ultimi anni, si sono sviluppate delle certificazioni che determinano una viticoltura rispettosa dell’ambiente. Tra le principali, a livello nazionale, vi è “Viva”, avviata dal Ministero della Transizione Ecologica nel 2011, ma sono molteplici anche i protocolli promossi da associazioni locali o singole aziende attente alla propria sostenibilità.
Questi documenti, pur agendo su elementi naturali diversi, prevedono tutti l’adozione di determinati comportamenti in funzione della preservazione delle risorse naturali. Tra i principali indicatori si possono riconoscere una diminuzione dell’utilizzo di acqua nei processi di coltivazione e nelle cantine, la quasi totale eliminazione del ricorso ad agrofarmaci di sintesi che portano anche alla tutela della biodiversità e della fertilità dei suoli e la riduzione delle emissioni di gas nell’aria prodotte durante i processi industriali di lavorazione e di imballaggio.

Le motivazioni per cui un produttore di vino dovrebbe investire in una lavorazione rispettosa verso l’ambiente sono numerose. Innanzitutto, ha un ruolo fondamentale la salvaguardia del pianeta Terra dal declino verso cui si sta dirigendo a causa dell’attività dell’uomo. Inoltre, all’interno dell’emergenza ambientale che si sta vivendo, vi è la problematica della crisi climatica, la quale, ha un diretto effetto sul settore enologico. Infatti, la differenza di temperatura tra il giorno e la notte, le piogge torrenziali e i periodi di siccità hanno un impatto significativamente negativo sulla coltivazione della vite e di conseguenza sulla qualità del vino. Per di più, le cantine possono essere spinte verso il biologico anche da fattori maggiormente economici come l’aumento di un consumo più consapevole da parte degli acquirenti, tanto che, il 59% di essi vede nei vini sostenibili una qualità superiore. In aggiunta, oggi, per quanto riguarda le esportazioni, le cantine devono possedere determinate certificazioni di sostenibilità per entrare in alcuni mercati, come quello canadese, svedese o norvegese. Queste tesi spiegano il raddoppio della produzione vitivinicola sostenibile negli ultimi dieci anni e una crescita del 60% in tre anni rilevata dall’Osservatorio di Nomisma dedicato al mondo vinicolo.

È innegabile che il settore vitivinicolo stia ponendo una grande attenzione verso un lavoro in chiave sostenibile. Tuttavia, è bene ricordare che, in passato e, purtroppo, ancora oggi, in certi casi, il modello di produzione industriale utilizzato sia stato devastante per la natura. Ecco quindi, che è fondamentale continuare a investire in ricerca, formazione, campagne informative per spiegare i valori della sostenibilità e nella promozione delle pratiche a tutela dell’ambiente.