Gabriel Croso presenta “Polaris”, la mostra d’arte democratica
Lo studente del triennio di Arti Visive per la Sostenibilità Sociale dell'Accademia Unidee inaugura la sua prima personale domenica 29 ottobre a Serravalle Sesia. La mostra prevede l'esposizione di una decina di opere, tra cui acrilici su legno e tela, un'installazione totemica che rimanda ad alcuni ricordi d’infanzia e un’opera che rappresenta lo Yin e lo Yang a simboleggiare due energie opposte e necessarie. “L'Accademia - ha affermato Croso - sta potenziando la mia creatività permettendomi di vedere e pensare alle cose e alle idee in modo più aperto. Tutti i corsi seguiti e che tuttora sto seguendo hanno avuto un grande impatto su di me. Per la mostra, il tema che ho voluto esplorare è la dualità, ossia la scoperta di sé attraverso l'arte, o per meglio dire la scoperta della parte mancante di sé”.

Gabriel Croso, che frequenta il secondo anno della triennale in Arti Visive per la Sostenibilità Sociale all’Accademia Unidee di Biella, presenta a Serravalle Sesia la sua prima mostra personale, intitolata Polaris. L’inaugurazione è fissata per le 16.00 di domenica 29 ottobre, presso l’osteria Il Gufo di pietra, in corso Matteotti 96, a pochi passi dalla chiesa parrocchiale, gestita da Piero Ferrarotti, artista fotografo e Presidente dell’Associazione Culturale Guf’Art. L’esposizione una decina di opere, tra cui acrilici su legno e tela, un’installazione totemica che rimanda ad alcuni ricordi d’infanzia e un’opera che rappresenta lo Yin e lo Yang, realizzata in poliuretano espanso, a simboleggiare le due energie opposte e necessarie, che si completano a vicenda, dove l’uno dipende dall’altro. Scopriamo, con una nostra intervista, le peculiarità della mostra oltre alle ispirazioni e contaminazioni avute dall’artista grazie all’Accademia Unidee.

Cominciamo con il tuo percorso all’Accademia Unidee: Quali sono state le tue principali fonti di ispirazione per diventare un artista?
Le mie prime fonti di ispirazione che mi hanno portato a diventare artista sono iniziate dalla mia infanzia: spesso mi piaceva disegnare e creare delle storie ai disegni che realizzavo. Man mano che crescevo continuavo ad essere “legato alla creatività” e questo ha fatto in modo che proseguissi gli studi al Liceo artistico D’adda di Varallo. Poco prima che mi diplomassi ho avuto la fortuna di conoscere l’Accademia Unidee che subito mi ha affascinato.

Puoi raccontarci brevemente della tua formazione artistica presso l’Accademia? Quali sono stati i corsi o i professori che hanno avuto un impatto significativo sulla tua crescita come artista?
Per quanto riguarda la mia formazione artistica presso L’Accademia che tuttora sto ricevendo, la trovo molto importante per i numerosi spunti che arrivano dai professori e dai lavori che si realizzano all’interno dell’istituto. Questo è molto forte per me perché potenzia la mia creatività e mi permette di vedere e pensare alle cose e alle idee in modo più aperto. Tutti i corsi seguiti e che tuttora sto seguendo in questo secondo anno accademico, hanno avuto un grande impatto su di me in questa mia prima formazione artistica e anche tutti i professori hanno contribuito a questo. Un aspetto importante è il fatto che l’Accademia Unidee permette di apprendere attraverso i suoi corsi varie tecniche artistiche e arti.

Parlaci un po’ della mostra personale che inaugurerai questa domenica. Qual è il tema principale della mostra e cosa ti ha ispirato per creare queste opere?
Il tema che ho voluto esplorare all’inizio di questa mia ricerca artistica è quello della “dualità”, ossia la scoperta di sé attraverso l’arte, o per meglio dire la scoperta della parte mancante di sé. Il titolo della mostra è Polaris e lui rappresenta proprio quel lato che devo scoprire di me. Polaris appare come un uomo incappucciato di cui non si vede il volto e questo cappuccio rappresenta proprio il lato mancante di me. Certe volte realizzo dei quadri che chiamo “ribaltanti” proprio perché li strutturo in modo che si possano capovolgere e mostrare cosa è raffigurato nel lato opposto; questo capovolgimento vuole indicare all’interno di questa mia ricerca di guardare le cose non sempre per come esse appaiono, ma di cambiare lo sguardo per scoprire il segreto che celano. Altre volte realizzo un quadro senza dargli la “doppia” visuale e dopo diverso tempo guardandolo nuovamente. Ecco che Polaris, o per meglio dire la versione di me che non conosco, mi mostra che ribaltando il quadro in questionetendere, nell’immagine di copertina, ndr – scopro una nuova lettura completamente opposta al primo messaggio del quadro. Quindi questo simboleggia che nemmeno io che realizzo il quadro sono completamente a conoscenza all’inizio dei due messaggi in esso presenti. Il messaggio che la storia di Polaris vuole dire alle persone è: “C’è molto di più, scopritevi, cercatevi”, perché tutti hanno quel lato mancante da inserire nel puzzle.

Come ti sei preparato per questa mostra personale? Hai avuto sfide particolari nel processo creativo?
Per creare queste opere sono partito dal fatto che all’inizio di tutto, prima di entrare in Accademia, disegnavo copiando dei personaggi di videogiochi, ma non riuscivo mai a terminarli, in qunto diventavano “pesanti” e li abbandonavo in camera mia. Questo mi dava fastidio perché non avevo nulla che era mio come disegni o dipinti e quindi questa ricerca è partita proprio per realizzare qualcosa che sentissi mio, dentro. E come primo focus mi sono proprio concentrato su me stesso. Questa mostra è una piccola installazione con una decina di opere all’interno del ristorante “il Gufo di pietra” presente a Serravalle Sesia, locale dell’artista-fotografo Piero Ferrarotti, conosciuto grazie alla mia famiglia e curata da Benedetto Mandrone. Loro mi hanno dato una mano nel realizzarla, mettendo a disposizione il locale. Non ci sono state grandi difficoltà dal punto di vista installativo essendo comunque opere di ridotte dimensioni.

Perché la definisci come una mostra democratica?
Compito dell’artista è partire da sé, per conoscersi e poter condividere con gli altri un’arte democratica, basata sulla diffusione dell’arte tra la gente comune, senza distinzione di classe, di censo o di cultura, sottolineando la centralità del ruolo dello spettatore, che diventa parte attiva delle forme d’arte, decide cosa vedere e come vederlo. Si azzarda a parlarne. Insomma vive l’arte ed è invitato alla riscoperta. L’arte democratica è arte accessibile, l’arte aperta delle strade e delle piazze, ma anche l’arte libera ancorché chiusa nei cortili, nelle chiese e nei musei.


Gabriel Croso a Cittadellarte.

Quali tecniche artistiche prediligi nel tuo lavoro? Cosa ti affascina di più nel processo creativo?
Per quanto riguarda le tecniche del mio lavoro, utilizzo gli acrilici per dipingere su tela o pannelli di legno di scarto, ma anche altri materiali come vetri, anch’essi recuperati da un deposito, così come tessuti, legno, carta, pietre. Dal punto di vista creativo mi interessa molto come determinati materiali comunicano ciò che viene rappresentato su di essi e come lo trasmettono a noi e anche come stimolano il passaggio da un tema ad un altro della propria ricerca artistica. Questo è un passaggio di trasformazione e l’utilizzo e ricerca di diversi materiali più le tecniche che sto apprendendo in accademia progrediscono l’evoluzione artistica di ogni persona.

In che modo l’Accademia Unidee ti ha aiutato a sviluppare le tue competenze artistiche e a esprimere te stesso attraverso l’arte?
Sicuramente l’Accademia Unidee mi sta aiutando a sviluppare le competenze artistiche grazie all’apprendimento dell’arte del Maestro Michelangelo Pistoletto, delle sue opere e ovviamente dei corsi seguiti e che sto attualmente seguendo quest’anno, grazie agli insegnanti artisti che forniscono preziosi spunti e alimentano il crescere delle idee. Già dal primo anno tutto questo mi ha dato un forte stimolo di creare delle opere che sentivo dentro, tuttavia ho ancora tanto da apprendere da questa incredibile scuola.

Quali sono stati i momenti più significativi o le esperienze più formative che hai vissuto come studente presso l’Accademia?
Personalmente come studente ho vissuto a livello di esperienze in modo molto positivo la performance art: non conoscevo questo tipo di arte, è molto impegnativA anche dal punto di vista fisico e mentale, perché sentivo, facendo il corso al primo anno, che non era solo un legame di un “corpo nello spazio” che di per sé è già molto, ma anche la relazione con me stesso mentre realizzavo un’azione davanti ai miei compagni del corso di arte e moda e davanti al pubblico. Quel corso, grazie agli insegnamenti degli insegnanti artisti, mi ha aiutato moltissimo a “tenere stabile l’equilibrio interiore” e ad essere sicuro di me. Un’altra esperienza che mi ha colpito molto sono i corsi di video che abbiamo fatto e che stiamo tuttora proseguendo: mi hanno permesso di capire come si fa un filmato, come si monta e anche ad utilizzare i programmi adeguati. Dal punto di vista artistico il video mi ha fatto capire come possiamo distorcere la realtà e crearne un’altra. Comunque tutti i corsi seguiti hanno avuto un grandissimo impatto su di me. Anche scrittura creativa mi ha permesso di pensare e sviluppare delle idee per dei lavori, insomma tutti sono veramente potenti e ringrazio molto per quello che mi hanno trasmesso.

Parlando della mostra, c’è un’opera o un progetto che ti ha particolarmente emozionato o che ti rappresenta in modo speciale? Puoi condividerne i dettagli?
Per quanto riguarda un oggetto che mi ha colpito della mostra è il “totem”: questo lavoro evoca dei ricordi di infanzia e rappresenta un pezzo di legno che è fissato verticalmente su una base del medesimo materiale. la parte centrale del totem ovvero il legno verticale è lo stesso su cui ho disegnato sopra quando ero bambino e avevo fatto degli omini-guerrieri e delle figure geometriche. Ma per me la particolarità di quest’opera risiede nel fatto che la traccia del pennarello nel tempo è passata da lato a lato. Ha attraversato il pezzo di legno e ricordandomi di una lezione seguita in Accademia durante il primo anno, in cui nel corso di Plastica ornamentale ci eravamo chiesti che cosa significava il termine trasparenza, vedendo il legno che aveva assorbito col tempo la traccia del pennarello ho capito che si trattava di quel tema, che poi ho unito alla dualità dipingendo quel pezzo di legno in acrilico bianco, vedendo poi quest’ultimo che non oscurava le tracce di quando avevo disegnato da piccolo. Così su entrambi i fronti dell’asse centrale ho rappresentato sempre di bianco due sagome, rispettivamente Polaris e me; ecco, le sagome in base alla diversa luce appaiono o scompaiono. Questo per ricordare di non lasciarsi ingannare dalla prima apparenza. Ho utilizzato il colore bianco perché è quello che ho associato alla luce e al “Lasciar passare”.

Quali sono le tue aspirazioni future come artista? Hai progetti o obiettivi a lungo termine che vorresti condividere con il pubblico?
Vorrei esplorare dal punto di vista sociale come l’arte può recuperare le persone, quindi diffonderla in tutti quei luoghi dove ci sono soggetti che hanno commesso degli sbagli, come chi si trova nelle carceri o le comunità, in modo da poter aiutare le persone che hanno compreso i loro errori e desiderano dare una svolta alla loro vita. Ma anche utilizzare l’arte a scopo psicologico, aiutare gli individui che hanno problemi personali, che hanno bisogno di parlare di qualunque difficoltà, utilizzando forme di psico-arte. Poi mi piacerebbe esporre, creare delle installazioni e portare le storie di quelle persone.

Infine, cosa vorresti comunicare al pubblico che verrà a vedere la tua mostra? Quali emozioni o messaggi speri che le tue opere trasmettano?
Premetto che è una mostra piccola, con una decina di opere, ma il messaggio che vorrei dare alle persone è la riscoperta di sé, l’importanza di trovare il lato mancante, perché c’è molto di più dentro ciascuno di noi ed è quello che spero possano trasmettere alle persone le mie opere e in termini di emozioni questa ricerca vuole portare le persone a auto-sentirsi. Detto questo so che c’è ancora tanta strada che devo scoprire con l’Accademia Unidee e sono molto felice di poter sviluppare la mia ricerca al suo interno.