“Cosa succederebbe se tutti i carri armati del mondo fossero rosa e affondassero nel terreno? Se persone diverse tra loro cantassero insieme ‘Happy X-mas – War is over’ in un unico coro? O se la bomba atomica non fosse più una minaccia?”: con queste suggestive domande gli organizzatori di Via Illuminativa ripercorrono alcune delle installazioni proposte all’interno della mostra che arricchirà le vie di Bressanone fino al 7 gennaio, in occasione del periodo delle festività natalizie. Se tutto ciò succedesse, “allora, come comunità globale, saremmo probabilmente molto più vicini a quello che il filosofo Immanuel Kant considerava il nostro compito: la pace”.
Giunto alla seconda edizione, il progetto fu proposto per la prima volta nell’inverno 2020, periodo il cui caratteristico buio fu sfondo ideale per un percorso artistico di opere luminose, che diedero luce in un momento storico segnato dal Covid-19 e dall’isolamento. Quest’anno, invece, il focus è proprio la ricerca della pace e il contrasto ai conflitti che stanno distruggendo la Terra.
L’arte contemporanea, quindi, si fa portatrice di un messaggio di sensibilizzazione contro la guerra troppo diffusa nel mondo contemporaneo, anche sulla scia di uno scopo virtuoso: la valorizzazione e la promozione della pace preventiva. Questo concetto fu sviluppato da Michelangelo Pistoletto in contrapposizione alla cosiddetta “guerra preventiva”, ovvero il tentativo di respingere con le armi un’offensiva prima ancora che essa si materializzi: perché, anziché un conflitto preventivo, i governi mondiali non riflettono sulla creazione di un’armonia preventiva? Perché non si impegnano a dialogare per creare pace, anziché per vincere una guerra?
Non è la prima volta che nel comune altoatesino si parla di pace: “Già il 18 e 19 ottobre 1980 – raccontano gli organizzatori – si svolse un’iniziativa di pace. All’epoca le ‘Donne per la pace’ e il ‘Comitato per la Pace’ del Centro Culturale di Bressanone organizzarono una festa per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla corsa agli armamenti e sul militarismo, nonché sui piani militari in Alto Adige”. Nell’attualità i media raccontano quotidianamente la guerra nel mondo, la avvicinano alle sensibilità soggettive dei lettori e degli ascoltatori: la cultura, in questo contesto, può farsi spazio in un dibattito sociale, politico ed economico e può veicolare forti messaggi in opposizione alle guerre e a favore di una pace che va creata anche grazie all’arte.
Via illuminativa si propone, inserendosi nello spazio urbano di Bressanone e dialogando con gli elementi architettonici, come elemento evocativo: “L’arte che interviene nello spazio pubblico – così gli organizzatori – non rinuncia ad affrontare temi fondamentali e a fare riflettere durante il periodo natalizio. Questa nuova edizione si concentra sulla pace, con l’augurio e la speranza che la guerra in Europa finisca presto”. Si parla di Europa proprio perché, stando alla riflessione fulcro del progetto, molti Paesi europei hanno adottato “misure che anni prima sarebbero state impensabili. Tra queste, soprattutto, la fornitura di armi e l’adesione di Svezia e Finlandia nella Nato”. Questo spaventa e solleva un interrogativo: l’Europa è entrata in guerra? Dal conflitto russo-ucraino al dramma palestinese, Via illuminativa desidera proprio “illuminare” le vie che possono portare alla pace, piuttosto che quelle che contribuiscono alla guerra, percorse anche dall’Europa.
Fra le tredici installazioni visive, sonore e musicali che riempiranno le vie del centro città è presente anche un’opera che traccia il simbolo del Terzo Paradiso, nata da un progetto di Cittadellarte, Francesco Saverio Teruzzi, coordinatore degli ambasciatori Rebirth, e dell’artista Nazario Zambaldi. Il segno-simbolo di Michelangelo Pistoletto viene disegnato in modo partecipato sul terreno del vecchio cimitero, tra la cattedrale e la chiesa parrocchiale di Bressanone: ogni visitatore potrà contribuire alla realizzazione del simbolo ponendovi una “pietra del desiderio”, in modo che i contorni della sua forma crescano continuamente, “per rappresentare l’idea di pace come lavoro continuo”.