‘Panchina’, letteralmente, ‘sedile per più persone’, luogo d’incontro e sosta, è proprio questa una delle caratteristiche principali che Francesco Saverio Teruzzi (coordinatore degli ambasciatori Rebirth/Terzo Paradiso) vuole far emergere all’interno del progetto ‘100 panchine per Roma’. La panchina, simbolo di socialità ed integrità, diventa quindi protagonista di un programma molto più ampio. Il programma, nato all’interno del Rebirth Forum Roma 2019 ha visto qualche settimana fa il posizionamento della prima panchina. Di seguito l’intervista a Teruzzi, curatore del progetto.
Che valore ha per te il progetto la panchina?
Quando è nata l’idea, siamo partiti da questa domanda: come possiamo farci portatori di laboratori per la cittadinanza e come possiamo poi finanziarli? L’idea è venuta con il discorso della panchina, perché quest’ultima, a Roma assume un valore forte. Abbiamo voluto lanciare un altro messaggio chiave, quello della sostenibilità. In quest’ottica, abbiamo pensato a panchine riciclate e riciclabili al 100% così da far passare anche un messaggio ambientale molto forte in una città come Roma, in cui il problema della raccolta differenziata si vive tutti i giorni e crea molte difficoltà.
Quale impatto può avere questo progetto nella capitale?
Il fatto di aver scelto una panchina di questo tipo è intanto una novità per Roma, ci sono panchine in legno, in metallo ma di questo particolare materiale al 100% riciclato, non si erano mai viste; questo progetto ha infatti una funzione ed un impatto ambientale non indifferente, si tratta di 6 tonnellate di plastica riciclata! Nel totale si sono risparmiate 8 tonnellate di co2 che non sono state emesse nell’aria e se l’ammontare è così alto con solo 100 panchine, capiamo quindi l’entità del problema che c’è nel mondo.
Il costo per adottare una panchina era di 500 euro, questo denaro era solamente per la realizzazione della panchina o comprende anche altri progetti?
No, i 500 euro servono per riuscire a realizzare tutto il progetto: dalla realizzazione della panchina in sé, al costo dei trasporti per fare le installazioni, gli allestimenti e disallestimenti fatti finora, il costo delle targhette, ed infine i laboratori che si terranno.
Le posizioni delle panchine future saranno casuali?
Non saranno posizionate casualmente perché abbiamo un accordo con l’assessorato alla cultura di Roma, 50 panchine verranno destinate alle biblioteche della città. A inizio settembre dovrei incontrare la direttrice delle biblioteche di Roma che mi dirà dove posizionarle con esattezza. Altre panchine sono destinate alle scuole; le panchine donate da Enel vorremmo situarle fra il MAXXI e il Parco della Musica, così da creare una specie di percorso dove si vedrà la presenza maggiore delle panchine. Altre invece saranno poi collocate cercando anche di accontentare le persone che le hanno adottate. Le panchine sono anche destinate alla periferia perché le biblioteche ci permettono di andare in zone di Roma abbastanza difficili. Ad Arte al Centro, inoltre, è stata estratta a sorte la persona a cui è stata regalata la 101esima panchina.
Cosa puoi dirci a proposito della prima panchina posizionata il 14 ottobre?
Il luogo in cui è stata posizionata è pubblico, uno spazio fantastico, la panchina è inserita all’interno di un contesto suggestivo, che guarda gli scavi romani. La prima panchina, la numero 93, adottata dall’Assessorato alla Cultura di Roma, è stata posizionata nel Cortile del Dipartimento “Attività Culturali” a Piazza Campitelli. La panchina dà sul Teatro di Marcello, siamo quindi al centro di Roma, sotto al Campidoglio.
Alla luce dei risultati elettorali, come credi che si evolverà il rapporto con la politica e le istituzioni per il progetto ‘100 panchine per Roma’?
Penso che si potrà andare in continuità, 70 panchine sono già collocate e quindi non credo possono ritirare la parola. Confido nella continuità e nel fatto che si possa avere un confronto ed un dialogo. La nostra proposta non ha un colore politico, è stata presentata all’amministrazione che ha potuto scegliere se aderire o meno. Alla fine, si è capito che il progetto era apartitico e il frutto di concertazione avvenuta tra più organizzatori. Credo che possa essere un esempio da portare poi anche in altri luoghi. Spero che si capisca che dietro al progetto c’è una volontà dei cittadini di fare i cittadini e che non ha nulla a che vedere con il versante politico.
Dato che avete già fatto delle installazioni con le panchine, come hanno reagito le persone quando hanno visto le panchine sotto forma di Terzo Paradiso? Qual è stato il feedback?
Abbiamo già visto la parte più bella del lavoro: come rispondono le persone. Nell’area archeologica di Gabii c’è stato un grandissimo successo dal punto di vista istituzionale, è stata creato un percorso protetta così da poter far entrare i turisti. Per piazza di Siena invece è stato diverso, è al centro di Villa Borghese, abbiamo dovuto fare un accordo anche con il Coni, loro ci hanno dato l’autorizzazione per poter posizionare le panchine sul prato. Anche in quel caso, le persone hanno reagito bene. I bambini giocavano, le spostavano, le persone le utilizzavano. Ha funzionato il fatto che eravamo all’interno di un contesto artistico che era quello di Back to Nature, a livello scenografico il Terzo Paradiso ti colpiva. Sarà anche interessante vedere le persone che fruiranno delle panchine senza magari nemmeno sapere tutto il progetto che c’è dietro e le utilizzeranno anche in modo spontaneo; una mia speranza è che le persone, una volta sedute sulle panchine, possano accorgersi della targhetta con il QRcode ed andare a visitare il sito.
In un momento di emergenza sanitaria ed economica, come si colloca questo progetto? Che valore può avere una panchina in un momento così delicato?
Questa è stata una delle tante obiezioni che io ho avuto in questo periodo, perché chiedevamo comunque 500 euro e non è una cifra da tutti i giorni. Questo è un valore monetario che nel mondo dell’arte assume tutto un altro significato rispetto al mondo reale. Questo fa capire che quindi c’è uno scollamento molto spesso fra mondi che in realtà dovrebbero essere uniti e vicini, se non la stessa cosa. C’è stata, però, anche una redistribuzione delle risorse, ci sono state famiglie che hanno unito più persone per arrivare alla cifra. Chi se l’è potuto permettere, da un parte offre alla città una panchina, dall’altra sta anche offrendo un servizio pubblico come i laboratori. Da una parte le persone hanno speso 500 euro ma, dall’altra, hanno dato un valore culturale enorme, maggiore della cifra che è stata richiesta. Perché investire in cultura quindi? La cultura è il nostro passato, presente e futuro; senza quest’ultima non ha senso tutto il resto. Uno stato, dovrebbe quindi, per prima cosa cercare di elevare il livello culturale del proprio popolo, perché con la cultura, determinate situazioni difficili andrebbero a sparire.
Francesco Saverio Teruzzi, infine, ringrazia tutti coloro che hanno partecipato e contribuito alla riuscita del progetto. In particolare modo Enel, “se oggi noi abbiamo 100 panchine – conclude Teruzzi – è anche grazie al loro fondamentale contribuito”.