I nuovi imballaggi dei carciofi: quando lo scarto diventa biodegradabile
In un momento in cui l’attenzione al consumo della plastica inizia ad essere alta, trenta giovani scienziati provenienti da più parti del mondo, si riuniscono a Genova per dare il proprio contributo contro gli sprechi, ideando un sistema che permetta di riutilizzare gli scarti dei carciofi.

Le cifre parlano da sole: la produzione mondiale di plastica è passata da 15 milioni di tonnellate nel 1964 a 310 milioni attuali e solo il 9% viene riciclato. L’Europa da sola ne produce 60 milioni. 

La percentuale più alta di plastica si riversa nei mari, inquinando e mettendo a serio rischio la vita di diversi ecosistemi, tanto da far nascere progetti importanti da parte dei governi (ad esempio l’Inghilterra con il suo Piano Verde UK). 

Anche in Italia nascono ricerche green, volte all’intensificazione dell’utilizzo di plastica biodegradabile: l’iniziativa ha sede all’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) presso la divisione Smart Materials, è guidata da Athanassia Athanassiou ed è in collaborazione con Società Gestione Mercato di Genova (SGM) ed Ascom Confcommercio. 

L’operazione consiste nel riutilizzare gli scarti dei carciofi per crearne plastica biodegradabile, destinata al loro imballaggio ad “alveolo”, da cui creare, poi, una produzione a km 0. Si parla in questo caso di economia circolare: sfruttare al massimo gli elementi che andrebbero altrimenti indirizzati ai rifiuti, per immetterli all’interno del mercato locale e reinserirli nuovamente nella biosfera una volta utilizzati, essendo l’imballaggio 100% biodegradabile. 

Il processo che hanno sviluppato gli scienziati è semplice e replicabile a costi piuttosto contenuti: il prototipo è stato creato utilizzando i carciofi, essendo verdura di stagione, ma è applicabile ad una grande varietà di ortofrutta così da poter creare una vera filiera di imballaggi biodegradabili ed ecosostenibili. 

Un altro aspetto da considerare, però, è che la produzione di imballaggi biologici è sì una nota positiva a livello ambientale, ma porta anche ad accettare la pratica “usa e getta” solo perché biologica. Questo nulla toglie alla bontà di questa operazione, ma riporta l’attenzione sull’unica vera forma di trattamento corretto dei rifiuti: la non produzione di rifiuti!

Per ora il progetto verrà sviluppato nel contesto del mercato di Genova, ma nel frattempo ha trovato la propria vetrina all’interno della fiera berlinese Fruit Logistica, ricercando finanziamenti per essere esportato.