L’essere umano nel momento in cui sviluppa il movimento eretto e allarga le sue possibilità cognitive attraverso il linguaggio diventa ‘naturalmente’ apprensivo.
Iconograficamente siamo di fronte all’albero della conoscenza e alla sua forza provocante: prendi (mordi la mela), apprendi (le cose del mondo) e fatti apprensivo (ora sai di essere fragile, nudo e finito).
Il verbo apprendere e l’aggettivo apprensivo condividono in italiano un’arcaica radice di quell’albero.
Chi ai tempi ha veicolato questa scelta linguistica era indubbiamente dotato di un certo sense of humor.
Il significato più lontano di apprensione ci porta a risalire fino all’atto di apprendere, ovvero di prendere con la mente per capire.
Alla luce di questa definizione, l’essere apprensivo scaturisce dal fatto di sapere e poter fare previsioni, in cui si bilanciano possibilità vantaggiose e pericoli futuri. L’apprensione è un sentimento sottile, è un eccitazione, è un camminare sul confine e chi non la padroneggia rischia di cadere nell’ansia (questo è infatti il senso più comune di apprensivo oggi).
Grazie all’apprensione l’essere umano ha sviluppato l’idea di futuro. Proietto, progetto e così porto in là la catena degli avvenimenti, i fatti compiuti che verranno. Per farlo ci avvaliamo dell’immaginazione, un cingolato che muove e domina i possibili scenari futuri permettendoci di stabilire nel presente le scelte che determineranno il nostro domani.
Ritornando all’apprendimento, visualizziamo di nuovo l’iconografia della mela morsicata. L’apprendimento è un frutto da mordere, richiede infatti l’esperienza e il desiderio. Senza desiderio e senza esperienza diretta l’apprendimento non è creativo, è sterile, non produce elaborazione e visioni. Governare quest’atto di autonomia (con l’apprensione della mela dall’albero l’umanità si assume la responsabilità delle sue sorti future) richiede un profondo esercizio di equilibrio. L’esercizio di darsi delle regole (auto nomos, ovvero essere la propria disciplina).
Se l’essere umano è naturalmente portato ad apprendere fin dalla nascita per arrivare all’autonomia della scelta (la conoscenza), cosa blocca l’apprendimento spontaneo?
Proverò a fare alcune supposizioni, senza presunzione di essere esaustivo:
– un primo freno è spesso l’immobilità. La vita umana si è sviluppata nella storia ( e nella preistoria) attraverso l’apprendimento attivo. Costruire strutture di libertà coatta (dove non c’è libertà di movimento) frena l’apprendimento e il desiderio naturale e personale di ognuno.
– avere risposte a domande non sollevate non aiuta l’apprendimento
– non essere protagonisti dell’apprendimento, ovvero non essere liberi di farsi domande, ma dover rispondere sempre a interrogativi di altri, non aiuta l’apprendimento
– l’apprendimento non ha luoghi né tempi definiti, avviene comunque e al di là di tutto.
– l’apprendimento è in natura e in comunità.
– l’apprendimento non ha una morale, un costume solo. L’apprendimento apre alle morali delle differenze
– l’apprendimento è un atto di profonda libertà, è una scelta. Dove l’apprendimento è imposto non è pervasivo
– l’apprendimento è apprensivo perché non sappiamo cosa stiamo cogliendo, ciò non ostante lo cogliamo ugualmente
– l’apprendimento non spiega, ovvero non toglie la complessità della piega, ma porta avanti il ragionamento con maggiore profondità. Dove si toglie la piega, ovvero dove si spiega, si creano superfici senza appigli per ulteriori ‘prensioni’.
Ogni casa oggi è un ambiente di apprendimento per tutti noi. Proviamo ad allenare in queste giornate muovendo, fin dove possibile, il desiderio di sapere, gustondone il sapore e metabolizzandone responsabilmente e senza ansie le previsioni che ne derivano.
Quando torneremo a incontrarci avremo molte scoperte da condividere.