Next green is the political! Il nuovo green è il political, cioè la dimensione politica della vita quotidiana di ognuno di noi. In inglese si usa questa parola per distinguere il concetto dal politician, cioè la persona che svolge professione politica. Non voglio dire, infatti, che saranno i politici (certamente poi non da soli) a salvarci. Piuttosto l’impegno civico-politico di tutti e ciascuno, dall’imprenditrice al medico, dal docente allo scienziato, dalla funzionaria pubblica all’artista e in questo senso allora sì, anche il politico.
Se vent’anni fa, infatti, a Cittadellarte si coltivavano il sostenibile e la responsabilità sociale (e spesso non venivamo né capiti, né aiutati in questa coltivazione), oggi la visione che studiamo e insegniamo a Cittadellarte è il political. Esso affonda le sue radici nelle opere specchianti di Pistoletto, nella Creative Collaboration e poi nel programma (political) di Progetto Arte, del 1994. Ma fondamentali sono stati gli anni dell’Università delle Idee in cui si sono tenuti corsi come Modes of Instituting, Self-Organization, Assemble; e le nostre personali collaborazioni negli anni 2005/2015 con la Commissione Europea dove si parlava di place making, social innovation design, world making. Soprattutto, però, è nel 2012 che nasce il concetto di Demopraxia, oggi una filosofia e un metodo di social design riconosciuti. Il political emerge ovunque. Basti pensare ai movimenti dei giovani per il clima, per esempio. Oppure, ed è un caso emblematico, alla confluenza tra i movimenti americani che supportano il bilancio partecipativo e le manifestazioni del “Black Lives Matter” sulla campagna “Defund Police”¹. Phoenix (Arizona) è stato uno dei casi più evidenti, dove la riduzione di quasi 1,2 milioni di dollari di finanziamenti alla polizia locale è stata compensata dalla creazione di tre percorsi partecipativi per discutere di sicurezza e diritti umani².
Oppure al fenomeno delle B Corp e del brand activism. O agli oltre 800 Patti di Collaborazione con i cittadini siglati in centinaia di Comuni a partire dal modello elaborato da Labsus. Per l’ex Lanificio Trombetta (edificio iconico del complesso di archeologia industriale di Cittadellarte, quasi 30.000 metri quadri rigenerati per l’uso comune dei biellesi e non solo) si tratta di continuare a filare, sì, ma oggi si tratta di filare società. Cardine in questa filatura sociale è il programma di Biella Città Arcipelago Demopratico, che propone agli abitanti del territorio un laboratorio partecipato di prosperità sostenibile attraverso l’Arte della Demopraxia: a partire da una mappatura di oltre 100 soggetti impegnati concretamente per la sostenibilità (vedi UN SDG) nei diversi settori di attività, si è realizzata una mostra laboratorio che, da novembre 2020 a maggio 2021, ha accolto quasi 3000 persone e più di 30 riunioni di gruppi di lavoro e di organizzazioni autonome che in questi spazi hanno trovato la casa per sviluppare vision e piani di azione.
Tavoli di Lavoro sono attivi già su 5 temi portanti: energia, acqua, education, accoglienza e alimentazione. Per ciascuno di essi una declinazione specifica del programma ambizioso di fare del Biellese un territorio pilota di un nuova forma di urbanesimo. Si tratta di colmare la distanza tra noi cittadini e le infrastrutture del vivere insieme che, nei decenni tra gli ’80 e il 2020, sono state poste fuori dalla visione comune, dietro le quinte, nell’obscenum.
È stato per troppo tempo osceno parlare di come si coltivino le verdure o si allevino i bovini, di come si purifichino le acque degli scarichi, di come si crei e distribuisca l’elettricità, di come si organizzi la rete della promozione turistica e dell’incoming… è ora che di tutto questo riprendiamo a occuparci e preoccuparci. Non ci si improvviserà da un giorno all’altro, no. Ci serve tempo e ci serve una preparazione culturale per affrontare questa sfida. Serve una scuola. E che cosa è Cittadellarte se non questa scuola con la sua Accademia Unidee e i programmi di Residence che ogni anno accolgono oltre 100 studenti da tutto il mondo, alcuni dei quali diventano abitanti per mesi o anni del nostro territorio? Venire a studiare a Biella e a co-produrre questo nuovo modello di convivenza col pianeta è un sogno che in molti già hanno seguito, anche frequentando le altre eccellenti scuole come l’ITS TAM, l’Accademia Perosi e Città Studi. L’idea di un consorzio per un progetto Study in Biella è una realtà su cui, nel segno della Città Arcipelago Demopratico, stiamo lavorando.
I geologi ci dicono che siamo nell’Antropocene. Viene da aggiungere, in una reminiscenza trilussiana, antro po’… ce ne annamo!
Ce ne andremo, sì, se non sapremo salvarci. E per salvarci non avremo altre strada se non impegnarci, tutti, nel political.