Tutto è energia. Lo sapevamo anche prima che Putin invadesse l’Ucraina e scattassero le sanzioni. Ma ora i Paesi e i sistemi industriali e civili che dipendono dal gas russo sono sotto scacco.
Quali soluzioni propongono gli esperti? Jeremy Rifkin, già nel 2011, parlava della terza rivoluzione industriale, cioè il passaggio dai combustibili fossili alle risorse rinnovabili, ma anche dell’impiego di un “internet” delle energie e di edifici generatori: ogni cittadino da casa, dall’ufficio o da qualsiasi altro edificio potrà produrre energia da utilizzare in proprio o da condividere nel sistema a cui è collegato tutto il mondo. Come internet, anche l’energia sarà prodotta e distribuita in modo collaborativo al contrario dell’attuale sistema centralizzato e gerarchico.
Definisce Rifkin i 5 pilastri per arrivare a questo traguardo: Passaggio alle energie rinnovabili, Conversione degli edifici in centrali produttive, Idrogeno e altre tecnologie per l’immagazzinaggio di energie, Tecnologia Smart Grid, Trasporti non alimentati da combustibili fossili. Lo incontrai alla Wharton Business School of the University of Pennsylvania dove tenemmo con Michelangelo Pistoletto una conferenza sul “capitalismo sostenibile”: Rifkin e Carlo Ratti erano gli altri speaker. Michelangelo parlò del Terzo Paradiso e al Museo di Philadelphia presentavamo Cittadellarte e alcuni progetti che coniugavano arte e sostenibilità, riciclo e condivisione energetica.
Passati 11 anni, l’Unione Europea, di cui Rifkin è stato un consulente, pubblica nel 2021 la Direttiva UE 2018/2001 in materia di autoconsumo collettivo e comunità energetiche. La Deliberazione ARERA prevede inoltre che il Ministro dello Sviluppo Economico individui una tariffa incentivante per la remunerazione degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili inseriti nelle configurazioni di autoconsumo collettivo di energia rinnovabile e nelle comunità di energia rinnovabile.
Quindi, ora, i pilastri 1, 2 e 4 della terza rivoluzione industriale sono perseguibili concretamente, non è più possibile dire che siano solo utopie. In parole semplici tutto questo vuol dire che possiamo realmente trasformare la nostra casa in una centrale di produzione energetica rinnovabile e che poi possiamo metterci in connessione con altre case di un intero quartiere e scambiarci l’energia prodotta in eccesso. La possibilità di non dipendere da Putin e compagnia è meno lontana, adesso. Peccato che il Governo non abbia completato il suo compito, manca ad esempio la pubblicazione delle tariffe alle quali il surplus energetico verrà acquisito da GSE, l’Autorità pubblica competente. Quindi, è impossibile sapere il tempo di ritorno degli investimenti. Quindi è tutto bloccato!
E noi, nell’arcipelago biellese? Siamo pronti. Abbiamo invitato l’ENEL che si è innamorata del progetto Biella Città Arcipelago, riconoscendo l’innovatività di un territorio candidato alla prosperità sostenibile nel segno del Terzo Paradiso. Quindi l’azienda ha deciso di accompagnarci nella realizzazione degli impianti e nella loro gestione per realizzare le famose C.E.R., Comunità Energetiche Rinnovabili. Abbiamo ottenuto di siglare un accordo con ENEL X (che non prevede esborsi per il territorio, ma anzi ci consente di ricevere supporti materiali e finanziari da una delle aziende energetiche più grandi e sostenibili al mondo) e Unione Industriale, insieme alla Fondazione BIellezza, ovviamente con noi di Cittadellarte perché nell’ambito del progetto di Biella Città Arcipelago. In attesa delle benedette tariffe, stiamo lavorando ad aumentare la disponibilità di stazioni di ricarica per veicoli elettrici, integrando il piano che già Enerbit aveva ben avviato per il nostro territorio.
Tutto questo è il risultato del Gruppo di Lavoro dedicato all’ElettrificAzione del Biellese, formato nell’ambito delle attività che si svolgono negli spazi della mostra Biella Città Arcipelago a Cittadellarte. Ci sono altri 4 Gruppi di lavori attivi. Ne parleremo nelle prossime puntate di questa rubrica, se avrete voglia di seguirmi.
Comunque, in conclusione: Green, dice. Sì, siamo pronti a fare dei passi concreti per il Biellese Green. Come dicono li inglesi: if you’re game, we are.