“È un’occasione per parlare di cultura e cittadinanza attiva, come se fossimo ai tavoli del Rebirth Forum” con queste parole Saverio Teruzzi ha presentato il nuovo ciclo di interviste proposte nell’ambito di 10 tavoli per cento panchine e del progetto 100 panchine per Roma. Si tratta, come riportato in un nostro precedente articolo, di un progetto partecipato, socialmente utile e a basso impatto ambientale, che prevede l’installazione di cento panchine di plastica riciclata in differenti aree di Roma; ricordiamo, a questo proposito, che fino al 30 aprile è possibile effettuare una donazione – di almeno 10 euro – per le panchine collettive tramite la campagna di crowdfunding su Produzioni dal Basso. Con la serie di interventi, Saverio dà voce a vari attori del contesto romano impegnati nel Rebirth Forum di Roma e nel relativo cantiere di lavoro. Dopo le prime puntate – che hanno visto come protagonisti il curatore del Museo delle Periferie Giorgio de Finis, l’ambasciatrice Rebirth/Terzo Paradiso e fondatrice delle start-up M’AMA.SEEDS e Slow Flow Alessia Montani, la scrittrice, cantautrice e paroliera Giulia Ananìa, Elisa e Stefano Battiato dell’organizzazione di promozione sociale ‘Happy Coaching and Counseling Roma’, l’imprenditrice culturale Giovanna Caruso Fendi e lo storico dell’arte e curatore Costantino D’Orazio – vi proponiamo la settima intervista. È intervenuta, in questa occasione, Cecilia Pecorelli, direttrice di Galleria Continua Roma presso il The St. Regis.
Perché investire in cultura?
Perché vuol dire investire nel futuro. Valorizzare e conservare il patrimonio culturale significa contribuire alla creazione di un’identità collettiva. Abbiamo in Italia uno dei più importanti patrimoni culturali e artistici, e quindi penso che sia un obbligo e un dovere per ognuno di noi conservarlo, tutelarlo e soprattutto valorizzarlo.
Quale sarà il ruolo dell’arte nelle città del 2030?
Come hanno detto i capi di Galleria Continua – per cui lavoro – adesso ci troviamo su una nave in mezzo a una tempesta e stiamo provando ad uscirne. Penso che l’arte sia una delle scialuppe di salvataggio che abbiamo e che dobbiamo sfruttare. L’avvicinarsi alla comunità è una delle diverse dimensioni che ho già visto quest’anno in molti lavori degli artisti che si stanno molto più discostando da quella che è l’idea avanguardistica di rottura con i canoni per avvicinarsi invece ad un mondo al di fuori dell’arte ufficiale. Penso che ora sia importante per loro creare delle azioni su dei territori per coinvolgere la vita reale delle persone.
Una definizione per Roma e tre parole sul suo futuro.
Definire Roma è un’impresa. Roma è un grande museo, è un salotto che va attraversato in punta di piedi. Roma è stata una delle prime città occidentali ad aprirsi a diverse etnie. Oggi un vento ruffiano, che può essere il Ponentino, ha bloccato e impedito a molti Romani multiculturali come quelli di ieri di essere al passo coi tempi internazionali. Penso che sia arrivato il momento di far cambiare questo vento. Uno degli obiettivi importanti per questa città è guardarsi dentro e cercare una sinergia tra diverse realtà che abitano la capitale.
Le tre parole per guardare al futuro di Roma sono quindi sinergia, intercultura e apertura.