“È un’occasione per parlare di cultura e cittadinanza attiva, come se fossimo ai tavoli del Rebirth Forum” con queste parole Saverio Teruzzi ha presentato il nuovo ciclo di interviste proposte nell’ambito di 10 tavoli per cento panchine e del progetto 100 panchine per Roma. Si tratta, come riportato in un nostro precedente articolo, di un progetto partecipato, socialmente utile e a basso impatto ambientale, che prevede l’installazione di cento panchine di plastica riciclata in differenti aree di Roma; ricordiamo, a questo proposito, che è ancora possibile adottare una panchina cliccando qui. Con la serie di interventi, Saverio dà voce a vari attori del contesto romano impegnati nel Rebirth Forum di Roma e nel relativo cantiere di lavoro. Dopo le prime puntate – che hanno visto come protagonisti il curatore del Museo delle Periferie Giorgio de Finis, l’ambasciatrice Rebirth/Terzo Paradiso e fondatrice delle start-up M’AMA.SEEDS e Slow Flow Alessia Montani, la scrittrice, cantautrice e paroliera Giulia Ananìa, Elisa e Stefano Battiato dell’organizzazione di promozione sociale ‘Happy Coaching and Counseling Roma’, Giovanna Caruso Fendi, imprenditrice culturale, Costantino D’Orazio, storico dell’arte e curatore, Cecilia Pecorelli, direttrice di Galleria Continua Roma, e Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte – vi proponiamo la nona intervista. È intervenuto, in questa occasione, Cesare Pietroiusti, artista, presidente dell’Azienda Speciale Palaexpo e docente al master di Accademia Unidee.
Perché investire in cultura?
Perché la cultura è lo strumento più importante di emancipazione e di distribuzione della sensibilità nell’ottica di una vera giustizia condivisa che è quella del pensiero libero.
Quale sarà il ruolo dell’arte nelle città del 2030?
Secondo me non sarà molto diverso da quello che è adesso. Sarà quello di rendere possibile a tutti l’idea che possiamo pensare di usare l’esperienza per dare senso a qualunque aspetto del reale.
Una definizione per Roma e tre parole per il suo futuro.
Roma è la dimostrazione vivente della complessità e della co-abitazione delle differenze. Il futuro di Roma sta nella cultura e nel dare senso alle tensioni che esistono in questa co-abitazione.