Allarme PFAS: Greenpeace lancia un appello al Governo Italiano per la messa al bando
L'Italia, come annunciato dall'organizzazione non governativa ambientalista e pacifista, è tra i Paesi più colpiti dalla contaminazione da PFAS, sostanze chimiche che impattano sulla salute umana presenti addirittura nell'acqua. Non mancano, però, le occasioni di svolta: a livello nazionale la stessa Greenpeace ha diffuso una petizione sul tema, mentre sul piano locale Cittadellarte sta lavorando da anni sull'Osservatorio Biellese sull’acqua.

In Italia è in atto un crimine ambientale e sanitario”: inizia con questo messaggio la campagna che Greenpeace ha lanciato per porre sotto i riflettori mediatici l’emergenza PFAS. Si tratta di sostanze chimiche dannose per la salute, utilizzati dalle industrie per produrre abbigliamento, cosmetici, packaging per alimenti e in tanti altri prodotti di uso comune, che vengono riversati nei fiumi e nell’aria dove inquinano acqua e coltivazioni, arrivando fino alle nostre tavole. “I PFAS sono un gruppo di migliaia di sostanze chimiche di sintesi prodotte dalle industrie, ancora oggi ampiamente usate perché in Italia non esiste una legge che ne vieti la produzione e l’utilizzo. Introdotti sul mercato globale nel secolo scorso, hanno trovato ampia applicazione perché idrorepellenti, stabili e resistenti alle alte temperature. Una volta dispersi in natura, possono rimanere nell’ambiente per tantissimo tempo”. L’organizzazione non governativa ambientalista e pacifista ha illustrato così l’emergenza in questione, spiegando che se disperse nell’ambiente queste sostanze si degradano in tempi lunghissimi, tanto da essere chiamate “inquinanti eterni”. “Il loro uso massiccio – sottolineano – ha permesso ai PFAS di invadere ogni angolo del globo: dalle vette remote più incontaminate fino ai poli, dagli animali marini come i cetacei a ecosistemi lontani dalle attività dell’uomo, dalla pioggia fino all’acqua di rubinetto delle nostre case. E purtroppo anche il nostro corpo non è immune a questo inquinamento”.

Le conseguenze e i dati
Oggi, come reso noto da Greenpeace, i bambini possono nascere con una traccia indelebile: i PFAS nel loro sangue. Nel corpo umano queste sostanze sono state trovate nel sangue, nelle urine, nella placenta, nel cordone ombelicale e persino nel latte materno. L’esposizione ai PFAS è stata associata a una serie di effetti negativi sulla salute: problemi alla tiroide, danni al fegato e al sistema immunitario, riduzione del peso alla nascita dei neonati, obesità, diabete, elevati livelli di colesterolo e riduzione della risposta immunitaria ai vaccini, diabete gestazionale, impatto negativo sulla fertilità, oltre che alcune forme tumorali come il cancro al rene e ai testicoli. “Sono le persone fragili – così l’organizzazione –, i bambini e le donne incinte, a pagare il prezzo più alto”. Anche in Lombardia, nell’acqua destinata al consumo, sono presenti PFAS. Per rispondere alle richieste crescenti della popolazione, grazie a un’istanza di accesso agli atti, “abbiamo ottenuto i risultati di analisi fatte dai gestori e dalle autorità sanitarie lombarde – si legge nella nota di Greenpeace – su campioni di acqua destinata ad uso potabile. In circa il 6,5% del totale erano presenti PFAS con concentrazioni comprese tra 5 e 1146 nanogrammi per litro. In 32 casi erano superiori al limite della Direttiva Europea 2020/2184 che entrerà in vigore in Italia nel 2026, in 147 oltre i limiti vigenti in Danimarca mentre i limite proposti negli Stati Uniti venivano superati in 126 casi per il PFOA e in 45 casi per il PFOS. Ma non solo: in diversi casi le autorità erano al corrente da anni di questa contaminazione, eppure non risultano campagne informative rivolte alla popolazione, che non è stata quindi avvertita dei rischi a cui è esposta”.

La petizione
Per far fronte a questo allarme, Greenpeace ha lanciato una petizione che mira a mettere al bando i PFAS in Italia. Nella nostra penisola, infatti, manca un divieto per il loro utilizzo: “Benché nella maggior parte dei settori industriali esistano da anni alternative più sicure a queste sostanze, le aziende continuano a utilizzarli, continuando, impunemente, a inquinare e a mettere a rischio la nostra salute”. Nei mesi scorsi cinque nazioni europee hanno chiesto di vietare l’uso e la produzione di queste sostanze. E lo stivale? “Nonostante il nostro Paese sia teatro del più grave caso di contaminazione nel continente Europeo in alcune aree del Veneto, il Governo – viene specificato nell’appello – continua a non intervenire nel modo giusto, abbandonando la popolazione agli effetti dell’inquinamento da PFAS, compromettendo la nostra salute e quella delle future generazioni. È il momento che la politica smetta di tutelare i soli interessi di aziende inquinanti e senza scrupoli, schierandosi apertamente dalla parte della collettività per fare in modo che casi come quello in Veneto non si verifichino mai più”. La richiesta al governo è chiara: varare subito una legge che introduca il divieto dell’uso e della produzione dei PFAS in tutta Italia. È possibile firmare la petizione cliccando qui.

L’Osservatorio Biellese sull’Acqua
Non mancano, però, le buone pratiche legate all’acqua, che, (in)direttamente, potrebbero essere alleate di Greenpeace nella lotta contro i PFAS. Un esempio? Ponendo particolare attenzione agli obiettivi 4 e 14 dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite, nell’ambito del tavolo Acqua di Biella Città Arcipelago, è nato l’Osservatorio Biellese sull’acqua, grazie al contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Biella. Due anni fa, quando l’iniziativa era ancora agli arbori, il direttore di Cittadellarte Paolo Naldini l’aveva definita in un editoriale come un progetto partecipato e interdisciplinare sull’acqua. “Questo sarebbe un organismo gestionale guidato da istituzioni deputate con la partecipazione di cittadini e il contributo di artisti, dedicato a una delle infrastrutture più sensibili e vitali per il pianeta e per noi, appunto quella dedicata all’acqua, nelle sue manifestazioni più articolate, dall’acquedotto agli impianti di trattamento delle acque reflue, dalle sorgenti alle dighe, dalle risaie alla captazioni per l’attività industriale, dalle falde sotterranee ai nevai, dalle rogge a, naturalmente, i torrenti e laghi e canali, toccando la salute, l’industria, le filiera agroalimentari, lo sport, il turismo, e probabilmente ogni aspetto della vita”. Se definiamo la comunità come un “insieme di persone unite tra di loro da rapporti sociali, linguistici e morali, vincoli organizzativi, interessi e consuetudini comuni”, il tema in torno al quale si vuole ragionare è proprio quello della salute dell’acqua. Grazie alla collaborazione di Asl Biella, Cordar, CRAB, Associazione Tessile e Salute e Arpa Piemonte, Cittadellarte ha costituito un gruppo di professionisti del settore: i dati forniti dal board di esperti sono stati rielaborati e presentati al pubblico – già durante l’edizione 2023 della rassegna della Fondazione Pitoletto Arte al centro – tramite un’infografica realizzata dall’information designer Alessia Musìo. L’installazione ha permesso di porre l’attenzione sull’importanza dell’uso consapevole dell’acqua, sullo stato ambientale dei corpi idrici e sulle procedure di analisi delle acque, ma anche di immergersi nei suoni e nei rumori dell’acqua grazie all’opera sonora Watermemories di Max Casacci e alla prossimità del torrente Cervo alla mostra.


Crediti immagine di copertina: Greenpeace.