Una mostra che mette in luce le eredità e le influenze dell’Arte Povera attraverso pezzi dei suoi tredici protagonisti principali, ambientati all’interno dell’architettura unica progettata dall’architetto giapponese Tadao Ando: il riferimento è all’esposizione Arte Povera, aperta a Parigi dalla giornata odierna fino al 20 gennaio 2025 alla Bourse de Commerce, Collezione Pinault. L’iniziativa è stata concepita come un paesaggio che si attraversa e che diventa il terreno in cui si radica l’infinita poetica dell’Arte Povera e comprende più di 250 opere storiche e contemporanee, oltre a lavori che hanno tratto ispirazione da questo movimento artistico italiano degli anni ’60. La mostra, curata da Carolyn Christov-Bakargiev, spiega sia la nascita italiana che l’emanazione internazionale del movimento attraverso le opere dei tredici principali protagonisti dell’Arte Povera: Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio. L’esposizione presenta anche una cinquantina di opere storiche ed emblematiche della Collezione Pinault che sono state messe in relazione con lavori provenienti da altre prestigiose collezioni pubbliche e private.
Michelangelo Pistoletto e Carolyn Christov-Bakargiev.
Gli esordi e le connessioni
La mostra comprende, oltre al nucleo centrale delle opere dei tredici artisti legati all’Arte Povera, oggetti e documenti che ripercorrono le fasi chiave degli esordi del movimento. Nell’esposizione, i tredici artisti in mostra vengono associati a una personalità, un movimento, un’epoca o un materiale che ritiene abbia avuto una profonda influenza, da un’immagine di Giorgio De Chirico per Paolini a un dipinto di icone come un’opera di Sano di Pietro per Marisa Merz. “L’Arte Povera è generalmente definita – si legge nell’apposita nota stampa – come una tendenza artistica della fine degli anni ’60, ma la sua influenza è stata e rimane considerevole. In tutte le aree interstiziali della Borsa di Commercio, tredici artisti la cui pratica è in risonanza con l’Arte Povera estendono la propria traiettoria, da David Hammons, William Kentridge, Jimmie Durham e Anna Boghiguian negli anni ’80 a Pierre Huyghe, Grazia Toderi e Adrián Villar Rojas negli anni ’90, e a Mario Garcia Torres, Renato Leotta, Agnieszka Kurant, Otobong Nkanga, Theaster Gates e D Harding negli anni 2000. Ogni artista a suo modo si confronta e lavora attivamente con questo patrimonio”.
Crediti fotografici: Bourse de Commerce, Collezione Pinault.
La partecipazione di Michelangelo Pistoletto
La mostra si avvale di una serie di opere del fondatore di Cittadellarte, ubicate nella Galleria 3 della Bourse de Commerce. Nel ripercorrere i vari aspetti della pratica di Michelangelo Pistoletto, nello spazio si trovano sia gli Oggetti in meno sia i Quadri specchianti dell’artista, nei quali ha inserito figure umane, di oggetti e architettoniche in carte da parati e, successivamente, in serigrafie, che sono state poi applicate sulle superfici riflettenti. “Lo specchio – viene specificato nella presentazione – circonda lo spettatore e crea un tableau infinito in cui lo spettatore diventa elemento compositivo. Spinto dall’idea di una forma di utopia collettiva, Pistoletto ha concepito la sua pratica come un impegno sociale totale”. A questo proposito è per esempio presente l’opera Pace (1962-2007), realizzata durante le proteste contro la guerra in Iraq. Tra i lavori presenti citiamo anche la Venere degli stracci, il Metrocubo d’infinito e la Raggiera di specchi. Gli Oggetti in meno e il Presente – Uomo di schiena sono opere della collezione di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, mentre le altre opere del maestro sono di Collezione Pinault, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e Galleria Continua.
Michelangelo Pistoletto, Pace, 1962-2007, silkscreen on stainless steel, 250 × 125 cm. Pinault Collection.
Courtesy: Michelangelo Pistoletto e Galleria Continua.
Michelangelo Pistoletto, Color and light, 2021. Foto di Oak Taylor-Smith.
Courtesy: Michelangelo Pistoletto e Galleria Continua.
Le parole della curatrice
“A metà degli anni Sessanta, un certo numero di artisti italiani, provenienti principalmente da Torino, Genova, Bologna, Milano e Roma, hanno dato vita a un corpus di opere originale, di spirito libero, assolutamente non convenzionale e non dogmatico, che ha ampliato i domini della pittura, della scultura, del disegno e della fotografia e che ha creato le prime installazioni nella storia dell’arte, nonché opere e azioni performative. Utilizzando materiali e tecniche semplici – ha spiegato Carolyn Christov-Bakargiev – questi artisti hanno creato installazioni coinvolgendo lo spettatore nell’opera stessa. Privilegiando elementi naturali e rurali (come il suolo, le patate, la lattuga, l’acqua, il carbone, gli alberi e i corpi viventi degli animali e dell’uomo), nonché artificiali e urbani (elementi presenti nei negozi di ferramenta (piastre di acciaio inossidabile, lingotti di piombo, lampadine, travi di legno e tubi al neon), le loro opere innescano flussi di energia fisica, chimica e persino psichica, attingendo a nozioni di memoria ed emozione per coinvolgere i loro spettatori”.