Tessile e sostenibilità: un connubio possibile? Partendo dalle inchieste giornalistiche della Rai su produzione tessile, riuso e ciclo dei rifiuti, che evidenziano l’impatto ambientale dell’industria tessile e del fast fashion, un convegno ha tracciato la strada delle best practice che rendono il settore della moda italiana un’eccellenza mondiale, anche campione di sostenibilità, attraverso l’innovazione e la creatività che contraddistinguono la nostra penisola. Il riferimento è a Sustainable Fashion: Rai promote the italian way, conferenza andata in scena il 20 novembre al Padiglione Italiano nel contesto della COP29 Baku, svoltasi presso lo Stadio Olimpico di Baku dall’11 al 24 novembre 2024. “Ogni anno – questa la presentazione dell’incontro – vengono prodotti 150 miliardi di nuovi abiti, che vanno a finire sulle spiagge del Ghana, nel deserto del Cile, che ci rimangiamo sotto forma di microplastiche. E in cima alla catena, c’è uno sfruttamento incredibile di esseri umani”. Per affrontare queste tematiche è stato proposto il talk, moderato da Romana Fabrizi (Anchor Rai Tg3) che ha visto intervenire i seguenti relatori: Roberto Natale, consigliere di Amministrazione Rai (in collegamento); Alessia Marzi, autrice di Report, Rai3 (in collegamento); Jesper Wohlert, Direttore Partnership di “Humana People to People” Ong; Andrea Ghianda, Fondazione ECCO, il Think Tank Italiano per il clima; infine, attraverso un filmato, Michelangelo Pistoletto. A proposito di quest’ultimo, il maestro è stato interpellato dai microfoni Rai: l’emittente ha poi proposto una sua video-intervista, non solo durante il convegno, ma per tutta la durata della COP29.
Pistoletto, nell’intervista, si è focalizzato, in primis, su Cittadellarte, sul tema del vuoto e sul Terzo Paradiso: “È un’opera – ha spiegato – che intende essere anche una riflessione sulla sostenibilità ambientale, contrapponendo natura e artificio cercando una sintesi. Sì, i due elementi fondamentali per la nostra società attuale sono quelli che si trovano nei due cerchi laterali e sono fondamentali. Da una parte abbiamo la natura, il primo spunto della società umana, quando gli esseri umani vi erano totalmente integrati. Il secondo paradiso è quello artificiale, che è quello che abbiamo creato via via uscendo dalla natura. E questi due paradisi oggi si stanno scontrando, dopo un lungo processo della storia umana, scontrando definitivamente per il potere enorme che gli esseri umani hanno acquisito, che è un potere di meraviglioso progresso e nello stesso tempo di terribile distruzione, di degrado planetario”. Il maestro è poi passato alla Venere degli stracci, che “ci porta a riflettere anche sui nostri consumi, su quella cultura dello scarto citata tante volte da Papa Francesco, che riduce le cose e le stesse persone a oggetti di consumo da buttare via una volta che non sono più utili. La Venere degli stracci rappresenta la venerabilità, perché la parola ‘venerabile’ nasce da ‘venere’, quindi è addirittura un fatto culturale, mistico”. Pistoletto si è soffermato dunque su uno dei topic cardine veicolati dalla sua opera: “Montagne di stracci occupano le spiagge dell’Africa. È possibile dunque una moda sostenibile? Non solo è possibile ma è necessaria, perché abbiamo due elementi, uno estetico e uno pratico; quindi abbiamo bisogno che la pratica della necessità di vestire e di rappresentarci anche come esseri umani è il costume che dobbiamo ricostituire al di là della moda. Il costume come morale sociale”.
Dopo aver toccato Love Difference (“Un’opera che invita ad amare le differenze e al dialogo fra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo”), a Pistoletto è stato chiesto quale appello volesse lanciare ai ‘grandi’: “Purtroppo – ha risposto – continuiamo a vivere una guerra fratricida che è data dal desiderio di conquista massima del potere che è definito anche da quello che è il sistema economico, lo sfruttamento delle risorse naturali che viene trasformato in potere, diciamo così, di produzione energetica. Quindi dovremmo pensare che, attraverso un’idea nuova di pace che dovrebbe essere considerata come pace preventiva, non si possa uccidere un’altra persona per nessuna ragione”. Dopo un cenno alla crisi climatica, l’intervista si è conclusa con uno sguardo al futuro: “Lei ha ancora fiducia nell’umanità?”. Il maestro ha risposto senza esitazione: “Se non avessi fiducia – ha asserito – non lavorerei nella ricerca della creazione perché penso che, avendo la formula della creazione, io possa influire, possa aiutare a far capire che la formula c’è e bisogna utilizzarla. Finché non esisteva – ha concluso – c’erano scuse, adesso non ce ne sono più”.