Prendete un maestro che sta cambiando il mondo con l’arte cercando di promuovere e diffondere il concetto di pace preventiva e un cardinale cattolico impegnato a livello globale per porre i colori della pace sopra quelli della guerra. Immaginateli dialogare. Cosa potrebbe emergere dal confronto tra due figure di tale autorevolezza e caratura? La risposta non si limita a una sfera immaginifica, ma trova riscontro nella realtà: venerdì 8 settembre, nell’ambito della 27esima edizione del Festivaletteratura di Mantova, si è tenuto un incontro, moderato dal giornalista Luca Bottura, che ha visto relatori Michelangelo Pistoletto e Matteo Maria Zuppi. L’iniziativa ha anche consentito di porre sotto i riflettori gli ultimi libri dei due ospiti, ossia La formula della creazione del fondatore di Cittadellarte e Non arrendiamoci, volume del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e Walter Veltroni curato da Edoardo Camurri. Pistoletto e Zuppi, due protagonisti lontani per quel che concerne la visione religiosa, ma vicini per quella che è stata la parola o tematica chiave dell’appuntamento: la pace. La città ha risposto con un migliaio di presenti, in un talk da tutto esaurito. Il contesto è stato sfondo ideale per ospitare l’evento: la rassegna, che ha raggiunto le 65mila presenze in cinque giorni, si è rivolta soprattutto ai giovani (numerosa, a tal proposito, la partecipazione delle nuove generazioni all’incontro tra i due ospiti), puntando su un programma trasversale e con una vocazione sperimentale, rispondendo inoltre alla poliedricità degli interessi del pubblico.
Il dialogo ha preso il via con l’intervento del maestro, che ha esordito focalizzandosi sul topic chiave del confronto: “La pace, di solito è una parola che si ‘mette’ alla fine di un film di guerra. Ma noi la parola pace dobbiamo inserirla – ha sottolineato – nei titoli del film della nostra vita sulla Terra! Il lavoro per riuscirci dev’essere individuale, ossia praticare il pensiero e farlo diventare attività creativa a partire dalle scuole, per capire cos’è la virtù di creare insieme. L’artista deve lavorare sulla creazione, perché è un creativo. Ma anche l’umanità intera lo è, siamo elementi che si distinguono dalle bestie: noi siamo natura complessa, che nasce dalla capacità di creare e, infatti, abbiamo, pian piano, dato vita alla società umana. Dobbiamo dunque cercare di usare la formula della creazione per arrivare a una nuova società”. Il moderatore – che ha condotto l’incontro non risparmiando ironia e satira politica – ha poi domandato a Zuppi come ci si prepara spiritualmente e dove si trova la forza per interloquire con soggetti autori di controversie in situazioni fragili o delicate: “La pace – ha replicato il cardinale – non è mai scontata. Pistoletto ha ragione quando asserisce che bisogna prepararla. Infatti, nonostante le lezioni severe impartite dalla storia, non abbiamo imparato, anzi, abbiamo indebolito i pochi strumenti che ci eravamo dati per preservarla. Non va dimenticato che la creatività della distruzione esiste, basti considerare la varietà e la complessità di armi tecnologiche, come i droni in ambito bellico”. L’arcivescovo ha poi condiviso una possibile soluzione: “Bisogna saper tendere la mano: per fare la pace è necessario cercare di disarmare il nemico”.
Pistoletto ha poi offerto una riflessione introspettiva e linguistica: “Analizziamo l’aggettivo ‘rapace’. L’essere umano – ha spiegato – ha ereditato la rapacità, ossia la necessità di nutrirsi a spese di altre specie, come dei predatori. Ma ecco la criticità: la rapacità è passata da animale-animale a essere umano-animale fino ad umano-umano. È mostruoso! Non ne avremmo nemmeno bisogno, perché saremmo in grado di vivere senza rapacità. Quindi togliamo il ‘ra’ dalla parola e otteniamo solo pace”. Durante l’incontro si è poi discusso molto di bellezza: “Non si può non considerare – ha puntualizzato Zuppi – anche il grande mistero della bellezza del male, l’attrattività del brutto, dell’osceno. Internet ne è un esempio: per esempio la notizia o la documentazione della morte di qualcuno abitua all’oscenità, ma attrae molti utenti. È dunque molto complesso togliere il ‘ra’ dalla parola ‘rapace’ come suggeriva Michelangelo. Dobbiamo quindi abbracciare la bellezza del creatore e delle creature che sono sempre espressione dell’amore, come lo è l’atto artistico”.
Il moderatore ha poi letto il Manifesto Progetto Arte del maestro, chiedendogli se rispetto al passato oggi riuscirebbe a trovare complici per la sua pratica artistica. “Oggi sto trovando migliaia di complici – ha risposto entusiasta Pistoletto –. Con lo sviluppo del Terzo Paradiso e poi della formula della creazione sono infatti nate le ambasciate Rebirth, che sono attualmente oltre 200”. Il fondatore di Cittadellarte ha dunque messo in luce l’obiettivo del Rebirth Day ed esplicato la funzione socio-artistica del suo simbolo trinamico. Zuppi ha accompagnato le riflessioni offrendo uno sguardo al segno-simbolo: “Il Terzo Paradiso mi ricorda il Laudato si’, la seconda enciclica di Papa Francesco scritta nel suo terzo anno di pontificato: è un riferimento – ha concluso – per tutti, laici e credenti, che cerca di mettere insieme la natura e l’artificiale, che in realtà è la capacità umana”.
L’incontro è terminato con numerose domande del pubblico e con il consueto firmacopie da parte dei due moderatori. Vi proponiamo, infine, il filmato integrale del dialogo.