Michelangelo Pistoletto al Meeting Annuale degli Ambasciatori Rebirth/Terzo Paradiso
Sala Cervo, Cittadellarte, 23 marzo 2024
Moderatore: Francesco Saverio Teruzzi
Michelangelo Pistoletto
La notte la mia mente continua a pensare e a creare in base a quanto successo nei giorni precedenti o a quello che penso succederà all’indomani. Così capita che mi sveglio e per non perdere le idee ho carta e penna sul comodino e scrivo dei “pizzini”. Il pizzino di oggi è il seguente ed è per voi tutti:
“Benvenuti a casa, a Cittadellarte, che è la casa genitoriale di una grande famiglia.
Una famiglia di famiglie.
Le ambasciate sono le famiglie della grande famiglia che rigenera e riarticola la società”.
La famiglia per me è un concetto fondamentale, perché nel passato ha sempre dato significato alla società. Sia dal punto di vista culturale che economico e sociale la famiglia prima rurale e poi evoluta è sempre stata al centro del sistema organizzativo. I primi sistemi sociali sono stati fondati sulla ripresa dei principi che erano propri delle famiglie ed ecco perché sono un modello per le organizzazioni sociali.
Con il passaggio all’industria ogni persona ha trovato un proprio lavoro e un proprio stipendio, diventando di fatto autonoma.
Ma in questa autonomia si è perso il concetto di famiglia tradizionale e dello stare insieme, che i partiti han cercato di rivedere in idee e ideologie che si sostituiscono alla realtà organica della famiglia. Le ideologie sono delle famiglie, famiglie ideologiche.
Ma la realtà di oggi ci porta a riconsiderare e a rigenerare il concetto di famiglia come luogo armonioso, basato sull’amore e sul rapporto e rispetto reciproco, sul considerarsi vicendevolmente.
Armonia che ritroviamo nel concetto demopratico dove l’unione tra le persone non è basato sull’ideologia, ma sulle pratiche di tutti i giorni.
Pratiche, che fatte dalle industrie, dalle organizzazioni e dalle imprese, su uniscono alle famiglie in quelli che sono veri e propri centri di autonomia del potere. È una vera e propria politica dello stare insieme, il minimo 2 di cui è composta la famiglia, che poi si applica all’artigianato, all’agricoltura, all’industria, ecc. La ricerca della logica di un’armonia funzionale è la base stessa di un processo demopratico basato sui tavoli che oggi andremo a sviluppare. Tavoli di famiglia, tavoli di politica organica, che ci permettano di organizzarci per poi essere modello per ulteriori realtà al di fuori di questo incontro.
La Città Arcipelago ne è un esempio nel suo unire 74 comuni che compongono la Provincia e che è stata riconosciuta dall’Unesco come Città Creativa, perché anche se formalmente attribuito il riconoscimento a Biella, è l’arcipelago che può far sì di diventare un modello di famiglia che ha i propri figli sul territorio e, con le ambasciate, nella società tutta.
Il ‘benvenuto’ di Michelangelo Pistoletto agli ambasciatori Rebirth/Terzo Paradiso.
Francesco Saverio Teruzzi
Michelangelo sarò il primo a farti una domanda, seguiranno poi gli Ambasciatori del Terzo Paradiso che prenotandosi avranno la parola. Pochi giorni fa alle Nazioni Unite parlavi di ambiente, sostenibilità e pace preventiva, dando un doppio appuntamento. A breve con gli Ambasciatori delegati all’ONU per parlare di pace preventiva, termine non tanto di moda nell’ultimo periodo, e al 21 marzo 2034 per vedere se gli sforzi per la realizzazione di comunità di pratica produrranno degli effetti. Tornando a noi e al tema del Meeting Ambasciatori: costituzioni e costituente, quale futuro vedi per noi?
Michelangelo Pistoletto, Paolo Naldini, Antonio Sacco e Francesco Saverio Teruzzi.
Michelangelo Pistoletto
Per me la parte interessante comincerà oggi pomeriggio, non quando parlo io, ma quando tutti i partecipanti si siederanno intorno ai tavoli e cominceranno a dialogare, perché allora lì e allora sì comincerà la demopraxia.
Oggi ci si metterà in contatto, questo mi sembra importante, per avere un’idea di fondo su chi siamo, cosa siamo, dove andiamo, ecc.
Oggi si vedrà che gli strumenti messi in atto per la demopraxia ci riporteranno a essere una famiglia, non di sangue, ma di spirito, di connessione, di politica, di impegno e di attivazione sociale.
Una super famiglia che oggi si mette in moto su proposte e volendo anche critiche, ma su idee che possono anche essere inattese e sulle quali si possa discutere per trovare soluzioni. Prendendo il discorso dell’1+1 che si possa arrivare non solo al 3, ma anche al 4, al 5, al 6 e via dicendo per arrivare poi a quelle idee alle quali probabilmente non si può arrivare da soli o che comunque non devono essere di uno che poi le impone agli altri.
Avrei voluto tutti gli Ambasciatori qui, ma sono sicuro che chi è presente sarà di esempio e dimostrazione che è possibile trovare delle soluzioni attraverso una discussione condivisa e sana.
Davide Carnevale
Michelangelo ha detto più volte che i privati devono arrivare ad avere una funzione pubblica, ma da una parte sappiamo che per i privati non è l’obiettivo bene comune o il pubblico il loro vero obiettivo e dall’altra di quanto sia difficile per chi opera sui territori condividere spazi e contenuti anche con il pubblico, quindi la mia domanda è: come fare per mettere il bene comune al centro delle trasformazioni sociali?
Michelangelo Pistoletto e Davide Carnevale.
Michelangelo Pistoletto
Questa è una domanda molto utile perché è il concetto stesso di demopratica che risponde a questa domanda. Demo – pratica, demos è il popolo, praxis è la pratica. Dovrebbe rispondere Paolo (Naldini n.d.r.) che ha avuto l’intuizione di trovare una parola che sostituisse il concetto di potere, cratòs, in democrazia. Ognuno di noi unito a qualcun altro facendo due produce qualcosa che è la pratica del vivere, è la famiglia. Due persone che vogliono stare insieme devono prendere decisioni quotidianamente, dal chi paga la luce, al come sistemiamo le cose in casa a cosa si mangia e chi cucina. Ogni singola famiglia, come essa sia formata, è un piccolo governo.
Poi ci sono i governi delle organizzazioni, dalle minime tipo associazioni, artigiani, piccole imprese, pera arrivare alle industrie, alle organizzazioni istituzionali e internazionali. Ogni organizzazione ha una sua autonomia e ha un suo governo interno. Questi vari governi autonomi devono per forza di cose poi interagire tra loro, condividere lo spazio e il tempo, trovando degli accordi e delle regole comuni che permettano a qualsiasi livello di poter discutere di quegli argomenti che dai piccoli governi stessi vengono riconosciuti come imprescindibili. Per esempio l’energia: come in un territorio ci si procura l’energia? Perché oramai il problema energia è un problema comune. Come reperire energia pulita? Come assicurarci che sia sufficiente, efficiente e sostenibile? È dalla somma e dall’incontro dei piccoli governi che nella formula della creazione 1 e 1 uguale 3 è la somma delle intenzioni delle singole imprese che si trova nel vuoto centrale la proposta per un futuro comune.
Paolo Naldini
Quando un’organizzazione o un’impresa assume fra le proprie strategie o le proprie policies delle questioni di bene comuni, fa politica pubblica. Noi assumiamo come dato e rimaniamo legati a una dicotomia rigida che è il pubblico e il privato, ma il mondo non è così. L’aver richiamato l’Agenda 2030 come sfondo del primo Forum Demopratico nel 2015 a Cuba è stato fortemente voluto perché era una vera e propria agenda di politica pubblica, sia che fosse seguita dal governo centrale, sia da una cooperativa o associazione. Si costituiscono delle comunità di pratica (come definite negli anni novanta da Étienne Wenger) che sostanzialmente non sono il bene assoluto, anzi potrebbero essere anche contro la legge, ed è per questo che noi abbiamo creato non solo un’idea, ma un concetto, una visione e una governance. Perché nascendo in Cittadellarte l’abbiamo inserita in altri concetti e pratiche che da noi erano già parte attiva ed è per questo che, basandosi sul simbolo del Terzo Paradiso, sulla Formula della Creazione, è l’equilibrio e l’armonia che garantiscono un risultato
equilibrato dove il metodo mette sempre qualsiasi cosa a confronto con il suo opposto.
Michelangelo Pistoletto
Attenzione, alla domanda come il privato diventa pubblico, bisogno anche rispondere che il pubblico ha bisogno di ogni singolo schema privato inteso proprio come portatore di iniziativa privata. Quando ho avuto modo di dialogare con il Presidente Cubano, ho portato proprio questo esempio. Lì dove tutto è pubblico, l’assenza d’iniziativa privata fa sì che anche il pubblico resti fermo. L’iniziativa privata del singolo, unita a quella di un altro singolo epoi un terzo, un quarto e così via, automaticamente diventano politica pubblica.
Il privato che mangia il pubblico è il privato che si aggrappa all’ideologia del pubblico per solo tornaconto personale, non vuole il confronto o la ricerca di un equilibrio, vuole mantenere la posizione.
Faccio l’esempio della sanità. La sanità è un diritto pubblico, per ogni parte di qualsiasi micro-governo, ma dove c’è chi attraverso poteri partitici e ideologici vuole trarne il massimo profitto a discapito degli altri. La sanità deve essere uno degli argomenti da discutere e da mettere in discussione. Ed è la presenza di una pratica, di una metodologia, che permette di mettere in discussione qualsiasi cosa, che può portare al disinnescare questi interessi privati su un argomento di natura prettamente pubblica.
Paola Zanini
Visto che si sta parlando di pubblico e privato, che da anni mi occupo di educazione all’arte e che praticamente da poco tempo al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea abbiamo un nuovo direttore; che come me anche tanti degli Ambasciatori presenti e non abbiamo continuamente contatti con scuole e associazioni; che come sto raccontando a tutti hai recentemente presenziato all’inaugurazione all’UNESCO su Educazione e Pace con un’intervista davanti a tutti i Ministri dell’istruzione dei 194 Paesi rappresentati; mi stavo chiedendo: come possiamo in questo caso noi insieme a te fare in modo che l’istruzione, sia nel pubblico che nel privato, possano passare questi principi che tu porti avanti e noi portiamo con te, dove alla fine troviamo la parola consapevolezza che fa la differenza e che rivolgiamo a giovani e giovanissimi ma che dovrebbe essere la vera proposta attiva di quei Ministri che hai incontrato?
Michelangelo Pistoletto e Paola Zanini.
Michelangelo Pistoletto
Sappiamo che esiste un sistema arte che è completamente separato dal sistema società. Per quanto mi riguarda il tutto cambia. Esiste una volontà dell’arte e dell’artista di assumere su di sé la responsabilità sociale, che pone l’individuo in contatto con gli altri individui, per passare da un’autorialità individuale a una co-autorialità creativa.
Questo cambiamento inizia con la scuola, inizia con i bambini, inizia con le persone future che se vorranno abbracceranno la musica, le arti visive, il canto, ma che sicuramente si assumeranno delle responsabilità perché faranno parte di una società e di un’arte quotidiana, un’arte che vive e un’arte del vivere, dello stare insieme, del comunicare là dove non c’è il sistema arte e dove nell’economia reale la componente privata spesso si rischia che diventi il privare gli altri. Se questa dimensione in cui l’arte assume tutta la responsabilità che deriva dalla massima libertà dell’artista fosse già alla portata di tutti e condivisa dai Ministri di cui parlavamo prima, ecco tutto questo non servirebbe e saremmo già un bel passo avanti… e invece siamo qui.
Cristina Gabetti
Con la mia attività ho portato, come voi, l’Agenda 2030 all’attenzione del grande pubblico quando in pochissimi sapevano cosa fosse. Purtroppo siam caduti, anche molto velocemente, nell’ego, nell’ideologia e nel green washing tanto che oggi molti appiccicano l’etichetta degli SDGs a qualsiasi cosa e di questo mi sento anche un po’ responsabile. Tenendo conto di questo, per la tua esperienza, qual è lo strumento che noi Ambasciatori possiamo portare avanti nelle nostre attività per risvegliare il senso di appartenenza all’umanità e ai sistemi validi che ci danno la vita con la loro vita, cioè, andando un po’ a monte, cos’è che può risvegliare un senso di appartenenza profondo?
Michelangelo Pistoletto e Cristina Gabetti.
Michelangelo Pistoletto
Io penso che anche qui tra noi ci siano Ambasciatori e Ambasciatrici che puntano sulla natura, sullo sguardo veramente forte e potente verso la natura. La natura come l’ingrediente indispensabile per l’essere umano, così come l’altro ingrediente indispensabile che è il metaverso, cioè lo sviluppo tecnologico che ci porta fino all’intelligenza artificiale. E allora abbiamo l’intelligenza artificiale che ha fatto i suoi passi in maniera sorprendente e che dimostra il potere che ha l’essere umano dal punto di vista dell’arrivare attraverso la scienza all’intangibilità. Mentre dall’altra parte se noi non abbiamo un rapporto altrettanto potente con la natura, la parte artificiale distrugge metà di noi stessi! Dobbiamo creare questo equilibrio tra natura e artificio e questo richiede come dicevi una consapevolezza che dobbiamo insegnare ai bambini, ai ragazzi nelle scuole. Noi siamo a metà, abbiamo un potere enorme, distruttivo e costruttivo, e dobbiamo saperlo usare. L’Homo Sapiens sta lasciando il posto all’Homo Techno. Ma se l’Homo Sapiens vive grazie alla natura, l’Homo Techno si ciba dell’Homo Sapiens nel senso che ha bisogno dell’elettricità se no non potrebbe vivere. E la responsabilità sulla realtà pratica dell’esistente. Io come artista so di avere una gamba sapiens e una gamba techno, ed è sull’equilibrio delle due che posso muovermi. Non posso decidere solo per l’una o per l’altra, noi oggi siamo fatti delle due componenti alle quali non possiamo rinunciare. Una volta c’era l’agricoltura, oggi c’è la tecnologia nell’agricoltura perciò i processi accelerano e se la natura andrà in rovina non sarà da sola. noi portiamo un’accelerazione degenerativa a livelli non solo dannosi ma distruttivi. Quindi se vogliamo continuare a procedere nell’intangibile, dobbiamo lavorare con molta attenzione.
Cristina Gabetti
Ma Michelangelo Pistoletto ha una formula che ci permetta di garantire e proteggere questa incredibile meraviglia che è la vita?
Michelangelo Pistoletto
Forse ci saranno anche delle formule molto emotive per raggiungere questi risultati, ma di certo con l’educazione. Si può cambiare tutto, è già successo in passato, ma c’è bisogno di maestri, maestri che entusiasmino i giovani verso questi discorsi.
Fortunato D’Amico
Alla mia domanda avete già risposto. Ciò che è privato è sempre pubblico, il problema è come attiviamo le dicotomie. Per esempio: se hai deciso di vestirti con abiti che inquinano hai fatto una scelta tua privata che diventa pubblica in base alle tue scelte di consumo. Se c’è un consumo, c’è una produzione e qualsiasi cosa privatamente si produce ha un immediato effetto sul pubblico. Ogni gesto di un privato diventa pubblico se potenzialmente può interessare un altro privato. Privato e pubblico sono la società e se individuiamo il primo come la sola burocrazia o il secondo come ognuno che pensa per sé è lì che si crea il problema. L’attuale società schizzofrenica è diretta derivazione di questa scissione tra pubblico e privato. La dicotomia è in continuo contatto e non ha separazione e l’interazione stessa tra le parti è propriamente visibile nel Terzo Paradiso.
Michelangelo Pistoletto
Quello che hai appena detto è una perfetta sintesi di quanto fino ad ora detto, ma poi bisogna vedere come questo simbolo si possa effettivamente, attraverso un’intesa politica, applicare nella realtà. Intesa politica che si basa su di una sensibilità ego-culturale, ego-fisica ed ego culturale. E sono quelle domande che giustamente Max Casacci poneva nella canzone dei Subsonica Terzo Paradiso: “Come ti vestirai? Cosa mangerai? Cosa penserai? Come ti sposterai?”.
Queste sono le domande alle quali dobbiamo rispondere con delle prese di coscienza nelle nostre attività.
La cosa interessante è che ho incontrato il Presidente di Cuba, Diaz Canel, dove lì tutto è pubblico e noi abbiamo fatto il primo Forum nel 2015 con 100 referenti, comprese piccole organizzazioni che non venivano tenute in alcun conto. Famiglie, gruppi di famiglie, chi dedito alla pesca, chi alla agricoltura, chi alla scuole e sono venuti tutti per incontrarsi e comunicare. Io al Presidente ho parlato proprio di questo, di loro, chiedendo di renderle talmente responsabili del rapporto fra di loro da farle diventare pubbliche. Ho detto: avete un privato che può diventare pubblico modificando il rapporto nel quale il pubblico soverchia il privato. Privato che fa crescere e controlla. Privato che fa crescere e controlla dal basso, non per creare un partito in cui poi c’è un gruppo che emerge e controlla tutti, ma privato come iniziativa privata, come impulso per l’economia.
Il comunismo come partito con un capo assoluto non funziona, non può funzionare. Ed ora lo abbiamo in Russia anche se in maniera diversa. Un solo padrone. Come nel comunismo sovietico lo stesso sistema lo si può ritrovare nella Chiesa, perché nella Chiesa Cattolica Cristiana Romana c’è un solo padrone e i preti sono tutti stipendiati, sono impiegati e non esiste l’iniziativa privata. E un sistema imperiale.
Sono invece parte di una società diversa i sistemi monacali, nati anche in difesa rispetto ai sistemi centrali, così come sono i fratelli nei conventi che si ritrovano nel Capitolo con i propri rappresentanti (della cucina, dell’orto, il mercato, l’amministrazione, ecc.) delle varie parti organizzative, e lì nominano il Guardiano che pur avendo un titolo direttivo vede il valore della sua parola pari a quello di qualsiasi altro confratello quale che sia la sua funzione. Hanno addirittura rinunciato all’8 per mille per rimanere distinti dal Vaticano, certo che quest’ultimo è il titolare del copyright e il copyright è Dio, che ha un certo peso.
Fortunato D’Amico
Per concludere quanto detto da Michelangelo vorrei ricordare come in Italia come maggior punti di aggregazione figura al primo posto la Chiesa, al secondo posto il condominio. È singolare, ma è il luogo dove dal privato si passa al pubblico attraverso il discorrere e la decisione comune.
Michelangelo Pistoletto
E il condominio stesso dimostra quanto impegno ci vuole per prendere una decisione, perché tutti sono impegnati a scegliere e a decidere di un qualcosa che agirà direttamente sul singolo privato ma collettivamente pubblico. Questo è molto più difficile della centralità delegata, perché tu delegando demandi a un altro la decisione per poi riservati la facoltà anche di lamentela. La demopraxia è molto più faticosa e molto più lenta, ma se preferisci delegare, quantomeno non ti dovresti lamentare.
Jamila Campagna
Mi ha fatto molto piacere leggere questa parola: famiglia. In questi anni si sta cercando di portare avanti un discorso di superamento della società patriarcale e chiedendomi in questo schema quale potesse essere l’alternativa io l’ho individuata nella società familiare dove soprattutto ci si ritrova tutti insieme. In famiglia ci sono i bambini, gli anziani, i genitori, i fratelli, quindi in un approccio non divisivo e a compartimenti stagni, ma dove ci si aiuta e la gerarchia è data dai ruoli e dalle mansioni in maniera funzionale. E difficile trovare un altro luogo dove ci siano più realtà, persone, che fanno attività così diverse: in ufficio gli impiegati, a scuola gli studenti, in palestra gli atleti, ecc. La mia domanda è, per superare la dicotomia matriarcale patriarcale, è possibile portare il sistema famigliare nella società?
Michelangelo Pistoletto e Jamila Campagna.
Michelangelo Pistoletto
Io credo che bisogna riarticolare a livello culturale il sistema famiglia. Nel senso che le persone devono poter tornare a trovarsi a stare insieme nelle famiglie e a farlo in maniera profittevole. È un atto di creazione quello che bisogna fare per innovare il sistema famiglia. La demopraxia prevede che ci si incontri, che si possa discutere e che si sconfigga quella solitudine e quell’isolamento in cui oggi si trovano le persone. Abbiamo acquisito in autonomia, ma abbiamo perso perché siamo soli. Come prendiamo questa autonomia e la riportiamo nella tradizione? La soluzione la ritroviamo già nel simbolo trinamico, dove la famiglia è l’incontrarsi di due persone che nel cerchio centrale possono risolvere la loro possibilità di convivere attraverso un mettersi d’accordo. È un pensare che non c’è soltanto un momento dell’attrazione fisica, dell’attrazione sessuale, ma è un’attrazione culturale che è molto importante. Parlarsi, sentirsi, capirsi, produrre qualcosa di prezioso che è fondamentale per lo stare insieme. È il concetto di creazione che non vale solo per gli artisti, ma già per due persone che devono stare insieme e devono creare e mettere al mondo non solo nel caso un figlio, ma un modus vivendi.
Francesco Moneta
L’anno scorso credo che Michelangelo Pistoletto sia stato l’artista italiano più comunicato in assoluto: il compleanno, 2 mostre, il libro, l’ONU, la Venere degli stracci, praticamente una sovraesposizione mediatica di comunicazione. Sei soddisfatto? E per il 2024 che obiettivi di comunicazione ti poni?
Michelangelo Pistoletto
Sono soddisfatto perché l’intenzione di smuovere le acque stia dando dei risultati. Però questo non deve essere inteso come un successo personale, perché io sono arrivato a rappresentare con il mio lavoro lo specchio della società. Io voglio che questa società che si specchia possa trovare beneficio acquisendo consapevolezza e competenza in questo rapporto che sto sviluppando tra arte e scienza. Perché c’è la scienza all’interno di questo mio ragionamento sull’esistenza, di questo fenomeno che è all’origine dell’Universo dove ci sono due elementi spazio/tempo e massa/energia che a caso si sono uniti e hanno dato origine all’Universo. Fenomeno che continua a funzionare perennemente unendo i contrari e differenti che si combinano facendo nascere tutto ciò che esiste e poi muore e che nel frattempo ha dato vita a qualcosa d’altro. È un modo per pensare la creazione umana che deriva dall’arte, perché l’arte è creazione. Arrivare alla Formula della creazione unitamente alla base scientifica della creazione vuol dire non solo fare un atto creativo, ma offrire il concetto della creazione alla società perché tutti gli esseri umani possano attraverso l’intelligenza capire di poter vivere il mondo in maniera consapevole. La formula permette, quindi, di entrare nella società ma non solo per farne parte, ma per co-creare. Mi hanno chiesto: “Ma tu che vuoi cambiare la società con l’arte sei felice?”. Io sono felice perché mentre faccio questa operazione, lavorando, io mi sento già meglio, perché altrimenti dovrei o arrabbiarmi o sottomettermi. Se tutti facessimo qualcosa, saremmo più felici e meno arrabbiati.
Francesco Saverio Teruzzi
Solo per la precisione e per il gran lavoro profuso con il coordinamento di Alessandro Lacirasella, le mostre e le partecipazioni a mostre nel solo 2023 sono state 38.
Alberto Guggino
La mia domanda viene da una sofferenza interna dovuta al momento che viviamo di forti disequilibri. E come possiamo tornare all’equilibrio? Si parla di intelligenza artificiale e stiamo dimenticando l’intelligenza artigianale; di pubblico e privato e in Italia assistiamo alla terribile privatizzazione della sanità e i poveri stanno pagando il costo di tutto questo. Siamo nella parte ricca dell’umanità e ci fanno credere che non ci sono le risorse. Togliamo le risorse ai poveri e diamo le risorse alle armi. Si riparla di reinserire il servizio militare. Se parli di pace sei un nemico. Come recuperare questo equilibrio? La nostra costituzione è tutta costruita su pesi e contropesi proprio per creare equilibri e invece andiamo incontro a una realtà sempre più squilibrata. Cosa possiamo fare nel nostro piccolo? Quali strade indicate dai maestri seguire? E quali strade indicare ai maestri per l’educazione, per l’insegnamento ai bambini?
Michelangelo Pistoletto
Hai detto tutto tu e per questo l’applauso. Ma sai, quando abbiamo fatto il Tavolo del Mediterraneo per Amare le differenze (Love Difference n.d.r.) poi sai cosa hanno fatto? Hanno buttato a mare le differenze. Avevamo iniziato a lavorare con gruppi di artisti al di qua e al di là delle diverse frontiere del Mediterraneo. Stavano nascendo degli embrioni organizzativi, ci si impegnava, qualcosa succedeva. Però è caduto tutto con la Primavera Araba. Io non lo so, cosa possiamo fare? L’unica cosa è fare, esser felici nel farlo sapendo che davanti abbiamo dei grandi poteri contro. C’è da sperare che Paese per Paese in questa grande famiglia riusciamo a mettere insieme degli elementi che hanno poi qualche risultato pratico, perché non possiamo rimanere soltanto sulla teoria, e che questi elementi sommati poi l’uno con l’altro riescano a modificare la realtà in una democrazia pratica.
Antonio Sacco
La mia domanda è molto semplice. Rispetto al discorso pubblico e privato mi chiedevo un sacco di cose. Come incidere in maniera impersonale su quelle che sono urgenze fortissime che come si è detto dipendono anche dal saper fare e agire e dalla potenza del saper fare e agire rispetto a una dimensione, rispetto ad alcuni temi molto importanti che ci riguardano a tutti e che sono propri dei meccanismi dell’esistenza e della coesistenza con il Pianeta: l’aria, l’acqua, la terra, le risorse alimentari, l’energia; gli elementi della materia che costituiscono l’esistenza di ognuno di noi. E come ci perdiamo nell’impersonale per diventare qualcosa di veramente sacro e di non essere di nuovo elementi che hanno una piccolissima individualità e che hanno semplicemente qualcosa che ci riduce a un’esigenza di dover in qualche modo essere separati uni dagli altri. Credo che sia un tema molto importante dibattuto da sempre, cioè quello di considerarsi parte e di mantenere una differenza e sono temi talmente alti quali sono l’esistenza e quindi gli elementi che la definiscono, credo dobbiamo porci in una maniera completamente diversa. Come faccio a incidere rispetto alle istituzioni pubbliche se queste sono per la maggior parte clientelari? È un rapporto difficile, perché se non condivido l’appartenenza a un piccolo gruppo devo pormi in una dimensione diversa, spostare l’attenzione su di un qualche cosa non individuale che non si basa sul lucrare e farci soldi, ma spostare l’incidenza su un qualcosa che appartiene a tutti che è il combinare le tre intelligenze: l’intelligenza artificiale, l’intelligenza umana e quella che dimentichiamo spesso che è l’intelligenza della natura. Ristabilire l’equilibrio in qualsiasi modo è necessario proprio per farci ragionare diversamente come per esempio fanno gli alberi e le piante considerandosi una relazione. E nella relazione cosa guadagno? Ma è la relazione l’esistenza stessa. Non è qualcosa di diverso, è questa relazione. E tutta la separazione rispetto a voi è questa relazione che devo costruire, creare, spogliandomi della mia dimensione personale che devo in qualche modo condividere insieme a voi. Questo è un tema che voglio condividere insieme a voi proprio per spogliarmi di ogni personalismo e costruire qualcosa.
Michelangelo Pistoletto
Ci vogliono le regole. Parli di personalismo, ma per non cadere nel caos hai bisogno di regole. Ecco perché io credo che si debbano creare dei nuovi “insieme” da questa famiglia degli Ambasciatori, creando un nuovo concetto o costituzione. Una Costituzione con regole anche minime, le quali ti portino ad agire consapevolmente, con le capacità ottenere un movimento una circolazione che permetta di costituire un sistema, di creare una struttura politica ripetibile, che non sia valida soltanto per le persone che sono qua e che magari parlano in italiano, ma che sia estendibile alle tante Ambasciate che abbiamo nel mondo. Se noi già da oggi riusciamo a mettere insieme qualche idea sulla quale poi costruire una Costituzione condivisibile creiamo un qualche cosa che possa essere accettata anche dagli altri. Se no quello che noi facciamo nella nostra connessione finisce poi per sbriciolarsi se portato ad ampio raggio. Dobbiamo creare qualcosa di costituente.
Paolo Naldini
Francesco Remotti, antropologo, ha introdotto il concetto di “condividuo” che evidentemente implica che l’idea che l’individuo di fatto non esista, poiché ciascuno condivide la propria identità con gli altri.
Rossana Becarelli, che ho visto arrivare, ci insegna la validità scientifica e filosofica del bioma, per cui noi siamo miliardi di soggetti che convivono in un apparente unico corpo. Quindi, abbiamo ben compreso come il concetto di individuo come monade separato dagli altri, sia una nozione artificiale e fittizia.
Eppure la narrazione dominante è ancora legata alla visione che sintetizzava la Signora Thatcher quando diceva: “Non esiste la società, esistono gli individui”.
Allora noi ereditiamo queste narrazioni che sono astrazioni profondamente condizionanti – come se fossero dei software – ed è veramente difficile far funzionare la mente senza quel software o programma. Nella vita può teoricamente accadere di vivere dei momenti completamente separati dagli altri, dagli affetti e dalla comunità, ma è rarissimo, occorre che uno sia un eremita. In realtà la maggior parte di noi vive convivendo sempre con qualcun altro, in gruppi di 20 o 30 persone.
Invece, dal lato opposto, c’è l’idea della società, l’Italia, la nazione, Biella, Milano, ma nessuno incontra mai Milano o l’Italia, non esiste l’esperienza, la possibilità di incontrare la “persona Milano”. Incontriamo delle persone che fanno parte di comunità di pratica e delle situazioni. Quindi noi dobbiamo imparare ad emancipare la nostra mente da queste costruzioni ideologiche che sono funzionali a dominarci e, con questa emancipazione, costruire concetti nuovi per individuare e cogliere ciò che realmente esiste intorno a noi. Il fatto che noi viviamo sistematicamente in organizzazioni non viene normalmente ammesso né evocato, perché si teme che prendendone coscienza assumiamo il potere che invece è stato assunto dai rappresentanti delegati. Non abbiamo bisogno di delegare ogni cosa e attività della nostra vita. Certo per governare a Bruxelles manderemo un delegato, ma a Bruxelles ci andremo anche insieme alle comunità di pratica (come ad esempio a Ginevra o a La Avana andiamo con l’Opera Demopratica). Quindi, per rispondere ad Antonio, per superare le comunità di pratica “perverse” del sistema clientelare, possiamo far entrare in gioco la demopraxia e i suoi processi di connessione tra le diverse organizzazioni: le mappature, i forum e i cantieri che cosa sono se non dei sistemi per collegare processi e organizzazioni già esistenti sui territori e aumentarne la capacità d’impatto nel sistema sociale? Occorre studiare e imparare metodi, per sviluppare questa “opera” di connessione e di riunione. Ecco dunque perché una scuola. E la continua ricerca.
Michelangelo Pistoletto
Sottolineo che non si sta parlando di un sistema ideale, ma di un sistema che stiamo adottando e che deve essere attivato e riconosciuto attraverso una costituzione ufficiale e funzionante, non solo ideale. Dobbiamo creare una costituente per una costituzione dove c’è uno stato dell’arte. Oggi lo stato dell’arte non c’è ancora. Uno stato dell’arte deve essere fatto di leggi, perché senza le leggi ci lamenteremo soltanto. La demopraxia ha bisogno di leggi, perché è un sistema politico, pratico, e dobbiamo lavorare per realizzare questa costituzione.
Linda Schipani
Sistema Arte. Arte come atto di creazione. Una responsabilità per chi crea e la possibilità di rigenerare attraverso l’arte. La mia domanda è sulla Mela reintegrata, sul come sei arrivato all’idea della mela, oggi frutto quasi scontato da rappresentare, ma da un significato storicamente importante?
Michelangelo Pistoletto
La Mela reintegrata è un simbolo che nasce dall’idea del Terzo Paradiso. Il primo paradiso è quello con la mela completamente integra e gli esseri umani completamente integrati con la natura, esseri totalmente naturali. Poi sono diventati esseri artificiali quando hanno dato il morso alla mela. A noi viene subito in mente la Bibbia, ma la Bibbia descrive con immagini dei momenti rappresentativi della storia. Nel momento in cui la mela viene morsicata, nasce il concetto di peccato. E il peccato in questo caso sembra quasi una premonizione per il degrado a cui siamo riusciti a portare la natura. Avevano già intuito con il simbolo della mela morsicata che l’uomo, prendendo in mano il suo destino e il potere, avrebbe portato a conseguenze distruttive per la natura stessa. È stata un’invenzione straordinaria quella del diavolo tentatore che a forza di dire mangia la mela, mangia la mela, alla fine la si è morsicata e la mela tecnologica ha di fatto soppiantato tutto quello che c’era di naturale nella mela stessa. Un sistema naturale soppiantato da un sistema artificiale. È venuto il momento di arrivare al terzo stadio in cui si trovi un equilibrio tra le due mele naturale e artificiale. Non vogliamo tornare alla mela primitiva, nessuno di noi vuole tornare a essere la bestia, vogliamo salvare l’essere umano e per salvare l’essere umano dobbiamo essere sia natura, di cui noi siamo fatti, sia artificio di cui altrettanto ora siamo fatti. Quindi l’equilibrio è il lavoro di rigenerazione della mela rappresentato dal rammendo fatto dalla tecnologia – scienza – intelligenza umana di oggi. Ricucire il mal tolto per creare una mela nuova in cui la natura e l’artificio possano vivere equilibratamente.
Linda Schipani
Grazie, come dire: l’arte può.
Michelangelo Pistoletto
L’arte. L’artista, anche non volendo si può dire che è simbolico. Esprime e vuol dire sempre un qualcosa anche se espressa in maniera completamente astratta. L’arte vuol dire anche essere liberi, vuol dire tante cose.
Francesco Saverio Teruzzi
Grazie Michelangelo, grazie agli Ambasciatori presenti e grazie anche a tutti coloro che hanno partecipato seguendoci da remoto.