Continua, a livello globale, l’allarme cavallucci marini. Nonostante sia attiva la ‘protezione’ data dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES), volta a regolamentare il commercio internazionale di fauna e flora selvatiche a rischio, molte specie di questo pesce sono a rischio. La minaccia arriva in particolare dalla Cina, dove in molti ritengono che gli ippocampi siano potenti afrodisiaci: è usuale trovare, nei market o nei mercati, barattoli contenenti questi animali. Non si tratta di caramelle colorate, ma di cavallucci marini, catturati e uccisi per dicerie senza fondamento scientifico. L’iter che li porta ai ‘consumatori’ è spesso raccapricciante: dopo la cattura, vengono essicati e inseriti in buste di plastica, per poi essere venditi ai mercati (uno dei più fiorenti è quello di Guangzhou, a nord-ovest di Hong Kong). La specie che, tristemente, è più colpita da questo fenomeno al confine tra il commercio e il mito, è l’Hippocampus capensis. A questo proposito, i numeri sono tragici: come riportato dal WWF Italia, si stima che la medicina cinese ne impieghi ogni anno oltre 35 milioni; qualcuno preso dai mari per ‘imprigionarlo’ in un acquario, altri per la medicina appunto e, in alcuni casi, vengono addirittura venduti come souvenir.
Si tratta di un’emergenza globale che non riguarda solo lo stato asiatico: secondo l’Unione Mondiale per la conservazione della natura (IUCN), il 15% dei Syngnathidae, ovvero la famiglia che comprende cavallucci marini, pesce ago e pesce trombetta, si classifica come specie ‘quasi minacciata’ e, negli ultimi decenni, la popolazione di due specie (‘Hippocampus guttulatus’ e ‘Hippocampus hippocampus’) è drasticamente calata del 20-30%. Questi pesci, inoltre, devono far fronte anche ad altri processi che minano alle loro vite, come la pesca intensiva, l’inquinamento, le catture accidentali e lo ‘sviluppo’ costiero con il conseguente degrato degli habitat naturali.
“Questi numeri – afferma il direttore del programma di conservazione del WWF Italia, Isabella Pratesi – sono assurdi e dimostrano come siano necessarie adeguate e tempestive misure di conservazione. Il WWF lavora da tempo per la salvaguardia di questi animali sia attraverso il ‘Programma Traffic’, che tristemente deve occuparsi anche di questi straordinari organismi massacrati dal commercio illegale, sia proteggendo gli habitat marini, che oggi sono sempre più a rischio a causa dei cambiamenti climatici, sia del terribile inquinamento da plastiche che sta invadendo i nostri mari. Ma dobbiamo e possiamo ancora fare molto per proteggere questa specie”.