Il ciclone Amphan devasta il Bangladesh e l’India
Il ciclone tropicale ha colpito i due stati asiatici dal 16 al 21 maggio 2020 causando la morte di un centinaio di persone e distruggendo e allegando innumerevoli abitazioni, soprattutto in prossimità delle coste. L'avversità naturale potrebbe portare con sé, indirettamente, anche a un grave rischio: acutizzare l'emergenza Coronavirus.

Il mondo intero sta lottando contro il Covid-19. In alcuni Paesi, date le misure restrittive adottate da molti governi, si sta incominciando a intravedere la luce, in attesa di un vaccino o di una cura definitiva. Ma ancor prima di concludere questo capitolo indelebile e drammatico della pandemia, in Bangladesh e in India è sopraggiunta una nuova avversità: il ciclone Amphan. Diversamente dal Coronavirus, era stato previsto il suo arrivo e, per quanto possibile, i due Paesi si sono preparati. Ma far fronte a un’avversità di tale portata – è stata una delle tempeste più potenti mai registrate nel Golfo del Bengala che è stato classificato come ‘super ciclone’ di categoria cinque – diventa drammatico se c’è già l’emergenza Covid-19 in atto. Circa tre milioni di persone sono state evacuate (come riportato in una nota di Save The Children), ma le operazioni sono risultate complesse considerando che molti centri d’emergenza erano già stati utilizzate come strutture di isolamento e di quarantena per la pandemia.

Quello che è stato un riparo potrebbe poi rivelarsi un nuovo pericolo: i rifugi anticiclone sono affollati e potrebbero diventare focolai per la diffusione del virus. E nonostante tutte le precauzioni prese, le conseguenze sono state tragiche: un centinaio di morti tra Bangladesh e in India, con piogge e venti fino a 185 km/h che hanno abbattuto alberi, cartellonistica, semafori e soprattutto abitazioni. Non solo: le centraline elettriche sono fuori uso e diverse città sono allegate. Vicino alla costa, la situazione è ancor più delicata, con onde di 4-5 metri che hanno travolto molte aree bagnate dal Golfo del Bengala. Numerose città sono rimaste al buio. Un’oscurità che sembra toccare i confini della metafora: immaginare ciò che stanno provando le persone colpite da questa disgrazia fa venire i brividi.

Mamata Banerjee, governatore del Bengala occidentale in India, ha addirittura dichiarato ai media locali come il ciclone sia stato “un’avversità peggiore del Covid-19”, affermando di non aver mai visto “un disastro di queste proporzioni”. Come in un’ipotetica fase due del ciclone, ora le autorità e i cittadini stanno incominciando a pulire le strade e a intervenire per sistemare i danni, ove possibile. In alcune aree la ripresa sarà più lenta: in un articolo di Rai News sono state analizzate le zone più colpite, ossia i distretti indiani più esposti come 24 Parganas e Midnapore; in Bangladesh, invece, le aree più danneggiate sono quelle di Khulna e Satkhira, completamente sommerse dalle acque. Per una rinascita saranno essenziali anche i supporti esterni e, a questo proposito, l’UNICEF sta cooperando con le autorità locali e con gli altri partner umanitari per contribuire a garantire la protezione dei bambini e delle famiglie locali nelle zone più fragili. Covid-19 e ciclone Amphan: la solidarietà sarà fondamentale per combattere questa doppia emergenza e per tornare a vedere la luce in questo ennesimo capitolo buio del 2020.


Crediti foto immagini di copertina: Wikipedia.