Si celebra oggi la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, iniziativa ideata ed istituita il 5 febbraio 2014 dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market con l’Università di Bologna – Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari e con il Ministero dell’Ambiente. In quell’occasione, per iniziativa dell’agroeconomista Andrea Segrè, coordinatore Piano Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare del Ministero dell’Ambiente (PINPAS), furono convocati gli Stati generali della filiera agroalimentare italiana. Dall’anno scorso l’iniziativa si svolge con il patrocinio dei Ministeri dell’Ambiente e della salute e pone sotto i riflettori il rapporto fra gli sprechi alimentari, l’impatto ambientale e quello sulla salute dell’uomo. “L’impegno per lo sviluppo sostenibile e la prevenzione degli sprechi – ha spiegato in una nota su Spreco Zero Andrea Segrè, che dirige l’Osservatorio Waste Watcher e che ha fondato Last Minute Market – passa anche attraverso il monitoraggio dei comportamenti e quindi attraverso l’acquisizione e veicolazione dei dati. La svolta culturale, passaggio obbligato per la riduzione dello spreco alimentare domestico (che incide per i 2/3 dello spreco complessivo) richiede innanzitutto consapevolezza. Last Minute Market, realtà pionieristica nel recupero delle eccedenze, da dieci anni sensibilizza cittadini, istituzioni, scuole e stakeholders attraverso la campagna Spreco Zero”. I risultati sono stati significativi, considerando che nel 2014 un italiano su due dichiarava di buttare cibo quasi tutti i giorni, mentre nel 2019 solo l’1% degli intervistati ha affermato di sprecare alimenti nel quotidiano. “Molto resta da fare, tuttavia: lo spreco del cibo – ha aggiunto Segrè – resta saldamente in testa alla nefasta ‘hit’ degli sprechi per il 74% degli italiani. Seguono lo spreco idrico (52%), gli sprechi nella mobilità (25%), di energia elettrica (24%) e in generale legati ai propri soldi (16%)”.
L’edizione del 2021 della Giornata contro lo spreco alimentare è incentrata sull’evoluzione dei comportamenti e degli stili di vita in rapporto allo spreco alimentare dopo l’irrompere della pandemia Covid-19. In quest’ottica, l’emergenza sanitaria ed economica ha portato più di un italiano su due (55%) a ridurre gli sprechi alimentari: è questo quanto si evince da un’analisi di Coldiretti, che ha evidenziato come la pandemia abbia portato più sostenibilità nelle tavole degli italiani. Si è verificato, ad esempio, un incremento di piatti cucinati in casa dovuto anche all’aumento dei momenti di aggregazione familiare. “Il risultato – si legge nella sito di Coldiretti – è anche un più efficiente utilizzo del cibo che si traduce in una maggiore attenzione agli sprechi. Sulle tavole degli italiani sono così tornati i piatti del giorno dopo come polpette, frittate, pizze farcite, ratatouille e macedonia. Ricette che non sono solo una ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato secondo un’usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della nostra cultura enogastronomica”. La situazione sul fronte sprechi è quindi migliorata, ma la strada per arrivare a una reale sostenibilità è lontana: secondo il report di Waste Watcher gli sprechi domestici – nel 2020 – sono stati di circa 27 kg all’anno pro capite e si stima che venga buttato nella spazzatura oltre mezzo chilo di cibo come media settimanale. L’analisi riporta infine che gli alimenti deperibili sono quelli che vengono cestinati con più frequenza: frutta fresca e verdura fresca, cipolle, aglio, tuberi, insalate e pane fresco.