Il packaging dei prodotti, si sa, è spesso ingannevole. Alcune confezioni di olio o miele nei supermercati, a prima vista, danno l’impressione di essere prodotti d’eccellenza italiana. Solo prestando attenzione alle etichette si ottiene la verità, a partire dalla provenienza: leggendo con attenzione quanto scritto, spesso la bottiglia o il barattolo che teniamo fra le mani risulta confezionato a migliaia (se non di più) chilometri dal nostro Belpaese. La soluzione migliore per la nostra salute, per la sostenibilità ambientale e per l’economia locale rimane sempre la scelta territoriale, sana e stagionale. Anche all’estero conoscono le eccellenze italiane, che risultano molto richieste in ogni parte del mondo. Ma eccoci all’emergenza: c’è un cospicuo giro d’affari globale su prodotti contraffatti non Made in Italy. Coldiretti, in una nota, ha reso noto che con l’emergenza Covid e la frenata del commercio internazionale sale il rischio di falsi Made in Italy sulle tavole straniere, che hanno raggiunto l’astronomica cifra di 100 miliardi di euro, sottraendo risorse e opportunità di lavoro all’Italia. Per far fronte a questa criticità, il presidente della Coldiretti Ettore Prandini e il direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli Marcello Minenna sostengono un progetto, quello di Qualitalia Spa, “considerato strategico per le imprese che fanno del Made in Italy il pilastro della loro competitività, in particolare nel settore agroalimentare”. Insomma, una forma di sicurezza per i consumatori a tutela dei produttori italiani.
Qualitalia Spa, infatti, è una società dell’Agenzia delle dogane che offre alle imprese del Made in Italy una certificazione di qualità e italianità dei prodotti, in modo da avere uno strumento per contrastare la contraffazione e il cosiddetto ‘Italian Sounding’. Qualitalia Spa, a questo proposito, mette a disposizione delle imprese analisi dei prodotti e una certificazione su identità merceologica e provenienza da filiera produttiva nazionale italiana al 100%, attraverso la quale il consumatore all’estero ha la garanzia da parte di una autorità pubblica di non aver acquistato un prodotto contraffatto.
“Nel mondo più di due prodotti agroalimentari Made in Italy su tre sono falsi – questi i dati di Coldiretti – senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese. Un fenomeno che rischia di essere alimentato dalle misure protezionistiche degli Stati Uniti ma anche dagli stessi accordi di libero scambio siglati dall’Unione Europea che hanno di fatto liberalizzato l’uso del termine ‘Parmesan’ e di altre importanti denominazioni. A ‘taroccare’ il cibo italiano – evidenzia la Coldiretti – sono soprattutto i Paesi emergenti o i più ricchi, a partire dagli Stati Uniti”.
Negli USA addirittura il 99% dei formaggi di tipo italiano sono non sono tali, nonostante il nome e il packaging ingannevoli che richiamano chiaramente alle specialità casearie dello stato dello stivale. Sono numerosi quelle contraffatte: dalla mozzarella alla ricotta, dal Provolone all’Asiago, dal Pecorino Romano al Grana Padano, fino al Gorgonzola. Coldiretti fornisce anche una classifica a riguardo: la ‘regina’ tra le specialità non Made in Italy è la mozzarella, seguita dal cosiddetto Parmesan, dal provolone, dalla ricotta e dal Romano. “La pretesa di chiamare con lo stesso nome prodotti profondamente diversi – ha concluso la Coldiretti – è inaccettabile e rappresenta un inganno per i consumatori ed una concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori”.