Commercio, vendite record all’estero di ortofrutta Made in Italy
Coldiretti, in occasione della nascita della prima Consulta ortofrutticola a livello nazionale, ha annunciato che le vendite a livello globale di frutta e verdura della nostra penisola sono cresciute - come mai prima d'ora - dell'8%. Al contempo, però, il maltempo e l'eccessivo freddo delle ultime settimane stanno colpendo e danneggiando le coltivazioni invernali.

Formulare proposte per il rilancio e il rafforzamento del settore agricolo, dalla produzione alla manodopera, dal trasporto alla distribuzione, dai prezzi pagati agli agricoltori con la necessità di salvaguardia dalle pratiche sleali alla spesa delle famiglie per garantire un’equa distribuzione di valore lungo la filiera difendendo qualità e lavoro Made in Italy: sono questi gli obiettivi cardine della nuova Consulta ortofrutticola a livello nazionale di Coldiretti, coordinata da Sonia Ricci, manager di lungo corso del settore. “Con la Consulta – ha spiegato Ricci – abbiamo voluto creare un luogo per accogliere le istanze del mondo ortofrutticolo in modo da tradurle in soluzioni concrete ai problemi di un settore fondamentale per l’economia nazionale. Vogliamo avere un approccio pragmatico e concreto alle questioni per aiutare le aziende e rafforzare per quel legame con il consumatore nell’ottica di una cultura del cibo Made in Italy sempre più importante in tutto il mondo”. A questo proposito, una delle prime proiezioni della task force è subito risultata significativa per il panorama dell’export italiano: crescono infatti dell’8% le vendite di frutta e verdura fresca Made in Italy nel mondo, con un risultato di circa 5,7 miliardi di euro nel 2021, cifra che segna il record in valore di sempre e che “conferma la vitalità e il ruolo strategico del settore – così Coldiretti nella nota stampa dedicata – nonostante i problemi causati dal clima e dall’emergenza Covid”. La nostra penisola, come spiegato dalla maggiore associazione di agricoltura italiana, è infatti il primo produttore dell’Unione Europea di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto concerne la frutta primeggia in molte produzioni importanti, dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne.

Su questo scenario – ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – pesa il deficit logistico italiano per la carenza o la totale assenza di infrastrutture per il trasporto merci che costa al nostro Paese oltre 13 miliardi di euro con un gap che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea”. Prandini ha inoltre sottolineato l’importanza di cogliere l’opportunità del PNRR per modernizzare la logistica nazionale “potenziando i traffici di prodotti ortofrutticoli e agroalimentari – ha aggiunto – con la creazione di un sistema fortemente interconnesso tra le aree produttive e la rete infrastrutturale nazionale ed europea per massimizzare la capacità logistica a servizio del Made in Italy”. Va tenuto conto, inoltre, che il maltempo sta mettendo a rischio proprio i patrimoni naturali della nostra penisola, tra verdure e ortaggi coltivati in pieno campo: “L’arrivo del grande freddo – ha specificato la Coldiretti in una notacolpisce le coltivazioni invernali in campo come cavoli, verze, cicorie, e broccoli. Questi ultimi reggono anche temperature di qualche grado sotto lo zero ma se la colonnina di mercurio scende repentinamente o se le gelate sono troppo lunghe si verificano danni”. Questo non è l’unico all’allarme lanciato dall’associazione: “A preoccupare – viene sottolineato – è anche il balzo dei costi per il riscaldamento delle serre per la coltivazione di ortaggi e fiori che risente dell’impennata dei prezzi dei beni energetici. L’aumento record dei costi energetici, infatti, spegne le serre e mette a rischio il futuro di alcune delle produzioni più tipiche del florovivaismo come tra gli altri il ciclamino, il lilium o il ranuncolo, con il caro bollette che ha un doppio effetto negativo perché riduce il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie, ma aumenta anche i costi delle imprese particolarmente rilevanti per l’agroalimentare con l’arrivo del freddo e dell’inverno. Il costo dell’energia – conclude la Coldiretti – si riflette infatti in tutta la filiera agroalimentare e riguarda sia le attività agricole ma anche la trasformazione, la distribuzione ed i trasporti”.