Che impatto avrà il Covid-19 sui 17 obiettivi di sviluppo sostenibile? Quali sono gli SDGs danneggiati maggiormente da questa crisi? Queste sono sono alcuni dei quesiti che l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile ha affrontato a fine marzo, dando una risposta a riguardo con un’analisi articolata. Questa realtà è nata il 3 febbraio del 2016, su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma ‘Tor Vergata’, per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitarli allo scopo di realizzarne i contenuti. In linea con la propria mission, ASviS si è occupata di offrire una ‘previsione’ del mondo che verrà post-pandemia, analizzando l’attuale criticità globale in relazione al raggiungimento degli obiettivi ONU. “In primo luogo – viene specificato nella nota stampa – è stata effettuata una valutazione qualitativa della crisi sull’andamento prevedibile degli oltre 100 indicatori elementari utilizzati per elaborare gli indici compositi per i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, aggiornati al 2018 nel febbraio scorso”. La valutazione si concentra sugli effetti a breve termine della crisi (ovvero entro la fine di quest’anno), supponendo, naturalmente in linea teorica, l’eliminazione delle attuali restrizioni alla mobilità delle persone e allo svolgimento delle attività economiche entro il mese di giugno. “L’analisi – è stato specificato – è stata effettuata pesando e bilanciando diversi fattori, come la caratteristica dell’indicatore e il suo comportamento negli anni della crisi 2008-2009”.
Cosa è emerso, quindi, da questo studio? Per i Goal 1 (Povertà), 4 (Educazione), 8 (Condizione economica e occupazionale), 9 (Innovazione), 10 (Disuguaglianze) viene paventato un impatto del Coronavirus molto negativo, mentre per i Goal 7 (Sistema energetico), 11 (Città e comunità sostenibili), 13 (Lotta al cambiamento climatico) e 16 (Pace, giustizia e istituzioni solide), la previsione è più ottimistica, con un andamento definito “moderatamente positivo”. I Goal 6 (Acqua pulita), 14 (Flora e fauna acquatica) e 17 (Partnership) sarebbero quelli meno a rischio, con un impatto che dovrebbe risultare sostanzialmente nullo. Per i rimanenti 6 obiettivi di sviluppo sostenibile, invece, ASviS non è riuscita a definire una relazione tra crisi e indicatore.
Dopo questa prima analisi, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile ha anche esaminato il Decreto legge ‘Cura Italia’ e per ogni articolo ha identificato gli Obiettivi maggiormente impattati. Cosa è emerso? Che le norme del Decreto in questione riguardano soprattutto il Goal 3 (Salute e benessere) – per le numerose misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale – i Goal 8 e 9 e i Goal 1 e 10, in merito ai provvedimenti di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese. Il Goal 16, infine, viene influenzato dagli interventi sulle pubbliche amministrazioni, la continuità del servizio postale, le forze dell’ordine, la gestione della giustizia e il funzionamento degli istituti penitenziari.
“Intendiamo contribuire – ha spiegato il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini – alla riflessione sull’impatto della crisi epidemica per cercare di rispondere ai quesiti che oggi, in tutto il mondo, caratterizzano il dibattito sulle possibili conseguenze della pandemia. Presentiamo quindi le prime evidenze, insieme a una proposta elaborata con il Forum Disuguaglianze e Diversità per migliorare gli strumenti di welfare a favore dei meno tutelati, all’insegna del motto dell’Agenda 2030, ossia ‘Nessuno sia lasciato indietro’. Nelle discussioni di questi giorni (fine marzo) – ha aggiunto – alcuni si chiedono se questa crisi stimolerà il cambiamento dell’attuale modello di sviluppo nella direzione indicata dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, oppure se l’urgenza di affrontare i danni economici che la crisi produrrà dovrà prevalere su tutte le altre esigenze, privilegiando la creazione di posti di lavoro, ma trascurando gli aspetti ambientali o le potenziali disuguaglianze che le ricette economiche classiche possono causare”. Giovannini, in quest’ottica, ha dato una primo riscontro: “Noi crediamo – ha concluso – che una forte risposta alla crisi economica possa essere orientata anche alla transizione ecologica e la lotta alle disuguaglianze, perché la condizione in cui il Paese e il mondo si trovavano pochi mesi era comunque insostenibile da tutti i punti di vista”.