Sanità ed economia locali e nazionali, in questo momento storico, non solo le sole a essere in ginocchio: il Coronavirus sta attanagliando, in tutta la penisola italiana, anche la cultura e tutte le realtà che la esercitano e riflettono in ogni sua forma. Il decreto emanato domenica 8 marzo dal presidente del Consiglio dei Ministri prevede non solo la sospensione delle manifestazioni di carattere culturale, ma anche la chiusura dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura “di cui all’art. 101 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42”. Una misura drastica, così come molte altre previste dal decreto, ma che è volta alla non diffusione del contagio da COVID-19. Un modus operandi differente rispetto a quello adottato, ad esempio, dalla Gran Bretagna, ma che è teso alla tutela della salute di tutti gli Italiani. Non vanno trascurate, però, le conseguenze e le criticità a cui il settore culturale deve far fronte: in quest’ottica è stato redatto un ‘Appello Cultura‘ firmato dagli assessori di numerose città italiane da nord a sud (anche Cittadellarte – Fondazione Pistoletto vi ha aderito) e rivolto al Governo della Repubblica Italiana e ai Presidenti delle Regioni.
Vi proponiamo il documento:
Al Governo della Repubblica Italiana, ai Presidenti delle Regioni,
Arginare la diffusione di COVID-19 richiede sacrifici a tutti. E tutti dobbiamo rigorosamente seguire le regole e ridurre al minimo i contatti: SI, #iorestoacasa. La sospensione totale delle attività culturali è stata la prima delle misure di riduzione della socialità, prima nelle regioni settentrionali e poi in tutta Italia. Ora sono indispensabili e non rinviabili misure che ne assorbano gli impatti.
La produzione e i servizi legati allo spettacolo dal vivo, alle arti visive, al cinema, all’editoria, ai musei, alle biblioteche e agli archivi, all’offerta di esperienze culturali in generale, si reggono largamente su lavoratori con poche garanzie e che, in un momento come quello che stiamo vivendo, rischiano tutto. Sono donne e uomini che vivono spesso di un’economia fatta di passione ma con piccolissimi margini di sopravvivenza, di rischio costante. Artisti e operatori con contratti atipici, partite IVA, freelance, prestazione occasionale o a giornata, e così via.
Talvolta riuniti in associazioni, cooperative, piccole imprese, reti e anche naturalmente lavoratori dipendenti, spesso a termine.
L’intero mondo della cultura poggia anche sulle loro spalle e senza interventi rapidi di sostegno non sarà in grado di riprendersi dalla crisi, con conseguenze gravissime che ricadono sul paese intero. La vita culturale è un tratto distintivo dell’Italia e una risorsa fondamentale del Paese: è il nostro miglior biglietto da visita nel mondo, dà lavoro qualificato a milioni di persone, è un fattore determinante per il benessere e per la qualità della vita, per la democrazia e per la coesione sociale.
Chiediamo dunque nell’immediato di:
– dichiarare lo stato di crisi per l’intero settore culturale pubblico e privato
– estendere tutti gli strumenti disponibili di tutela dell’occupazione previsti nello stato di crisi a tutte le categorie di lavoratori, a prescindere dalle tipologie di contratto di lavoro
– estendere, anche temporaneamente per i prossimi mesi, l’accesso al reddito di cittadinanza ad operatori – con o senza partita IVA – del settore culturale
– introdurre strumenti di tutela nei confronti dei lavoratori di un settore dove il precariato è strutturale
– intervenire sul sistema bancario per la sospensione temporanea dei pagamenti del credito a breve e medio termine ed estensione dei termini di scadenza per una durata pari a quella della sospensione
– ampliare la platea di beneficiari del FUS e considerare il periodo di interruzione dell’attività dovuta alle disposizioni dello Stato con criteri che non generino una riduzione dei contributi assegnati, nonché destinare risorse straordinarie per compensare la caduta delle entrate proprie di enti, istituzioni e organizzazioni
– emanare norme specifiche per autorizzare gli enti locali ad operare in deroga a norme generali e specifiche concernenti l’erogazione di contributi alle attività culturali e la riscossione di oneri e imposte locali.
La cultura ha da sempre una grande capacità di generare fiducia, senso di comunità, speranza, di immaginare scenari inediti pur nella più difficile delle situazioni storiche. Sono già tante le iniziative prese da chi vi lavora per essere vicini ai nostri concittadini nelle loro case. E tante altre lo saranno. È urgente che la Repubblica Italiana faccia la sua parte per sostenere questo mondo.